Rinnovato interesse per lo spazio e per quello che contiene in questo periodo. Sarà che gli scenari sul pianeta Terra non sono propriamente esaltanti. Da James Cameron che appoggia il management di Google per finanziare la Planetary Resource, compagnia per sfruttare le ricchezze minerarie degli asteroidi, passando dalla Boeing che vuole usare i propri mezzi al posto degli Shuttle, e arrivando al capo della SpaceX, Elon Musk, che ha l'ambizione di portarci direttamente su Marte. Niente più Luna, si passa a Marte.

La Space Exploration Technologies Corporation, di cui Musk è direttore esecutivo e direttore tecnico, è una compagnia fondata nel 2002 che ha sede a Hawthorne, in California. L'ambizioso programma di Musk prevede di poter istituire voli commerciali diretti su Marte fra poco più di un decennio, dal momento che la Luna non ha più alcun interesse.

Sono certo affermazioni sensazionaliste, ma che servono anche a fare da sottofondo al fatto che la SpaceX lancerà il 30 aprile una capsula, prima di equipaggio, di tipo Dragon, che ha in programma di agganciarsi alla Stazione Spaziale Internazionale che orbita attorno al nostro pianeta a una altezza tra i 330 e i 410 km. Sarà il primo velivolo spaziale privato a farlo. Questo dopo che il Dragon è stato il primo velivolo commerciale privato a essere recuperato (intatto) dopo aver compiuto un volo orbitale.

Musk confida, ovviamente, che tutto vada alla perfezione e intanto parla dei possibili programmi futuri, come il volo direttamente su Marte. La missione (denonimata Red Dragon), per come è strutturata la tecnologia dei mezzi della SpaceX, prevederebbe molti componenti riutilizzabili in viaggi sucessivi, e quindi un costo totale ridotto rispetto ai progetti finora ipotizzati dalla NASA. A Musk non interessano eventuali missioni sulla Luna, dato che non ha senso semplicemente visitarla senza uno scopo specifico. Lo scopo di visitare Marte è ovviamente quello di cercare tracce biologiche di qualche tipo. La Luna potrebbe avere interesse se si installasse una base permanente, anche se sarebbe comunque più interessante una base sul pianeta rosso. E una base permanente significa astronauti. Una variante del Dragon, capace di ospitare astronauti, è già in fase di avanzata progettazione.

Se quindi il lancio del 30 aprile, e successivo aggancio, avranno fortuna, potrebbe aprirsi uno scenario del tutto nuovo per lo spazio. Non più  missioni legate alle nazioni, che hanno sempre difficoltà a giustificare le spese di pura ricerca, ma di industrie private che, seppure pagate con quegli stessi soldi, si preoccuperebbero di far fruttare gli investimenti.

Questa la possibile realtà, anticipata, una volta di più, dalla fantascienza degli scorsi anni o decenni: basti pensare ad esempio al ciclo di romanzi di Ben Bova (ovviamente inediti in Italia) che vedono l'umanità aprirsi la strada nel sistema solare a suon di tecnologia.