Negli ultimi tempi molti autori solitamente estranei al variopinto mondo dei generi letterari hanno deciso di esplorare quello che ritenevano il più adatto alla storia ed alla morale che volevano raccontare al mondo. I nomi più noti sono Margaret Atwood, John Updike e Cormack Mccarthy, che sta vedere vedere il suo The Road, prendere la strada del cinema.

A loro si aggiunge ora Jeanette Winterson, autrice usualmente lontana dalla fantascienza e più spesso associata all’esplorazione dei rapporti umani in chiave metaforica e intimista.

Il suo ultimo romanzo The Stone Gods di fatto non si discosta dal suo mondo, ma lo allarga, in una rappresentazione dei paradossi umani.

La storia parte in un lontano futuro in cui siamo in grado di manipolare facilmente il dna, ma come è ovvio, non lo facciamo per cancellare le peggiori malattie ereditarie, ma solo per compiacere i nostri più edonistici bisogni. Così, dopo essere riusciti a fermare l’invecchiamento, il passo successivo è la manipolazione del viso e del corpo, con donne che vogliono riportare fisicamente sé stesse all’adolescenza per colpire le fantasie pedofile del marito o piazzare delle bocche sui seni.

In questo mondo del futuro, chiamato Orbus, siamo anche riusciti a esaurire le risorse del pianeta e a portarci sull’orlo di un conflitto globale, ma una parvenza di buona notizia sta facendo il giro del globo: è stato trovato un nuovo pianeta, chiamato Planet Blue, che è identico a come era il nostro milioni di anni fa, praticamente pronto a essere abitato.

Entra in scena il robot donna Spike, tornata di recente sulla terra dopo essere stata spedita a esplorare Planet Blue e destinata a essere smantellata dopo il download dei dati da lei ricavati sul posto.

Spike viene assegnata alla scienziata dal nome non casuale di Billie Crusoe, con un background infantile che l’ha condizionata molto e che di fatto è l’alter ego della scrittrice.

Billie si innamora della donna robot e decide di salvarla, scappando su una astronave in partenza proprio vero il neo scoperto pianeta.

Ma la nave spaziale, di proprietà di una sorta di pirata spaziale che si fa chiamare capitan Handsome (bravo ragazzo, più o meno), è in viaggio per un motivo non indifferente:

Spike ha rivelato che il pianeta è popolato da dinosauri, enormi e ovviamente non vegetariani. Motivo per cui il governo occidentale, che si fa chiamare Central Power, ha deciso di deviare un asteroide in modo che stermini completamente i rettiloni, consentendo la colonizzazione.

Questo è il momento delle rivelazioni. La storia si appresta a ripetersi.

È lo stesso Handsome a evidenziare la letale ripetitività di noi umani, facendo fare un salto indietro nel tempo fino al 1774 grazie al diario di un marinaio al servizio del capitano Cook.

Questo marinaio, che non ha caso si chiamava Billy, raccontò gli eventi di cui furono testimoni sull’isola di Pasqua. Gli abitanti avevano abbattuto tutti gli alberi esistenti ed esaurito le risorse naturali per fare spazio ai loro Dei di pietra, quelli che danno il titolo al romanzo stesso.

Sicuramente da un romanzo della Winterson non ci si può aspettare fantascienza pura, ma suona comunque un mondo interessante da scoprire. Prima di commettere di nuovi gli stessi errori.