PERSONAGGI

Il giudice

Pubblico ministero (Attore)

Avvocato della difesa (Convenuto)

Primo giurato

Accusato: Manisse Wall

Giurati

Pubblico

ARGOMENTO

«Quando le genti perdono di vista il giusto modo di vivere compaiono i codici d’onore e d’onestà.»

Lao Tzi

PROLOGO

Nel Regio Tribunale del Palazzo di Giustizia Galattico, situato sul pianeta Gasbrammarajahdell, sta per iniziare un’inchiesta per fatti avvenuti in un pianetino del lontano sistema di Osavasciami.

L’accusa è nei confronti dell’ambasciata di sorveglianza preposta a Osavasciami.

ATTO PRIMO E UNICO

SCENA PRIMA

 

(Il giudice entra nel tribunale, i giurati si alzano, gli avvocati attendono.

Un mormorio sommesso corre tra il raro pubblico presente.)

GIUDICE: Buongiorno. Apro la sessione giornaliera con il caso sollevato dai commissari interni a proposito del pianeta Ashygeol. Abbiamo un paio d’ore per capire cosa è successo.

(Rivolge lo sguardo ai giurati.)

Si tratta di stabilire se l’ambasciata di sorveglianza istituita per quel pianeta si sia resa colpevole di omissioni. Da quanto ho letto negli atti processuali la popolazione di Ashygeol sta collassando: la maggior parte dei soggetti è costantemente ammalata oppure muore, oltre ad avere contratto malformazioni che si discostano dal carattere genetico originario. La percentuale dei soggetti sani è in costante diminuzione. Il problema ha avuto un’evoluzione costante nell’arco di alcuni secoli, ma al momento il declino biologico sembra essere vicino a un punto di non ritorno.

Poiché nel tempo le morti hanno raggiunto un numero ormai incalcolabile la valutazione dei giurati si adeguerà al codice di procedura penale.

(Prepara un blocco di carta bianca e una penna davanti a sé, poi si rivolge all’avvocato difensore e al pubblico ministero.)

Cominciamo.

PUBBLICO MINISTERO, da adesso in poi ATTORE: Ho poco da aggiungere alle parole di Vostro onore. Le indagini preliminari sono raccolte nel primo capitolo del faldone. I giurati hanno già avuto modo di visionare l’intero testo.

GIUDICE: Benissimo.

(Invita con lo sguardo l’avvocato difensore a pronunciarsi.)

AVVOCATO DIFENSORE, da adesso in poi CONVENUTO: Vostro onore, anche la nostra parte ha provveduto a far avere ai giurati le ragioni del cliente che rappresento.

GIUDICE: Benissimo. Il vostro cliente è presente?

CONVENUTO: Sì, Vostro onore.

GIUDICE: Quale è il suo nome?

CONVENUTO: È il signor Manisse Wall. Rappresenta l’intero gruppo dell’ambasciata.

GIUDICE: Benissimo. I giurati hanno capito i termini dell’inchiesta?

PRIMO GIURATO: Sì, Vostro onore.

GIUDICE: Vuole ripeterli qui in aula?

(Il primo giurato si alza, prende un foglio e legge.)

PRIMO GIURATO: Secondo il Codice di procedura galattica per gli affari esterni, i giurati dovranno esprimere un verdetto di colpevolezza oppure innocenza nei confronti dell’accusato, che sarà vincolante. Ma questa inchiesta ha in realtà un valore formale, perché è la condizione senza la quale i commissari interni non possono procedere a decidere quali soluzioni adottare per il pianeta Ashygeol.

(Il giudice si rivolge a Manisse Wall.)

GIUDICE: Benissimo. Dunque continuiamo. Signor Wall, vuole venire al banco e dirci con le sue parole che cosa è esattamente successo?

MANISSE WALL: Sì, Vostro onore.

(Il signor Wall lascia il suo posto in aula e si dirige verso la cattedra sedendosi al banco degli imputati.)

GIUDICE: Prego, cominci pure.

MANISSE WALL: Al nostro arrivo la popolazione del pianeta Ashygeol si trovava a uno stadio di preindustrializzazione.

ATTORE: Avete osservato le procedure di non interferenza?

MANISSE WALL: Sì, signore. In base alla legge dell’osservatore e dell’osservato, sapendo benissimo che la nostra sola presenza avrebbe potuto modificare lo sviluppo della popolazione, ci siamo mescolati adeguandoci ai costumi locali e vivendo secondo i loro standard. Solo a ogni giro di rivoluzione del pianeta i componenti dell’ambasciata si ritrovavano per fare il punto della situazione.

CONVENUTO: In caso di emergenza come comunicavate?

MANISSE WALL: Tutti eravamo muniti di un telelocalizzatore inserito in un oggetto di uso quotidiano che tenevamo addosso; per alcuni era un anello, per altri un ciondolo al collo. Nessun autoctono avrebbe potuto individuarlo. Inoltre, per ulteriore misura di sicurezza, il congegno si sarebbe dissolto qualora fosse entrato in mani estranee.

ATTORE: È mai successo che un telelocalizzatore sia stato scoperto da un autoctono?

MANISSE WALL: No, signore.

ATTORE: Grazie. Prego, continui.

MANISSE WALL: Allo stadio di preindustrializzazione in cui si trovavano non sussisteva quasi problema. La sostanza era estratta da alcune particolari piante con metodologie arcaiche, ma non era di diffuso consumo, perlomeno all’inizio. In alcuni casi veniva utilizzata in farmacopea. Poco dopo cominciò a essere data in dotazione ad alcuni eserciti in battaglia. Alcuni studiosi intuirono che la perdita di combattività di popolazioni bellicose era dovuta all’uso di questa sostanza. Un botanico delle terre del Nord osservò che questa sostanza dava dipendenza.

ATTORE: Gli deste voi l’imbeccata?

MANISSE WALL: Sì, signore. Un membro del nostro gruppo fece in modo che arrivasse a questa scoperta, ma all’epoca non esisteva ancora una scienza organizzata, quindi la rivelazione restò ai margini della conoscenza pubblica.

(L’Attore replica con un cenno di assenso della testa.)

MANISSE WALL: A dare il via a un uso di più largo consumo furono le guerre: il contatto con chi ne faceva uso dilagò anche tra popolazioni che non ne conoscevano l’esistenza. Si sviluppò una corsa all’enorme profitto economico derivante dalla sua produzione. Ci furono popolazioni che imbastirono un traffico di schiavi perché la producessero, e questo andò avanti per parecchio tempo. 

CONVENUTO: Voi come interveniste?

MANISSE WALL: Cercammo di creare una coscienza invitando al boicottaggio della sostanza, attraverso la formazione di associazioni, presso le popolazioni da cui provenivano gli schiavisti. Del resto, a quel tempo rimaneva ancora un prodotto di relativo poco consumo perché molto costoso.

ATTORE: Che cosa fece precipitare le cose?

MANISSE WALL: L’industrializzazione. La sostanza, che non abbiamo esitato a definire droga nelle nostre relazioni (del resto sul pianeta Ashygeol esistono altre droghe, che però sono riconosciute come droghe al contrario della sostanza da noi incriminata) cominciò a essere prodotta in dosi massicce e a divenire di largo consumo. Cominciarono a svilupparsi malattie croniche sulle cui cause i medici creavano le teorie più assurde.

(L’Attore e il Convenuto si guardano. Il Convenuto fa un cenno con la mano lasciando la parola all’altro.)

ATTORE: A questo punto come cercaste di tamponare?

MANISSE WALL: Sensibilizzammo alcuni medici. Uno dei medici stessi era afflitto da disturbi provenienti dall’assunzione della droga e nessuno era in grado di curarlo…

(Il Convenuto interrompe il signor Wall.)

CONVENUTO: … ma visto che oggi siamo qui a parlarne è ovvio che non funzionò.

MANISSE WALL: No, non funzionò perché l’associazione ufficiale dei medici non diede alcun risalto agli studi che mostravano la correlazione tra l’uso della droga e le malattie sviluppate. Ma, più importante di tutto, i profitti economici provenienti dalla vendita della droga creavano un introito ai governi e qualsiasi studio volto a dimostrarne la letalità si perdeva nel nulla. Oggi, di alcune malattie sviluppate dall’uso della droga, sono afflitti perfino i bambini: un fatto mai riscontrato prima nella storia del pianeta. D’altronde, la cura sarebbe a basso costo: eliminare la droga. Preferiscono raccogliere fondi nazionali per la ricerca di costose panacee. Vorrei anche aggiungere che la loro medicina odierna combatte una delle principali malattie croniche provocate dall’ingestione di droga con palliativi che a loro volta danno assuefazione, e che però generano enormi profitti perché ormai il disturbo è diventato endemico in certe fasce di popolazione.

(L’Attore e il Convenuto alzano la mano nello stesso istante per fare una domanda. Si guardano. Il Convenuto cede la parola all’altro con un gesto. L’Attore ringrazia con un cenno della testa.)

ATTORE: Bambini?! E come fanno i bambini a consumare la droga?

MANISSE WALL: Come avevo accennato, l’estrazione chimica industriale ha permesso la creazione di enormi quantitativi di droga a basso costo. Inseriscono la droga in quasi tutti gli alimenti, anche dove non è necessario, ammesso esista un caso dove lo sia. Perciò anche negli alimenti degli infanti. Inseriscono forti quantitativi di droga perfino nel cibo adibito agli animali domestici, i quali, una volta assuefatti, si rifiutano di mangiare qualsiasi altro alimento che non sia addizionato con droga.

(L’Attore guarda il Convenuto per cedergli la parola.)

CONVENUTO: Quali sono queste malattie?

MANISSE WALL: Quasi tutte sono intraducibili nella nostra lingua per il semplice fatto che non ne siamo mai stati afflitti. Sono malattie che colpiscono sia la sfera fisica che quella psichica. Nella relazione che abbiamo spedito c’è l’elenco da pagina 289: sono oltre 70 deficienze fisiche, la maggior parte delle quali croniche. Possono persino sviluppare morte in giovane età oppure deformazioni fisiche debilitanti che rendono impossibile vivere una vita normale.

(Il Giudice si riscuote e suona un campanello.)

GIUDICE: Bene, signori. Se avete altre domande procedete, diversamente lascerei la parola ai giurati.

ATTORE: Non ho altre domande, Vostro onore.

CONVENUTO: Anch’io non ho altre domande, Vostro onore.

GIUDICE: Ringrazio il signor Wall e l’intera ambasciata per l’aiuto.

(Si rivolge ai giurati.)

GIUDICE: Signori, avete letto l’intero plico di dati raccolti nei giorni scorsi, oggi avete sentito la testimonianza del signor Wall quale rappresentante dell’ambasciata. Direi che potreste procedere a esprimere un verdetto. Quanto tempo pensate di aver bisogno per deliberare?

PRIMO GIURATO: Siamo già pronti, Vostro onore. Ci bastano pochi minuti per scrivere la delibera.

GIUDICE: Perfetto. Allora aspetteremo in aula. Voi potete uscire.

(I giurati si alzano ed escono dall’aula. Il Giudice legge. Gli avvocati si siedono in attesa. Il pubblico resta in silenzio. Nel silenzio generale affiorano i rumori del traffico cittadino. Un aerogibile si staglia veloce a una finestra e il sibilo dei motori attira alcuni sguardi. Rientrano i giurati, riprendono posto, il primo giurato resta in piedi.)

GIUDICE: Qual è il risultato della delibera, Primo giurato?

PRIMO GIURATO: L’accusato è innocente, Vostro onore. L’ambasciata di sorveglianza ha assolto ogni suo compito nel pieno rispetto di non interferenza.

(Il pubblico applaude e si alza.)

GIUDICE: Benissimo, signori. La seduta è tolta.

(Si rivolge a Manisse Wall. Tutti si bloccano per ascoltare.)

GIUDICE: Signor Wall, ora che la formalità dell’inchiesta è terminata permetta una domanda. Mi resta una curiosità che non ho potuto soddisfare dalla lettura degli atti. Nella vostra relazione parlate di sostanza, oppure di droga, ma non riferite mai il nome con cui viene chiamata dagli autoctoni. So che può sembrare una curiosità infantile, ma come si chiama questa droga nella loro lingua?

MANISSE WALL: Sarò felice di comunicarglielo, Vostro onore, ma temo che non le dirà niente perché non esiste un equivalente presso il nostro sistema. Dagli autoctoni questa droga viene chiamata in generale zucchero, più precisamente noi ci siamo riferiti al saccarosio, chiamato anche disaccaride. Nella loro chimica viene formulato come C12H22O11.

GIUDICE: No, signor Wall, ha ragione. Non mi dice niente. Grazie.

(Il Giudice si alza e ridacchia tra sé e sé. Scende dai gradini della cattedra. Esce.)