Questo terribile 2024 aggiunge una nuova gravissima perdita per il mondo della fantascienza. La scomparsa, a settantanove anni, di Vernor Vinge, autore di capolavori come Universo incostante e Quando la luce tornerà.

Nato nel Wisconsin, si è laureato in matematica in California dove diventerà professore lui stesso fino al ritiro nel 2000, e ha cominciato a pubblicare fantascienza a metà degli anni Sessanta.

Nel 1972 sposa Joan D. Vinge, anche lei grande autrice di fantascienza, da cui divorzia nel 1979.

Nel 1969 è uscito il suo primo romanzo, Il mondo di Grimm (in Italia uscito su Urania) e nel 1976 il secondo, Naufragio su Giri. Ma è solo nel 1981 che va sotto i riflettori col racconto True Names (Il vero nome, Nord) che anticipa il concetto di cyberspazio che avrebbe poi ispirato Neal Stephenson e William Gibson.

Ma sarebbe un errore pensare a Vinge come a un autore cyberpunk; i suoi scritti migliori sono in effetti ambientati nello spazio galattico, combinando ipotesi fisiche affascinanti e l'anticipazione del teme della singolarità tecnologica come in Universo incostante (A Fire Upon The Deep, 1991) e il suo prequel Quando la luce tornerà (A Deepness in the Sky, 1999), entrambi romanzi vincitori del Premio Hugo. 

Vinge vincerà ancora l'Hugo nel 2004 e 2005 con i romanzi brevi Tempi veloci a Fairmont High (Fast Times at Fairmont High, 2001) e I simulacri (The Cookie Monster, 2004), che sarà pubblicato in Italia da Delos Books come primo volume della collana Odissea.

Ancora un Hugo arriva nel 2007 col romanzo Alla fine dell'arcobaleno (Rainbows End). Il suo ultimo romanzo, The Children of the Sky (2011), seguito di Universo incostante, è ancora inedito in Italia.