Primo e, verosimilmente, anche 'ultimo' capitolo cinematografico della trilogia fantasy ispirata alla serie di romanzi di Philip Pullman intitolata Queste oscure materie iniziata nel 1995 con La bussola d'oro, seguito da La Lama Sottile nel 1997 e da Il Cannocchiale d'Ambra nel 2000, il film scritto e diretto da Chris Weitz è una produzione noiosa in cui il torpore è, talora, scosso da punte di irritazione, scatenate principalmente dall'intepretazione leziosa di Nicole Kidman e dall'errato miscasting della protagonista, l'inespressiva tredicenne Dakota Blue Richards.

Lontanissimi dalla Terra di Mezzo, da Hogwarts e da Narnia, il film che vorrebbe essere, giustamente, una celebrazione della ricerca scientifica e del Libero Arbitrio contro l'oscurantismo del Magisterium che ricorda molto la Chiesa Cattolica, è piuttosto un manifesto di come non fare il cinema fantasy anche se hai un sacco di soldi.

Nonostante l'ottima scenografia, i costumi, il cast e l'apparato produttivo di prim'ordine, La Bussola D'Oro, è un film sensibilmente 'sbagliato' dove l'azione non lineare e frammentaria è tutta incentrata su una protagonista che non riesce ad essere né accattivante, né, almeno, simpatica.

Un errore macroscopico e sorprendente che inficia tutta la pellicola, in quanto non si riesce mai a stare dietro a questa attrice bambina, senza esperienza e con ancora minore talento. Saccente e antipatica, la protagonista passa di scena in scena senza riuscire a comunicare una qualche emozione, portando questo film ad una dimensione epica talmente forzata da avvicinare questo gruppo di pseudo eroi più all'Armata Brancaleone (senza la simpatia e il carisma di Gassman & Co.) che all'irripetibile 'gruppo di fuoco' della Compagnia dell'Anello.

Una pellicola mediocre sotto molti punti di vista che, però, ha come principali responsabili il regista e sceneggiatore Chris Weitz che senza essere un autore come Peter Jackson, né un raffinato artigiano di grande talento come Chris Columbus per i primi due Harry Potter (senza parlare di Andrew Adamson passato da Shrek a Narnia) si è cimentato con una storia dalle grandi aspettative e potenzialità, senza essere capace di gestirla. In questo senso, soprattutto, va letta anche la pessima scelta di far terminare questo primo capitolo in maniera marcatamente 'aperta', come se fosse la fine di una prima puntata...

Una scelta disastrosa, anche perché dopo il fragile incasso americano è molto poco probabile, ipotizzare che non ci sia un seguito per questa produzione costosa che ci propina Nicole Kidman nell'ennesimo pessimo ruolo della sua carriera.

Ma, andiamo con ordine: la trama è incentrata su un Universo parallelo al nostro dove le streghe dominano i cieli del nord e gli orsi polari sono i guerrieri più coraggiosi, mentre ogni essere umano è collegato ad uno spirito animale (daimon, ovvero 'demone' nel senso socratico...) che è importante come il loro cuore. Questo mondo è dominato dal Magisterium, che cerca di controllare tutta l'umanità e che ora deve fronteggiare una minaccia molto pericolosa: l'ultima Bussola d'Oro esistente e la ragazzina che è destinata a possederla.

La dodicenne Lyra Belacqua (Dakota Blue Richards) conduce una vita straordinaria al rinomato Jordan College. Girando senza controllo nelle strade alla spensierata ricerca di avventure con il fedele amico Roger (Ben Walker), Lyra è sempre accompagnata dal suo daimon, Pantalaimon (che ha la voce, nella pellicola originale, di Freddie Highmore), un piccolo animale mutaforma che rappresenta una costante voce della ragione.

Ma il mondo di Lyra sta cambiando.

Suo zio, Lord Asriel (Daniel Craig), si sta imbarcando in un viaggio verso il Circolo Artico per indagare su un misterioso elemento, la 'Polvere', ma il Magisterium è disposto a tutto, compresa la possibilità di far chiudere il Jordan College, pur di fermarlo.

Allo stesso tempo, le voci di bambini che scompaiono misteriosamente e vengono portati a nord diventano purtroppo reali quando il suo miglior amico Roger risulta disperso. Lyra giura di andare fino in capo al mondo pur di salvarlo, e quando al college arriva Marisa Coulter (Nicole Kidman), un'affascinante scienziata ed esploratrice, lei ritiene che questa rappresenti un'ottima opportunità di partire.

Ma Lyra scopre rapidamente di essere stata attirata in una trappola per prenderle un oggetto che possiede e che il Magisterium cerca disperatamente: la Bussola d'Oro, un regalo del preside del Jordan College (Jack Shepherd). Si tratta di uno strumento mistico e potente che può indicare la verità, rivelare quello che gli altri desiderano nascondere e prevedere (o anche modificare) il futuro.

In quel momento, Lyra capisce che deve scappare dalla signora Coulter e imbarcarsi in un viaggio per salvare Roger e fermare il Magisterium. Il destino la fa imbattere in una tribù di marinai gyziani, condotti da John Faa (Jim Carter), Ma Costa (Clare Higgins) e Farder Coram (Tom Courtenay), che la pongono sotto la loro protezione.

Formando una particolare alleanza con i gyziani, la misteriosa strega Serafina Pekkala (Eva Green) e l'aviatore texano Lee Scoresby (Sam Elliott), Lyra si getta in un'avventura che la porterà ad attraversare il cielo e l'oceano, fino ad arrivare alla natura selvaggia del polo nord, dove troverà un potente alleato, l'enorme orso corazzato Iorek Byrnison (che ha la voce di Ian McKellen), che le promette di servirla nella sua missione fino a quando non avrà raggiunto il suo scopo.

Alle porte si profila una grande guerra che minaccia non solo il mondo di Lyra, ma anche tutti gli universi paralleli che si trovano oltre l'aurora boreale.

Una trama 'importante' per un film e una storia densi e carichi di brillanti potenzialità che, però, non trova mai il tono 'giusto' per essere raccontata in maniera coinvolgente e, soprattutto, emozionante.

Una situazione 'drammatica' se si pensa che il film è costato circa 180 milioni di dollari, dilapidati in grande parte in un utilizzo smodato della computer grafica, senza che gli attori e i temi del film trovassero il giusto spazio o perlomeno un amalgama equilibrata ed intelligente. Una cavalcata di un paio d'ore in un mondo non del tutto comprensibile dove le streghe convivono con una bassa tecnologia in grado di separare le anime, ma non di fare una telefonata o mandare un telegramma.

Un film 'sbagliato', ma soprattutto penosamente ridondante nel suo tentare di riecheggiare il grande cinema che abbiamo visto negli ultimi anni, senza averne né il piglio, né la forza con tanti grandi attori che non interagiscono mai tra loro e la cui interpretazione è spezzettata in una serie di scene magniloquenti e, il più delle volte, però, vuote.

Un vero peccato per una saga dalle grandi potenzialità che aveva bisogno di un autore o di un grande regista per essere raccontata con la cura e l'attenzione necessarie e irrinunciabili quando si affrontano grandi temi e storie importanti con l'ambizione di toccare l'immaginario collettivo.

Un film tronfio di ambizione, ricco di mezzi, povero di idee e deprivato di grandi trovate.