C'è stato un tempo in cui Urania era considerata una collana che massacrava i testi che pubblicava. Era l'epoca di Fruttero e Lucentini, che non facevano mistero di considerare la gran parte dei romanzi di fantascienza poco più di semplice intrattenimento che poteva essere riadattato ai formati della collana da edicola senza eccessive remore. Questa politica paradossalmente fece la fortuna di una serie di editori che si fecero notare sul mercato proprio grazie a un approccio più serio e rispettoso. In quegli anni era frequente trovare sulle copertine un bollino con l'avviso "edizione integrale", termine che oggi siamo certamente più abituati a trovare riferito alle fette biscottate che ai libri.

Con il passaggio della collana nelle mani di Montanari prima e di Giuseppe Lippi poi la qualità della cura è enormemente aumentata, e anche la considerazione degli appassionati. Ottime scelte, traduzioni di qualità e rispetto per i testi; il tutto a prezzi molto bassi, che uniti alla scarsità di altre proposte editoriali hanno riportato Urania al centro del mondo degli appassionati di fantascienza.

È particolarmente dolorosa quindi la polemica nata nelle ultime settimane intorno alla pubblicazione di Alla fine dell'arcobaleno, romanzo di Vernor Vinge vincitore del premio Hugo, il cui testo è stato, per usare un termine tecnico, "asciugato" per rientrare nei limiti massimi di lunghezza di Urania.

Il dibattito si è sviluppato con toni anche accesi sul blog di Urania, ma si è esteso anche sul nostro forum e ovviamente su siti amatoriali dedicati alla rivista mondadoriana. Alcuni lettori hanno postato il testo della prima pagina originale e della versione italiana, che appariva semplificata col taglio di alcune frasi. La stessa lunghezza del libro sembra suggerire un certo lavoro di asciugatura, se l'edizione USA è di 400 pagine e quella italiana di 350 (e di solito l'italiano è un 15/20% più lungo).

Mondadori da parte sua non nega i tagli. Come spiega il curatore, Giuseppe Lippi, quando un libro è troppo lungo per Urania le scelte sono solo due: spezzarlo in due o accorciarlo. In questo caso la prima opzione non era praticabile (i due volumi risultanti sarebbero stati troppo corti), quindi è stata scelta la seconda. I tagli, comunque, su questo Lippi insiste, sono stati fatti ragion veduta, lavorando solo su frammenti di testo non strutturali. Aggettivi, frasi ridondanti, spiegazioni inutili ai fini della storia. Un tipo di tagli, aggiungeremmo, che nella fantascienza moderna non è difficile fare vista la verbosità e la tendenza ad allungare il brodo di molti autori, anche se forse Vinge non è tra questi.

L'ultimo punto del dibattito riguarda la trasparenza dell'operazione. Alcuni lettori vorrebbero che sul libro tagliato comparisse un analogo del tagliandino di cui parlavamo sopra, qualcosa tipo "edizione non integrale", poco plausibile dal punto di vista commerciale. Più delicato invece il dubbio sulla posizione dell'autore: Urania garantisce che i tagli di questo tipo sono previsti e autorizzati dal contratto, mentre Vernor Vinge, contattato via mail da un lettore, afferma di non saperne nulla e di esserne seccato. È plausibile comunque che Urania abbia ragione su questo punto e che Vinge non abbia notato il punto sul contratto o abbia delegato al sua agente questo tipo di decisioni.

Dopo aver riportato i fatti, che obiettivamente sarebbe stato un "buco" ingiustificabile non riportare vista la dimensione ormai raggiunta da questo dibattito, la nostra opinione personale. In un mondo ideale preferiremmo che i libri venissero pubblicati nel miglior modo possibile e con il massimo rispetto possibile per il testo, e su questo sappiamo essere d'accordo, oltre alla maggior parte dei lettori, anche i curatori di Urania.

Fermo restando ovviamente le traduzioni possono variare per stile, impostazione, fedeltà, a seconda dell'epoca, del traduttore e della considerazione dell'autore.

Tuttavia va anche detto che, se qualcuno non l'avesse notato, questo non è affatto un mondo ideale. C'è tutta una categoria di libri di fantascienza che se non vengono pubblicati su Urania in Italia, molto semplicemente, non arrivano. Non siamo negli anni settanta, quando un libro che sfuggiva a Urania poteva uscire su Galassia o essere pubblicato dalla Nord o da Fanucci. Oggi le possibilità alternative per molti libri tendono a zero.

Piacerebbe che Urania prevedesse la possibilità di uscire un po' di più dai suoi limiti, magari aumentando per l'occasione il prezzo di copertina. Ma Urania è un periodico da edicola che vende molte copie su abbonamento, e questo è un fatto non compatibile con variazioni di forma e di prezzo, soprattutto per libri che costano così poco come gli Urania. E se libri di particolare interesse dovessero uscire in numeri speciali fuori abbonamento invece di essere un po' lavorati, gli abbonati che dovrebbero rinunciarvi sarebbero contenti lo stesso?

Con questo non vogliamo dire che sia giusto o che sia meglio "turarsi il naso", per usare una metafora molto usata in politica (dove peraltro gli "odori" da cui difendersi sono di ben altra nocività rispetto a questi), e pensiamo che comunque protestare se non si è d'accordo sia sempre comunque giusto, finché si resta nell'ambito della civiltà e dell'educazione.

Ma ci chiediamo anche se oggi come oggi ci sia un'alternativa che non comporti una diminuzione dei titoli di fantascienza che vengono tradotti, che già sono una minima percentuale rispetto ai titoli che lo meriterebbero.