Sevagram è una parola con una storia molto particolare: nasce in un detto di Gandhi, “il villaggio è l'universo”, dove la parola per villaggio, in hindi, era appunto sevagram. Passa per Alfred E. van Vogt, che la usò in un suo romanzo, nella frase “questa è la specie che dominerà il sevagram”. E arriva a Riccardo Valla, che traducendo il libro di van Vogt trovò la parola, e non conoscendola chiese all'autore americano cosa significasse. La parola Sevragram diventò poi una sorta di marchio di fabbrica per Valla, che la usò come nome per la sua libreria e per la sua cada editrice.

Riccardo Valla è stato un grande curatore e un grande traduttore; un altro grande traduttore, scomparso di recente, G.L. Staffilano, ha collaborato con Diego Gabutti per raccogliere i contenuti per questo volume che mette insieme per la prima volta tutte le introduzioni ai volumi dell'Editrice Nord scritte da Valla nel corso degli anni della sua collaborazione con la casa editrice, oltre a diversi altri saggi usciti altrove. Si va dal 1967 al 1979.

Il libro

Riccardo Valla (1942-2013) è stato il principale studioso di letteratura fantastica e di fantascienza del Novecento italiano. Curatore di collane, saggista, autore di colti divertissement letterari, collaboratore di riviste e giornali, traduttore tra i più apprezzati, la sua lettura del fantastico era la stessa di Dada e dei surrealisti, dell’espressionismo tedesco e delle successive avanguardie pop. Viaggi nel tempo, scienziati pazzi, illustrazioni delle Mille e una notte, universi paralleli, guerre stellari, copertine di Amazing Stories e di Weird Tales, fantasmi e chimere, alieni, astronavi superluce, wormhole, mutanti e scenari postatomici non erano, ai suoi occhi, ingenui balocchi da nerd, come la kryptonite nei fumetti di Superman e la lotta di classe nei feuilleton marxisti. Erano invece altrettante password per accedere al cuore del sistema operativo della condizione umana nell’età della relatività einsteiniana, delle Demoiselles d’Avignon di Picasso, dei totalitarismi e del Gatto di Schrödinger, della Recherche proustiana e dell’Ulysses di Joyce. Non c’è che la fantascienza, del resto, per spiegare o almeno mettere a fuoco un mondo in cui Alan Turing, tra i massimi matematici e filosofi del XX secolo, padre dell’intelligenza artificiale, si suicida con una mela avvelenata, come Biancaneve nella fiaba illustrata da Walt Disney, perché braccato dai servizi segreti, come in un Segretissimo da quattro soldi. Di questa contaminazione tra cultura popolare, metafisica estrema, scienza avanzata e delirio sociale rendono conto, con penna brillante e vasta erudizione, le prefazioni ai titoli delle collane di fantasy, horror e fantascienza editi dalle Edizioni Nord negli anni settanta, quando a curarle era Riccardo Valla. Pubblicati insieme, uno dopo l’altro, questi saggi perdono il loro carattere occasionale per diventare una vera e propria storia della fantascienza.

I curatori

G.L. Staffilano e Diego Gabutti si occupano di fantascienza – il primo professionalmente, come traduttore, e il secondo per una vecchia consuetudine – fin dagli anni Sessanta, quando con Riccardo Valla e altri amici si vedevano regolarmente per un giro sotto i portici e quattro chiacchiere su Jack Vance, Sergio Leone, Jeff Hawke, i Beatles, Li’l Abner, Barbarella, Missione Alphaville, Jeff Hawke, Conan il Barbaro, Alfred Elton Van Vogt, Jim Ballard, Nova Express e Philip José Farmer. Si fumava parecchio e si prendevano molti caffè.

Riccardo Valla, Sevagram. Una storia della fantascienza a cura di G.L. Staffilano e Diego Gabutti, WriteUp, 388 pagine, 24 euro.