La spaventosa carenza di idee del cinema di genere (horror in particolare) statunitense sta correndo su un doppio binario: da un lato il rifacimento a stelle e strisce di film esteri (in prevalenza asiatici) o dall’altro il rifacimento di vecchi titoli americani ad uso e consumo delle nuove generazioni. Di nuove idee e nuove storie in giro ce ne sono un numero davvero esiguo. Visto che nel 1979 il film di Stuart Rosenberg Amityville Horror ottenne un lusinghiero successo incassando ben 86 milioni di dollari, dando origine ad una serie di ben sei pellicole, gran parte delle quali mai uscite in sala ma destinate al mercato dell’home video, si è pensato bene di rifarlo. Alla regia praticamente un debuttante, Andrew Douglas, che ha alle sue spalle solo la regia di un documentario, e come protagonisti il canadese Ryan Reynolds (Blade: Trinity) nel ruolo che fu di James Brolin (Capricon One) e l’australiana Melissa George (Alias in TV) nella parte che fu di Margot Kidder (Superman). Purtroppo il riciclaggio pare funzionare. Nel suo primo weekend nelle sale d’oltreoceano il film ha incassato oltre 23 milioni di dollari, una cifra niente affatto disprezzabile visti anche i costi non altissimi di produzione della pellicola.

La campagna promozionale del film proclama che il tutto è basato su una storia vera ma George Lutz, colui che nell’estate del 1975 fu il vero abitante della casa degli orrori, ha rilasciato dichiarazioni assai poco benevole nei confronti di questa nuova produzione hollywoodiana. Lutz si trasferì in questa casa nello stato di New York nella quale erano stati commessi dei delitti e in seguito scrisse un best seller nel quale descrisse le cose strane e le strane presenze nelle quali con la famiglia si imbatté durante la sua permanenza nell’edificio. Dal romanzo di Jay Anson basato sulla sua storia fu tratto il primo film e dunque anche questo remake, ma Lutz si lamenta di essere stato totalmente escluso dalla realizzazione di questa nuova versione: “Qualcosa di profondamente sbagliato è stato fatto qui. I realizzatori del film hanno detto delle cose incredibilmente inaccurate durante le interviste promozionali e nelle note rilasciate alla stampa. Sono disgustato dalla mancanza di integrità personale pur di creare un caso a fini promozionali. Questo (film) dovrebbe essere sulla mia famiglia e sui 28 giorni che abbiamo passato in quella casa, invece è qualcosa che si è formato nella mente di altri, a cui non interessa altro se non il risultato al box office.” Il signor Lutz è anche assai poco contento del fatto che la versione cinematografica della sua persona tenta varie volte nel corso della pellicola di uccidere dei membri della sua stessa famiglia: “Il tentato omicidio è un’accusa estremamente seria da fare in un film basato sulle vicende di persone ancora in vita. (...) Questa è una specie di universo alternativo.” La moglie del signor Lutz, Kathy, è deceduta proprio durante la lavorazione di questo film per cui non ha potuto commentare.

Intanto le reazioni della critica al film tendono al negativo. L. Lumenick del New York Post nella sua recensione ha scritto che questa ultima distribuzione della Metro Goldwyn Mayer (appena comprata dalla Sony) “è realizzata senza cura, noiosa e, soprattutto, senza neanche uno spavento decente.” W. Morris del Boston Globe parla di “incompetente ripasso” del primo film, che già non lo aveva entusiasmato, e S. Daly del Washington Post denuncia il demenziale montaggio “stroboscopico in stile MTV” (la cosa non sorprende, dal momento che il produttore del film è il famigerato Michael Bad Boys/Armageddon Bay). J. Mathews sul New York Daily News si chiede: “Perché rifare un film dell’orrore se non lo puoi rifare più spaventoso?” Non mancano tuttavia, come sempre, voci fuori dal coro. Per K. Thomas del Los Angeles Time questo remake “è decisamente superiore all’originale” e per B. Westbrook dell’Houston Chronicle si tratta di uno “scioccante ed efficace thriller.” Il film dovrebbe uscite nelle nostre sale il 10 giugno prossimo.