di Vittorio Catani

Il suo primo racconto apparve nel 1962 sull'edizione italiana di "Galaxy". Ha vinto la prima edizione del Premio Urania (1980). Ancora non sa cosa farà da grande, sa solo che per lui non ha piu' senso chiederselo.

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QUANDO LE RADICI

Parlare di Inìsero Cremaschi significa, oltre che occuparsi di letteratura tout court, attraversare un intenso ventennio di storia della fantascienza italiana, dai primi anni Sessanta fino a tutti i Settanta. Scoprii il nome di questo scrittore sul primo numero di Futuro (maggio-giugno 1963). Si trattava di una nuova rivista bimestrale, curata inizialmente da Lino Aldani, Massimo Lo Jacono e Giulio Raiola; l'intento dei fondatori era aprire uno spazio serio alla trascurata (o spesso sottovalutata) fantascienza degli autori nazionali. Provocatoriamente, Futuro voleva porsi soprattutto come evento "letterario", per cui sulle sue pagine si avvicendarono anche nomi estranei all'entourage fantascientifico, ma che avevano prodotto opere rientranti in qualche modo nel genere. Della storica rivista uscirono otto fascicoli, l'ultimo nel novembre 1964. (Nel dicembre 1988 Lino Aldani e Ugo Malaguti hanno ripreso la testata, modificandola in Futuro Europa: una rivista nuova e diversa, edita dalla Perseo Libri, che si presenta ora come "rassegna europea di science fiction").

Quel "n. 1" del 1963 si apriva proprio con un lungo racconto di Cremaschi, Il quinto punto cardinale, destinato a restare probabilmente l'opera fantascientifica più riuscita del Nostro; ed è questa storia che stavolta Delos ha recuperato e vi propone in lettura.

Ma Cremaschi non era certo l'ultimo arrivato, in letteratura. Nato a Fontanellato (Parma) nel 1928, a quell'epoca viveva a Milano (oggi abita a Palazzolo sull'Oglio, dove si è trasferito dopo la morte della moglie, la nota poetessa e scrittrice di fantascienza Gilda Musa: gli interessati troveranno un suo racconto in Quando le radici dell'aprile 1999). Nel 1963, Inìsero Cremaschi era redattore presso una grossa casa editrice e aveva pubblicato tre raccolte di versi, l'ultima delle quali aveva vinto nel 1959 il Premio Firenze. Nel 1962 era apparso il romanzo (non di fantascienza) che lo aveva rivelato ai lettori italiani, Pagato per tacere (Silva editore); con Gerola e Zagarrio, Cremaschi dirigeva inoltre il trimestrale di letteratura Quartiere.

Pochi mesi prima di apparire su Futuro, il racconto Il quinto punto cardinale era stato pubblicato su Tempo presente, rivista letteraria diretta da Ignazio Silone.

Cremaschi in una scena della miniserie A come Andromeda nella quale ebbe una piccola parte. Perché riproporre questo testo? Esso mi sembra un esempio significativo di una fantascienza italiana (dei primi tempi) scritta da un "letterato": pagine abbastanza frequenti in quel periodo, dovute alla penna di rari autori mainstream aperti alle novità, e nelle quali veniva tentata una sintesi tra forme e istanze narrative diverse, magari anche antitetiche, ma talora con risultati fecondi. Il mélange non tragga quindi in inganno: la prosa di Cremaschi risultava rapida, scattante, ironica, fantasiosa; e la situazione narrata aveva risvolti un po' "pruriginosi", almeno per l'epoca in cui venne scritta. Un'astronave privata, la Doppler, vola verso il pianeta Serapide, già colonizzato dai Terrestri; a bordo c'è una spedizione di Volontari della Morale, che intendono indagare su riprovevoli usanze instaurate dai coloni Serapidiani (corre voce che costoro pratichino costumi sessuali abominevoli, tra cui l'incesto). Senonché la Doppler fa naufragio su un pianetino desertico. Come riusciranno a sopravvivere i nostri eroi? Cremaschi presentava un ritratto non proprio edificante di questo campionario di umanità alla deriva; in esso - a dispetto delle nobili intenzioni di partenza - finivano col riproporsi noti schemi di avidità proto-capitalistica; fra l'altro assumevano funzione di "cartamoneta" alcune foto porno scampate al naufragio. Il tutto si complicava per la presenza esplosiva di Cassiopea, fascinosa e disinibita diciassettenne, figlia di uno dei più intransigenti censori della Spedizione Morale. Cassiopea inoltre, su istigazione di uno dei sopravvissuti, contribuiva attivamente a incrementare, con alcune sue artistiche pose osé, nuove emissioni di... cartamoneta. Infine gli eventi subivano una sterzata, riportando l'utopia (o meglia l'anti-utopia) su binari ancora più prosaici. Cremaschi tracciava così un godibile ma alquanto amaro ritratto di aspetti della natura umana, e di certe storture della nascente civiltà delle immagini.

Numerosissime le iniziative fantascientifiche nelle quali Cremaschi (con la inseparabile Gilda Musa) si coinvolse successivamente, curando collane specializzate e pubblicando antologie di autori vari. I labirinti del Terzo Pianeta (1964, Nuova Accademia) presentava racconti di Libero Bigiaretti, Lino Aldani, Franco Enna, Ferruccio Foelkel, Teodoro Giùttari, Massimo Lo Jacono, Giulio Raiola, Anna Rinonapoli, Sandro Sandrelli, Mario Soldati, Musa, Cremaschi; Zoo-fantascienza (1973, Dall'Oglio) era un'antologia tematica con autori prevalentemente anglosassoni; Universo e dintorni (1978, Garzanti) resta ancora oggi una delle più riuscite antologie italiane (racconti di: Lino Aldani, Minnie Alzona, Renato Besana e Dino Caroglio, Fabio Calabrese, Vittorio Catani, Adalberto Cersosimo, Vittorio Curtoni, Liana de Luca, Giorgio Ferrari, Fabio Fiorani, Gustavo Gasparini, Remo Guerrini, Riccardo Leveghi, Giuseppe Lippi, Virginio Marafante, Luigi Menghini, Gianni Montanari, Gilda Musa, Giancarlo Pandini, Massimo Pandolfi, Giuseppe Pederiali, Renato Pestriniero, Pierfrancesco Prosperi, Anna Rinonapoli, Sandro Sandrelli, Franco Tamagni, Sergio Turone, Roberto Vacca). "Futuro" (1978, Ed. Nord) fu invece una antologia celebrativa con storie apparse un quindicennio anni prima sull'omonima rivista.

Nel 1980 Cremaschi varò il periodico La Collina, coniando il termine "neofantastico" per il genere di fantascienza in essa pubblicata (nel primo numero figuravano, tra gli autori, Giacinto Spagnoletti, Giuliano Gramigna, Herbert W. Franke, Vladen Bachnov, Renée Reggiani): era ancora evidente il desiderio di fondere la narrativa fantascientifica "popolare" con forme "colte": tentativo decisamente non facile, e forse di ambigua valenza; l'esperimento ebbe peraltro breve vita.

Numerosissimi i suoi racconti, pubblicati su varie testate, anche non specializzate, e riuniti in cinque volumi. Con Gilda Musa, Cremaschi scrisse due romanzi (fra cui Dossier Extraterrestri, 1978). Per la televisione curò il programma Tuttolibri TV e alcune sceneggiature, tra le quali famosa la versione italiana di A come Andromeda (dal romanzo omonimo degli inglesi Fred Hoyle e John Elliot). Nel 1981 uscì il suo romanzo per ragazzi Prigionieri degli Otrix.

Quanto alla sua produzione mainstream, essa annovera otto romanzi: oltre al già menzionato Pagato per tacere, ricorderò A scopo di lucro (1965), Cuoio nero (1970), Le mangiatrici di ice cream (1973), Il mite ribelle (1984), Le rose assassine (1993). Cremaschi si è occupato di editoria, comunicazione, critica letteraria; ha avuto traduzioni in Germania, Argentina, ex Urss, Stati Uniti.

Da quanto detto finora, traspare la sua intensa, convinta attività promozionale (sempre unitamente alla Musa) nei confronti degli autori italiani di fantascienza, vecchi e nuovi: in questo settore Cremaschi collaborò a lungo con la Editrice Nord, e fu promotore di varie iniziative; fra l'altro, costituì a Milano una sorta di amabilissimo "cenacolo letterario" domestico, al quale ebbi occasione di partecipare una sera, durante una delle mie brevi permanenze milanesi per motivi di lavoro, alla fine degli anni Settanta. Ancora con la Musa, egli fece parte della giuria del Premio Robot per racconti italiani, promosso a partire dal 1976 dalla famosa rivista omonima, diretta da Vittorio Curtoni.


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