Siamo consapevoli che Internet ha del tutto cambiato il modo di vedere le serie e i film (anche in periodo pre-pandemia) e non solo perché ha offerto la possibilità di vedere in binge watching intere serie rese disponibili in tutto il mondo contemporaneamente, ma anche per l’offerta di siti, forum e social dove gli appassionati possono interagire e fornire feedback su quanto stanno vedendo o hanno visto.

Produttori, sceneggiatori e registi reagiscono a questa possibilità di interazione nelle maniere più diverse, comprese tra i due estremi costituiti dall’ignorare del tutto ciò che discutono gli appassionati oppure lasciarsi profondamente influenzare dalle discussioni stesse.

Gli appassionati, dal canto loro, discutono, e discutono, e discutono. Spesso già dal momento in cui viene data la notizia di un nuovo progetto.

E giù pareri di ogni genere su chi scriverà e dirigerà il prodotto, sul casting (guai poi se si parla di una serie o film tratta da libri o fumetti, specialmente quando vengono operate scelte di adattamenti politically correct per mantenersi aderenti alle nuove linee guida hollywoodiane) sugli effetti speciali e alla via così.

Tutto questo, tradotto in termini gastronomici, equivale a mescolare burro, farina, latte e albume montato per la crema base del soufflé, la quale poi, una volta aggiunti gli ingredienti specifici dolci o salati per dare il sapore che lo chef vuole ottenere, andrà messa al forno per la definitiva cottura.

E questo è il momento critico.

La cottura del soufflé è quanto di più difficile possa essere affidato ad uno chef. Ottenerne uno perfettamente gonfio, che assomigli ad una nuvola dai sapori paradisiaci che appaga sensi e spirito, è tutta questione di delicati equilibri. Va sfornato al momento giusto, altrimenti si ottiene o una specie di zabaione caldo oppure una focaccia semisolida gommosa.

Purtroppo in questi anni non sono stati sfornati tanti soufflé appaganti, anzi, molto spesso, le serie ed i film che montavano benissimo in preparazione (grazie all’hype della rete, come viene definito) una volta sfornati si sono rivelati non ben cotti al nostro palato, vuoi per eccesso di fanservice o per scelte di sceneggiatura, che, alla fine, ci hanno lasciato in bocca quella sensazione “Mmmm… non male, però…”

La maggior parte di queste serie sono tra quelle più discusse, come ad esempio (sempre IMHO e quindi con un parere del tutto discutibile) Game Of Thrones, Westworld, Star Trek: Discovery, Star Trek: Picard e WandaVision, per citare una delle ultime mentre spesso siamo rimasti piacevolmente stupiti da serie meno strombazzate come Dark o The Expanse.

Forse maggiore è l’hype e più facile è la delusione, e questo ovviamente si verifica ancora di più per quelle serie che poggiano su universi in grado di generare uno zoccolo duro di appassionati.

Di sicuro l’aumento esponenziale delle produzioni permette una varietà maggiore di proposte e anche l’utilizzo di tanti nuovi sceneggiatori alcuni dei quali riescono a cucinare un buon soufflé al primo colpo mentre altri, diciamolo, forse esagerano nelle dosi specialmente nel voler utilizzare un po’ troppo la sospensione dell’incredulità.

La caratteristica comune alle serie non interamente riuscite (sempre IMHO) sembra essere quella di accumulare storyline e questioni in sospeso fino ai due terzi degli episodi per poi concludere con una soluzione “calante” che attribuisce la soluzione ad un singolo personaggio sul quale so fa ruotare l’intero finale. È una attualizzazione del Deus Ex Machina del teatro classico e quindi un classico escamotage della drammaturgia, ma non sempre appaga.

Cosa dire, quindi? In questo 2021, piano piano, gli addetti ai lavori stanno ricominciando a preparare tanti bei soufflé per noi appassionati, dunque da parte nostra mettiamoci comodi e speriamo di assaggiare più manicaretti soffici ed appaganti che tentativi “vorrei ma non posso” con pazienza e onesta disposizione d’animo ricordandoci che abbiamo sempre a disposizione il potere del tasto “stop”.

Come sempre.