Non è difficile fare una recensione, si legge l'opera, si racconta la trama, cercando di non rivelare il finale, si esprime un giudizio ed è fatta, magari non sarà un capolavoro di critica ma darà un'idea di quello che è il romanzo o il racconto.

Questa almeno dovrebbe essere la norma, ma poi ti capitano libri come Il grande tempo, e di colpo scrivere una recensione diventa terribilmente complicato.

Il romanzo di Fritz Leiber è davvero difficile da descrivere, innanzitutto è strutturato come una rappresentazione teatrale, tutta la storia si svolge in un unico ambiente, un palcoscenico molto particolare.

Sospeso in un suo universo dove tempo e spazio perdono significato, il Locale (o meglio la Stazione di Recupero e Intrattenimento) è una via di mezzo tra un night club e un ospedale psichiatrico, dove i soldati che combattono la Guerra del Cambio possono trovare rifugio tra una battaglia e l'altra.

I contendenti che si fronteggiano sono i Ragni (Spider) e i Serpenti (Snake), ma chi, o cosa, si nasconde dietro questi nomi, invero poco invitanti, non è dato a sapere, è certo tuttavia che entrambi reclutano soldati tra umani ed extraterrestri di tutte le epoche.

Le battaglie hanno lo scopo di cambiare il corso degli eventi, modificando la storia sino ad arrivare alla scomparsa degli avversari, l'intero cosmo è pervaso dal Vento del Cambio, che può raggiungere chiunque in qualunque momento, e cancellarlo dalla realtà.

In questo grandioso scenario il Locale non rappresenta che un frammento di un granello di sabbia, ma è qui che Leiber ha deciso di raccontare la sua storia.

I personaggi del dramma, come definiti all'inizio del romanzo, appartengono alla fazione dei Ragni, alcuni fanno parte del personale del Locale, come la voce narrante Greta Forzane, altri sono soldati provenienti dai campi di battaglia, ma tutti sono uomini e donne strappati dal loro tempo, disorientati e nevrotici.

Dimentichiamoci quindi battaglie,agguati e scontri mortali, l'azione sul campo non esiste, anche se viene evocata nei racconti dei personaggi. Tensione e momenti drammatici non mancano, ma restano confinati negli angusti confini del Locale, dove si trova un gruppo di persone ristretto ma decisamente interessante.

Inutile dire che il mondo che conosciamo non è quello del romanzo, anche se i cambiamenti operati dai contendenti potrebbero, prima o poi, ricrearlo, perché nulla è eterno quando soffiano i Venti del Cambio.

Difficile cercare di raccontare la trama senza banalizzarla, il finale non è, probabilmente, quello che il lettore si aspetta, e forse non è un vero e proprio finale, ma è perfettamente in linea con il resto del romanzo.

Il grande tempo ha vinto il Premio Hugo nel 1958, esattamente cinquanta anni orsono, leggerlo dopo mezzo secolo e trovarlo del tutto attuale fa capire come Leiber sia stato un grande scrittore, forse non valutato abbastanza.

Leiber ha dedicato alla Guerra del Cambio anche diversi racconti, che delineano vari aspetti dell'universo conteso tra Ragni e Serpenti, dalla difficoltà di violare la Legge di Conservazione della Realtà allo smarrimento degli inconsapevoli spettatori di questo scontro subdolo e terrificante, innocenti che percepiscono il Vento del Cambio senza comprenderne la natura.

Personalmente avrei preferito un'edizione che raccogliesse tutte queste opere, magari inserito nella collana Grandi saghe, per dare una visione completa dell'universo dominato dai Ragni e dai Serpenti, ma anche così Il grande tempo resta un'opera fondamentale della fantascienza, che riflette l'angoscia e lo smarrimento dell'uomo di fronte all'infinito, alle cose che non riesce a capire.

Certo, è un romanzo che potrebbe non piacere a tutti, ma se il Vento del Cambio vi afferrerà lo amerete alla follia.