Pierfrancesco Prosperi
Pierfrancesco Prosperi

È possibile che la scomparsa di Ettore Majorana, il mistero di Tunguska, l’avvento del Nazismo e il suo successivo crollo siano connessi? La risposta prova a darcela in forma di thriller fantascientifico uno dei più prolifici e colti autori Italiani. Stiamo parlando di Piefrancesco Prosperi e del suo nuovo romanzo dal titolo Annihilation, pubblicato da Edizioni Helicon.

Il protagonista è un giornalista della redazione dell’Ora, il quotidiano di Palermo, fondato dalla famiglia Florio all’inizio del Novecento. Il giornale è noto per le sue inchieste scomode che ha portato avanti dal dopoguerra in poi, tanto che, nel 1970, qualche anno prima rispetto a quando si svolge il romanzo, aveva visto la scomparsa del caporedattore Mauro de Mauro, rapito da Cosa Nostra e mai più ritrovato. Sul movente della sua morte varie ipotesi furono fatte: probabilmente le sue ricerche sulla scomparsa (un incedente in odore di sabotaggio) di Enrico Mattei, il presidente dell’Eni o su questioni relative al Golpe Borghese. De Mauro già nel 1965 aveva dedicato un inchiesta di tre puntate al fisico catanese.

In questo scenario si muove il giornalista Giulio Balsamo. L’anno prima Leonardo Sciascia aveva raccolto in volume “La scomparsa di Majorana”, una serie di notizie, scritti e dichiarazioni pubblicate a puntate sul quotidiano La Stampa. Giulio Balsamo è appassionato alla vicenda, tanto a volte da immedesimarsi nello scienziato ripetendo spesso la frase “Majorana sono io” e non riesce a capire, come a 40 anni dai fatti, il mistero non sia stato risolto. Sulla sciadi Sciascia, decide di riprendere la vicenda con escamotage curioso. Lancia una nuova rubrica sul giornale chiamandola “Lettere da Altrove”, dove si propone di intervistare personaggi scomparsi. Il primo è proprio Ettore Majorana. La reazione del pubblico è forte anche per l’approccio dirompente e questo gli provoca attenzioni anche da fronti inaspettati. Riceverà di lì a poco un misterioso plico contenente documenti inediti che spingeranno il giornalista ad intraprendere delle sue indagini. Sulle tracce di Majorana, Giulio vola a Lipsia, nella allora Germania dell’Est e di lì poi a Roma, Napoli e fino in Crimea e Turchia. Man mano che il velo di mistero si andrà dissipando, Giulio rischierà la propria vita e i colpi di scena si susseguiranno in un vortice dove nulla sarà quel che sembra.

La struttura del libro alterna, in una sorta di docu-drama, testimonianze e interviste storiche con altre costruite ad hoc all’interno dell’incalzante vicenda.

Il romanzo è ambientato nel 1976 a poco meno di 40 anni dalla scomparsa del fisico quando ancora parecchi testimoni della vicenda erano in vita.

Ettore Majorana nacque a Catania il 5 agosto 1906 da una famiglia colta e benestante. Compì studi classici dopo i quali si iscrisse alla facoltà di Ingegneria prima, in seguito al corso di laurea in Fisica. Questa scelta avvenne dopo un colloquio con Fermi. In realtà stava seguendo la sua passione per la scienza pura. Era il tempo dei ragazzi di via Panisperna, il gruppo di scienziati cresciuto intorno a Fermi.

Dopo aver rifiutato incarichi a Yale, Cambridge, e alla Carnegie Foundation nel 1937 fu nominato per chiara fama ordinario di Fisica teorica presso l'Università di Napoli, stringendo una forte amicizia con il Professor Carelli, docente di fisica sperimentale.

Anche per lenire gli effetti di un esaurimento nervoso che era già in corso da vari anni decide di accettare il consiglio dei suoi amici più cari e andare riposarsi qualche giorno a Palermo. Si imbarca da Napoli la sera del 25 marzo. Lascia in albergo a Napoli una missiva diretta all’amico Carelli, dove affettuosamente si scusava per i problemi che poteva causare la sua scomparsa agli studenti e ai colleghi, mentre ai familiari chiedeva di non portare il lutto per non più di tre giorni. Un telegramma e una successiva lettera smentiranno i propositi della prima. Nel messaggio si scusa di nuovo e chiede di non essere preso per “una ragazza Ibseniana”. Le sue comunicazioni erano a dir poco ecclettiche. Ripartì da Palermo la sera del 26 e da allora non se ne seppe più niente.

Le ricerche, sollecitate dalla famiglia e da Fermi personalmente a Mussolini, non approdarono a nulla. Sono state fatte e vagliate tutte le possibili ipotesi, anche le più fantasiose. Si è lanciato in mare tra Palermo e Napoli. Si è rifugiato in un convento (tesi sostenuta da Sciascia nel suo libro): Serra San Bruno in Calabria o San Gregorio Armeno nel centro di Napoli. È andato in Germania perché simpatizzante del nazismo (tesi estrapolata da alcune lettere alla madre) ed è scappato poi in Argentina, seguendo altri reduci del nazismo.

Paolo Borsellino ricevette, quando era procuratore generale della Repubblica di Marsala nel 1986, un memoriale da Edoardo Romeo un consigliere comunale di Mazara del Vallo. Romeo aveva passato la sua vita nel volere dimostrare che Tommaso Lipari (detto l’uomo cane), un clochard taciturno che era arrivato in paese nel 1940 (e dove sarebbe morto nel 1973) era Ettore Majorana. Tali convinzioni erano sostenute dalle conoscenze non scontate che l’uomo aveva di Filosofia, Fisica e Matematica, venute fuori in pochissime occasioni (chiacchierate distratte, un delirio febbricitante in ospedale) e da alcuni tratti fisici (tra cui una cicatrice alla mano presente nella nota diramata alle Questure nel 1938), nonché una perizia calligrafica ottenuta confrontando gli scritti del fisico e una firma rilasciata dal senzatetto durante un suo fermo giudiziario alla fine degli anni 50.

Vi era una somiglianza fisica e inoltre anche l’”omu cani” scarabocchiava appunti misteriosi su foglietti che poi venivano prontamente distrutti se qualcuno vi si interessava. Fu aperta un’inchiesta, e le indagini furono affidate ai Carabinieri del Maresciallo Canale, allora tra i più stretti e fidati collaboratori di Borsellino. Ma l’inchiesta, cosi come anche un confronto tra il Dna di Lipari e parenti di Majorana ancora in vita, finì nel nulla.

Ancora nel 1993, un pastore novantenne giura che Majorana nel 1938 si sarebbe rifugiato sulle montagne del Cilento, zona conosciuta dalla famiglia che li andava in villeggiatura.

In realtà ad oggi non si può concludere se non citando ancora Fermi: "Majorana, con la sua intelligenza, se avesse deciso di scomparire e di far scomparire il suo cadavere, ci sarebbe riuscito".

La Germania come già visto è ricorrente in parecchie ipotesi, e anche nel nostro romanzo sarà uno scenario importante.

Majorana nel gennaio 1933 trascorrerà, grazie a una borsa di studio a Lipsia, presso l’istituto dove era presente Werner Heisenberg con cui avrà un rapporto di collaborazione e stima. Nel mese di marzo fa pure una visita a Copenaghen, da Niels Bohr. Da Lipsia, il 22 maggio del 1933, spedisce una lettera ad Emilio Segrè, dalla quale si deducono importanti divergenze ideologico-politiche prima che scientifiche. Qualcuno traccia in questa missiva l’inizio della separazione dal gruppo di Via Panisperna, che di lì a pochi si disgregherà.

Per qualcuno la sua figura potrebbe coincidere con il fantomatico Klingsor o Ingegner K., un genio senza pari che stava per dare l’arma atomica (o se non una ancora più potente) al governo nazista ma che, per un atto di coscienza, non portò a termine il progetto.

Pierfrancesco Prosperi inizia ad appassionarsi alla figura di Majorana nel 2010 per un progetto cinematografico. L’idea era quella di approfondire una delle ipotesi investigative: l’allontanamento volontario dello scienziato per continuare, distante d tutto e tutti le sue ricerche sulla fisica dell’infinitesimale. Ricerche che avrebbero potuto portare allo sviluppo di un arma molto più potente di quelle poi viste. Questo progetto non si è poi realizzato se non come film documentario mescolante filmati, documenti originali e animazioni grafiche: “Nessuno mi troverà-Majorana Memorandum” di Egidio Eronico, realizzato nel 2016 in collaborazione con l’Istituto Luce.

Il corpus di idee maturate lungo gli anni, alla base della sceneggiatura della fiction, continuavano ad arrovellare l’autore fin quando non ha deciso di dargli l’attuale forma in romanzo, ma probabilmente non sarà che la prima possibile potendo essere seguita ed ampliata in altre forme: graphic novel, serie (anche animata), opera teatrale o chissà.

Nato nel 1945 ad Arezzo dove vive e lavora, architetto ed urbanista, Prosperi è ad oggi uno dei più grandi autori italiani di romanzi e racconti, soggettista e sceneggiatore di fumetti. Ha pubblicato oltre centoquaranta racconti apparsi sulle principali testate ed antologie del settore oltre che su vari quotidiani, e tradotti più volte all'estero dalla Francia all'Ungheria, dal Belgio alla Romania, fino in Giappone. Fa risalire il suo primo racconto a un tema in classe d’italiano scritto a dodici anni, mentre la sua prima pubblicazione nel 1960 avviene con il racconto Lo Stratega sulla rivista “Oltre il Cielo” che era lo spin off della rivista d’aeronautica ed astronautica Cielo, ospitante tra l’altro anche un vasto apparato di fantascienza. Nel 1971 pubblica Autocrisi, vincitore della prima edizione del Premio Italia, piccolo classico della fantascienza sociologica incentrato sul dominio delle case automobilistiche anche in un futuro dove l’umanità sta espandendo nell’universo. Forma una trilogia con Autocrisi 2020 e Autocrisi 3, tutti riproposti da Delos Digital nella collana Odissea Fantascienza.

Nel 1973, con Seppelliamo Re John (ripubblicato da Urania nel 2007 in Incubo privato) mescola con realtà e finzione la storia delle uccisioni dei presidenti statunitensi. Sempre sul medesimo argomento scriverà il saggio La serie maledetta nel 1980. Bisserà di nuovo la vittoria del premio Italia nel 1994 con il suo romanzo più famoso: Garibaldi a Gettysburg dove Prosperi immagina che l’Eroe Dei Due Mondi accetti la chiamata dell’esercito Unionista durante la Guerra Civile Americana scelta che cambierà la storia così come noi la conosciamo. Nel 2016 in Majorana ha vinto il Nobel ancora il fisico catanese sarà al centro di un storia in un mondo dove la seconda guerra mondiale così come la conosciamo non c’è stata e la sua scomparsa avviene nel 1945 quando sta per ritirare il meritato Nobel per la fisica.

Al momento è al lavoro su una nuova opera di genere ucronica ambientata in un 1908 dove un meteorite cancella dalla faccia della terra la città di Londra.