Nello stesso anno di prequels interessanti come Star Trek e Wolverine, arriva anche un seguito decisamente notevole.

Ma Terminator Salvation è, solo per certi versi, considerabile come un sequel. Da un certo punto di vista potrebbe essere definito come il vero prequel della saga creata un quarto di secolo fa da James Cameron con la 'complicità' dell'allora ancora non troppo noto Arnold Schwarzenegger.

Un 'paradosso' che deriva dalla stessa natura di questo quarto capitolo che, ambientato nel futuro, ci racconta qualcosa che in parte già conoscevamo e che questa volta vediamo concretizzarsi significativamente davanti ai nostri occhi.

Così come Star Trek e Wolverine, anche Terminator Salvation è un film soprattutto 'scritto'. Il regista McG si avvale di uno stuolo di sceneggiatori (tra i più noti Jonathan Nolan, fratello di Christopher e coautore di Batman e Memento, nonché Paul Haggis) per dare vita ad una storia estremamente intrigante che pur non disdegnando l'introduzione di nuovi personaggi, si concentra soprattutto su figure che conoscevamo come John Connor e suo padre, visto nel primo film.

Un gruppo di lavoro estremamente efficace quello degli sceneggiatori che insieme ad un nuovo cast, porta la saga di Terminator in quella zona di guerra di cui abbiamo visto veloci scorci nei tre film precedenti.

In questo senso 'Salvation' rappresenta, per molti versi, il capitolo più ambizioso della saga. Abbandonato il tono claustrofobico dei capitoli precedenti, McG porta lo spettatore nel bel mezzo del conflitto tra resistenza umana e macchine: un manipolo di esseri umani è guidato da quel John Connor che abbiamo conosciuto prima adolescente, poi, poco più che ventenne e che adesso, nel 2018, è diventato un uomo sofferente a causa del peso di una consapevolezza personale difficile da condividere. In questo senso Christian Bale è perfetto per portare sullo schermo un latro personaggio lacerato come Connor: un uomo che conosce, o almeno pensa di conoscere, il futuro così come gli è stato raccontato da sua madre.

Più vicino esteticamente a Mad Max e a Transformers che all'originale di James Cameron, Salvation ci porta nel cuore di San Francisco dove  Skynet assomiglia molto ad Auschwitz e gli esseri umani sono spezzati e distrutti da macchine sanguinarie.

Saggiamente, McG non replica i meccanismi dei film precedenti e nonostante un cameo importante e alcuni riferimenti al passato, guarda avanti dando vita ad una storia nuova in cui John Connor è protagonista quanto il Marcus Wright interpretato da Sam Worthington:  un condannato a morte nel nostro presente che ha donato il suo corpo alla scienza o meglio alla Cyberdine che un giorno diventerà il cuore pulsante di Skynet. Marcus si sveglia nella Los Angeles del futuro distrutta dall'incubo atomico e popolata dai Terminator. E' la sua determinazione ad impedire la propria distruzione e l'annichilamento di Kyle Reese (Anton Yelchin), l'uomo che Sarah Connor ha indicato a suo figlio come il padre che le ha salvato la vita. Lui è un nuovo personaggio chiave che sarà determinante nel confronto con John Connor e i suoi dubbi riguardo l'attacco definitivo alle macchine.

Molto di quello che vediamo è stato già raccontato. Ci troviamo, infatti, in un'epoca in cui il primo Terminator non è stato ancora mandato nel passato ad uccidere Sarah Connor. Le lacerazioni di John, per il momento, gli hanno impedito di diventare quello che tutti quanti, tranne lui, sanno potrà divenire.

Connor è pronto a combattere, ma, al tempo stesso, vuole salvare la razza umana dall'estinzione seguendo la propria storia personale e quello che qualcuno potrebbe chiamare 'fato' o 'destino'.

Terminator Salvation è un film spettacolare: apprezzabile di per sé ed estremamente godibile come sequel. Una pellicola soprattutto intelligente che fa tesoro della grande eredità degli ultimi venticinque anni, portando il medesimo tipo di narrazione in un territorio narrativo nuovo ed inesplorato, senza svilirlo o depauperarlo con la reiterazione degli stessi meccanismi già visti.

Prequel o sequel che sia, Salvation è un film estremamente interessante in cui il cinema di fantascienza trova una consacrazione importante in un perfetto equilibrio tra azione e psicologia dei personaggi, tra idee nuove e le medesime istanze dell'idea creata da Cameron.