Manfred Macx è un broker memetico all’apice della carriera. La sua professione? Scovare idee stravaganti ma attuabili e cederle a persone che faranno fortuna con esse. È il migliore nel suo lavoro e, cosa ancora più singolare, lo fa gratis. La sua ricompensa è l’immunità virtuale dalla tirannia dei contanti: grazie alla fitta rete di amicizie allacciate per ragioni professionali, ovunque vada riesce a trovare qualche grande gruppo – preferibilmente di ampiezza multinazionale – per sponsorizzare le sue spese private. Ma questo lavoro comporta degli effetti collaterali: innanzitutto lo obbliga a sperimentare sulla propria pelle una bruciante sensazione di shock da futuro, quando ogni giorno si ritrova a scaricare più di un megabyte di testo e diversi giga di contenuto audiovisivo solo per tenersi aggiornato; ma ancora più rischiosi sono i contatti a cui lo espone questa attività: decisamente surreali, come quando una paranoica intelligenza artificiale di matrice comunista – un bot di spionaggio, residuato postbellico del Patto di Varsavia – lo contatta per trattare la propria defezione.

Dietro il KGB, la minacciosa sigla identificativa del committente, Manfred presto scopre nascondersi un più innocuo Gruppo utenti Windows NT di Mosca, il cui web server è stato hackerato da un allevamento di aragoste uploadate con motori lessicali e connesse al cyberspazio. E sono queste aragoste virtualizzate, spinte dal richiamo dell’oceano (un retaggio del loro pregresso evolutivo?), che adesso si rivolgono a Manfred per una via di fuga dal loro eremo elettronico, un’evasione senza precedenti che le porti lontano dagli umani.

Così, mentre si trova alle prese con un progetto di colonizzazione spaziale per convertire la massa inerte del sistema solare in computronium, rendendola in questo modo “pensante”, Manfred è costretto ad affrontare anche questo nuovo dilemma, che solleva delicati interrogativi morali nell’ordine dell’economia agalmica (l’opposto del nostro regime di scarsità e risorse esauribili) ai cui principi ha votato la propria attività.

Questo lo spunto da cui prende avvio Accelerando, lo straordinario romanzo che ha imposto Charles Stross all’attenzione internazionale degli appassionati di fantascienza e non solo. L’autore britannico è ormai ospite ambitissimo nelle convention di settore come pure in più autorevoli conferenze sulla nuova frontiera tecnologica, sul futuro dell’information technology e sulle prospettive postumane che potrebbero essere dischiuse alla civiltà dall’eventuale Singolarità Tecnologica.

Accelerando si presenta fin da subito portatore di una prospettiva nuova e arrembante. Come un freelance sulla notizia Charlie Stross si fionda sul suo compiersi, tallonando i movimenti dei protagonisti e lo svolgersi degli eventi fino al loro irreversibile effetto. Senza concedere tregua al lettore…

Così già nel secondo racconto (perché i capitoli sono tutti racconti in origine apparsi singolarmente sulle pagine della Asimov’s Science Fiction Magazine di Gardner Dozois) veniamo sbalzati cinque anni avanti nel futuro: Manfred Macx è stato lasciato dalla moglie, agente del fisco con un debole per il bondage, e deve vedersela con il problema di una figlia non nata, congelata sotto azoto liquido allo stadio di blastula di novantasei ore e non ancora impiantata. Le pratiche per il divorzio si complicano quando l’assistente legale di Pamela mette in piedi una strategia per paralizzare la griglia programmabile delle società facenti capo a Macx, un impero di sedicimila aziende senza dipendenti, ma fonte di un reddito tassabile che fa gola al governo di Washington DC.

Mentre la tormentata vita personale di Macx subisce sempre di più l’influenza di Annette, agente freelance della CIA e investitrice nel mercato delle nuove tecnologie aerospaziali, il mondo comincia ad accelerare verso la Singolarità grazie al sorpasso dei processori rispetto alle capacità di calcolo degli abitanti della Terra; il processo di colonizzazione nanotecnologica su scala planetaria è a una svolta; e comincia a dar prova della sua antica saggezza felina Aineko, il gatto domestico di Macx (il suffisso ai- del nome sta proprio per Intelligenza Artificiale, mentre neko in giapponese significa “gatto” ed è interessante notare come Maneki Neko fosse il titolo di un racconto di Bruce Sterling, modello dichiarato di Charles Stross). Se credete che tanto possa bastare, preparatevi a ricredervi: quando le insistenze di Pamela si faranno soffocanti, in soccorso di Macx arriverà infatti nientemeno che il Partito Comunista Italiano (sic!).

Il terzo capitolo conclude le avventure di Macx e la sezione di cui è protagonista: l’esplorazione spaziale sembra giunta ad un impasse, regredita al gioco di annunci clamorosi da rotocalco in cui sguazza oggi (solo che a rendersi protagonista nel romanzo non è Bush ma il governo della Malaysia, che promette di portare entro dieci anni un imam su Marte); dal loro nuovo mondo cablato nel minerale della cometa Khrunichev-7, le Aragoste inviano alla Terra la registrazione di un segnale apparentemente artificiale, che viene tenuto segreto dagli esperti. In visita a Edimburgo, Macx viene rapinato dei suoi occhiali e della sua memoria, il che lo condanna all’amnesia da shock e a uno sgradito confino nel mondo reale, lontano dai flussi di informazione della rete che hanno fatto la sua fortuna. Disarmato, Manfred cade nelle mani di un gruppo sovversivo facente capo in realtà al primo borganismo: una sua vecchia conoscenza.

Le avventure di Manfred Macx si concludono secondo il punto di vista della sua gatta, sempre più indipendente e smaliziata: mentre assiste con ribrezzo alle effusioni amorose del suo padrone e della sua agente, il felino dalla mente amplificata si introduce negli archivi privati dei suoi proprietari, sottrae una copia del prezioso file che racchiude i messaggi alieni intercettati da CETI (l’evoluzione del programma SETI@home, dedicata alle Comunicazioni con le Intelligenze Extraterrestri) e si approssima così a condizionare la futura evoluzione dei suoi (ormai ex-) padroni e dell’umanità nel suo complesso.