Ormai i libri sul riscaldamento globale sono innumerevoli, siano essi a favore o contro la teoria dell'effetto serra o si dividano sulle responsabilità si tratta quasi sempre di una serie di dati e ipotesi più o meno plausibili, catastrofiche o rassicuranti.

Riuscirà ad offrire qualcosa di diverso Calore!, scritto dall'ambientalista e attivista politico George Monbiot?

Devo dire di essere rimasto favorevolmente colpito da come l'opinionista inglese ha affrontato il problema nel suo saggio, Monbiot infatti non si limita a voler dimostrare che il riscaldamento globale, che ormai solo pochi si ostinano a negare, è causato dall'uomo, ma indica anche una serie di possibili soluzioni.

La prima parte del libro delinea in modo efficace il quadro della situazione attuale, utilizzando numerosi studi scientifici e facendo emergere in tutta la sua drammaticità il progredire del riscaldamento globale.

Nella seconda parte Monbiot delinea una strategia per arrestare il progressivo innalzamento della temperatura media del pianeta entro il 2030, il libro è un vero e proprio programma di cose da fare, e fare subito, per limitare le catastrofi che incombono sull'umanità.

Monbiot propone di suddividere la quantità massima di gas serra che è possibile immettere nell'atmosfera per il numero di abitanti della Terra, in modo da ottenere i chilogrammi di emissioni che ciascuno potrebbe causare.

Con un obiettivo di 2,7 miliardi di tonnellate il valore pro-capite diventerebbe 800 chilogrammi, mentre attualmente siamo attorno a una media di 1.150 chilogrammi a testa.

Circa il 60% di questo valore sarebbe inglobato nei servizi comuni, Monbiot propone di trasformare il restante 40% in una "moneta" chiamata "Calotta" (Icecap in inglese) che ciascuno potrebbe spendere ogni volta che consuma energia.

Questa specie di protocollo di Kyoto individuale spingerebbe la gente ad acquistare elettrodomestici a basso consumo, a installare pannelli solari e ridurre i consumi di riscaldamento e a scegliere i mezzi di trasporto più efficienti.

Monbiot elenca una serie di modifiche e innovazioni che partono dalla proibizione delle lampadine a incandescenza ma arrivano sino all'introduzione massiccia di nuove tecnologie e al ripensamente dell'intero sistema economico occidentale, in modo da ridurre del 90% le emissioni di gas serra dell'occidente entro il 2030 senza impedire alle economie emergenti di migliorare le condizioni di vita delle loro popolazioni.

Quello che mi ha impressionato in questo saggio è l'estremo realismo delle proposte dell'autore, che non favoleggia di (impossibili) ritorni alla vita agreste o di mirabolanti scoperte tecnologiche, le sue tesi sono ancorate alla realtà, e la tecnologia uno strumento da impiegare, non una bacchetta magica o un nemico da combattere.Non che le proposte dell'autore siano semplici, si tratta di cambiamenti a livello globale da effettuare in un lasso di tempo decisamente breve, guidati da una forte volontà politica e sostenuti dalla pubblica opinione, ma in un mondo dove i monsoni hanno provocato decine di milioni di sfollati e il sud dell'Europa vede la desertificazione come un rischio reale sta emergendo una terribile consapevolezza: noi siamo l'ultima generazione che può fare qualcosa.

«Se non dovessi raggiungere il mio scopo mi rimane un’ultima speranza: quella di far sentire le persone così depresse per lo stato del pianeta da rimanere a letto tutto il giorno, riducendo in tal modo il consumo dei combustibili fossili».

George Monbiot, nato in Inghilterra nel 1963, si è laureato in zoologia a Oxford, lavorando poi per la BBC come produttore di programmi di scienze naturali.

Per sette anni ha successivamente svolto l'attività di giornalista free-lance in diversi paesi, attività per la quale ha avuto diversi problemi, tra i quali una malaria cerebrale in Kenia e una condanna all'ergastolo, in contumacia, in Indonesia.

Per lungo tempo attivista ambientalista attualmente Monbiot scrive sul quotidiano The Guardian, dove ha una rubrica, e collabora con diverse università inglesi.

Il suo impegno ecologista non è mai venuto meno, nel 1995 ha ricevuto il premio "Global 500" delle Nazioni Unite, in riconoscimento della sua attività a favore dell'ambiente.

Ha pubblicato diversi saggi, tra cui L'era del consenso, pubblicato in Italia nel 2004.