In questi ultimi anni, nel mondo della comunicazione e dei mass-media, c’è un concetto che si è conquistato un posto d’onore e che tiene banco nelle discussioni tra gli esperti. Il termine è Cross Media. Che cos’è? Cosa significa? Riprendo alcune definizioni fornite da Max Giovagnoli, autore di Fare Crossmedia (Dino Audino Editore, 2005) e Crossmedia. Le nuove narrazioni (Apogeo, 2009):

“Fare cross-media significa realizzare campagne di informazione, di promozione, di intrattenimento e di comunicazione in modo “integrato”, utilizzando cioè più media all’interno di grandi progetti editoriali. Dai format televisivi alla promozione cinematografica, dal giornalismo ai games, dalla brand communication alla fiction interattiva, dal marketing del racconto ai nuovi contents per cellulari e per la realtà aumentata.

[…]Più che un comportamento, è una strategia, una rivoluzione quotidiana e necessaria per i brand dell'intrattenimento e dell'informazione mondiale.

[…]Le nuove narrazioni sono dovunque. Passano da un mezzo di comunicazione all’altro e contaminano il cinema con i videogames, la pubblicità con il mobile, la letteratura con la televisione e i social network, il web e le performance spettacolari.

[…]La cross-medialità è l’opposto della convergenza. In questa, infatti, il contenuto è uno e i mezzi molti; al contrario nel cross-media ogni medium riceve, di un brand, la sua declinazione originale e irripetibile.”

Facciamo un esempio, parlando delle narrazioni crossmediali: esce nelle sale il film X di fantascienza, quasi contemporaneamente si realizza un fumetto che è un prequel del film, infine si realizza un sito web in cui sono presenti altri contenuti interattivi ispirati all’universo narrativo del film e del fumetto.

La fantascienza sembrerebbe essere un “contenuto” ideale per fare cross media e di fatto lo è. Ormai un film di successo o un game, per non parlare dei telefilm, utilizzano naturalmente la crossmedialità come strategia comunicativa.

Alla lunga la crossmedialià potrebbe essere un ottimo viatico per teletrasportare, verrebbe da dire, appassionati da un media all’altro. Prendiamo Battlestar Galattica: da telefilm cult, quindi da show per la televisione, è diventato anche una webseries, passando quindi da Internet, senza dimenticare che i lettori hanno potuto leggere storie parallele attraverso i romanzi oppure interpretare un personaggio nel gioco online. Il lettore-telespettatore-giocatore-internauta ha sperimentato lo stesso universo narrativo, brando lo chiamerebbero i pubblicitari o gli esperti di comunicazione, usufruendo però di mass-media diversi, in cui lo stesso contenuto non è semplicemente travasato, ma reinventato anche a seconda delle specifiche dettate dal media.

Potrà la fantascienza avere dei benefici da questo processo a metà strada tra il marketing e la creatività? Secondo noi sì, perché la crossmedialità potrebbe allargare il numero di appassionati in generale, poco importa se sono lettori, telespettatori o giocatori.