Tratto dall'omonimo e celeberrimo romanzo di James Ellroy, Black Dahlia può essere considerato un omaggio sentito e meditato di Brian De Palma non solo al Noir, ma all'epoca in cui questo genere cinematografico è nato: gli anni Quaranta.

Donne fatali e poliziotti dal grilletto facile, pugili dall'istinto omicida e misteriosi sicari popolano l'immaginario del regista americano che distilla tutta la sua fascinazione e il suo amore per un modo di intendere il cinema in un film interessante e coinvolgente sebbene mai davvero travolgente o irresistibile.

Una versione 'meditata' del romanzo di Ellroy che parte da un fatto realmente accaduto, che sconvolse l'opinione pubblica americana all'indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale.

Interpretato da un cast composto da attori di talento (Scarlett Johansson, Aaron Eckhart, Hilary Swank e Josh Hartnett) Black Dahlia colpisce lo spettatore per la sua grande qualità visiva e per un paio di sequenze decisamente mozzafiato. Il problema è che De Palma porta la storia della ragazza uccisa e sfigurata in maniera orrenda in un contesto volutamente non realista e - soprattutto - mantenendo intatto l'approccio cinematografico dell'epoca. Il risultato è un impasto di suggestioni non particolarmente omogenee squarciato da momenti irresistibili grazie alla bellezza delle due protagoniste femminili Hilary Swank e Scarlett Johansson. Un 'puro' film di genere in cui si ritrova l'eco del romanzo liofilizzato in una narrazione che alterna le indagini sull'omicidio e il triangolo tra due poliziotti e una donna dal passato torbido.

Un film intrigante, ma non esaltante in cui l'entertaiment prende il sopravvento rispetto l'approccio autoriale del regista e all'eventuale esplorazione della realtà dell'epoca e che si concentra piuttosto sulla forza espressiva di una narrazione comunque godibile e divertente.

Una pellicola in cui De Palma sperimenta tecnica e stile alla ricerca di un contenuto - comunque - subordinato ad una narrazione di maniera e mai particolarmente brillante.