L’idea di questa antologia mi è venuta mentre stavo controllando dei dati bibliografici: il mio occhio cadde sul titolo di una antologia del 1970 che a suo tempo avevo letto e apprezzato anche se conteneva troppe riedizioni. Il titolo era Progetto uomo, ma era il sottotitolo che mi aveva intrigato: 18 racconti per chi odia la fantascienza. Mi parve che il concetto fosse da riproporre, magari con autori tutti italiani, e così proposi a Silvio Sosio di curare una raccolta per Delos. Ma Silvio, che è una persona molto per bene, forse anche troppo, volle portare in positivo il concetto e mi propose due diversi sottotitoli: Fantascienza for dummies o Racconti per imparare ad amare la fantascienza (non so ancora quale sarà utilizzato), mentre per il titolo vero e proprio avevo scelto Rapporti dal domani. Trovo ancora oggi che il mio sottotitolo fosse più adatto e dotato di una carica dirompente, ma Silvio ha un grosso fiuto editoriale (oltre ad essere un ragazzo simpatico) e mi sono adeguato.

Cominciai così a contattare vari autori, invece di – come faccio di solito – mandare l’invito a tutti coloro che sono nel mio indirizzario, individuando in primo luogo chi oltre a essere un bravo autore avesse avuto esperienze di editing, di critica, di metodologia scrittoria o avesse tenuto dei corsi di scrittura. Una volta ottenuta la adesione di questi (mi dispiace ancora che non abbia potuto partecipare una certa scrittrice) decisi di capovolgere il sistema adottato e chiesi invece ad autori più giovani, pensando che proprio per l’età avessero il polso della situazione e fossero in sintonia con i lettori di oggi. Non ho quindi dato un tema all’antologia se non quello generico dato dal titolo (in soldoni il futuro non troppo remoto) ma ho spiegato qual era l’intento della mia operazione. Ecco esattamente quali sono state le mie linee guida:

Sarà capitato anche a voi di parlare con un amico, un collega, un conoscente che vi ha guardato in modo strano quando gli avete detto di occuparvi di fantascienza. Se non vi ha scambiato per un ufologo ha comunque sostenuto che si tratta di sciocchezze, buone solo per un film o una serie tv da guardare senza troppo impegno. Gli avete spiegato che romanzi come 1984 o film come The Truman Show sono indubbiamente di fantascienza, anche se non sono considerati tali, ma senza smuoverlo più di tanto dalle sue convinzioni (il dubbio che la fantascienza possa veicolare idee glielo avete comunque inculcato). Il passo successivo sarà stato quello di prestargli un libro che potesse farlo recedere dalle sue idee: forse un autore che si è guadagnato la fama anche con la fantascienza come Vonnegut, Ballard o Bradbury; forse Dick, o Asimov (che magari conosceva già, così come chi non ama i gialli ha comunque letto Agatha Christie). Io tanti anni fa feci leggere a mio padre qualcuna delle Cronache marziane: riconobbe che c’erano sia stile letterario che contenuto, ma continuò probabilmente a pensare che il resto della fantascienza non fosse degno di attenzione. Quello che dunque vi chiedo è di cercare di mettervi nei panni di chi non ama – perché non la conosce – la fantascienza e di scrivere un racconto che possa indirizzarlo verso la frequenza del genere. Non ci sono altre indicazioni, il tema è libero, ma vi posso anticipare che il titolo sarà Rapporti sul domani e questo sembrerebbe indirizzare verso l’utopia o la distopia, ma non è detto. Importante che il racconto sia di fantascienza in senso stretto, altrimenti cade tutto il senso dell’antologia

Ad antologia quasi finita ho ricevuto una mail da Serena Barbacetto che ha scritto:

Ho scelto un argomento (la terza età) che tocca tutti e introdotto l'elemento fantascientifico gradualmente nei corso del racconto. Sono curiosa di sapere come gli altri autori hanno approcciato il tema "fantascienza per neofiti”

Le ho risposto:

Quanto alla tua curiosità ti dirò che nessun altro scrittore (o scrittrice) si è posto il problema come hai fatto tu, e per questo sei salita ancora di un altro gradino nella mia considerazione! Gli altri si sono limitati a utilizzare un concetto di SF molto soft, rifuggendo da complicazioni tematiche e usando un vocabolario meno specialistico 

al che lei ha replicato:

Sapevo fin dall'inizio che non avrei scelto quell'approccio. Non si può pensare di avvicinare qualcuno a un genere nascondendolo, "attenuandolo", cercando di farlo passare inosservato… Mi pare persino più sbagliato di quello che fanno certi editori quando pubblicano fantascienza ma la spacciano qualcos'altro (thriller, mainstream, romance, giallo, noir, azione…), rafforzando nei lettori la convinzione che si tratti di un genere per bamboccioni nerd fissati con certi stereotipi.  

Ho diffuso questo scambio di corrispondenza tra tutti gli autori ottenendo una

Gian Filippo Pizzo
Gian Filippo Pizzo

interessante replica da parte di Stefano Carducci:

Ogni genere letterario è un linguaggio e un insieme di codici che il lettore impara a conoscere leggendo. I generi del fantastico, e la fantascienza in particolare, hanno una caratteristica che li distingue dagli altri generi: il mondo di realtà della narrazione non è condiviso a priori fra autore e lettore. A differenza del genere realistico – mainstream, mimetico – in cui il lettore dà per scontato che una porta si apra a battente o scorra – e il narratore non perde tempo a descrivere come si apre una porta (cit. Delany), il lettore di un racconto di fantascienza deve continuamente adattare le sue aspettative di realtà. È un’incertezza  che rende i generi del fantastico del tutto irriducibili a qualsiasi altro genere letterario, e spesso indigeribili, incomprensibili, a un certo tipo di lettore. Questa destabilizzazione delle coordinate della realtà può essere esaltante per alcuni ma inaccettabile per altri. È  una disponibilità rispetto alla narrazione che non tutti possiedono. Tentare di addolcire o addomesticare questo salto quantico – come ho interpretato l’intervento di Barbacetto – sarebbe diffidare dell’intelligenza del lettore e allo stesso tempo  esorcizzare la differenza del medium.

Credo che Stefano abbia equivocato quanto sostenuto da Serena, il cui intervento va proprio nella stessa direzione. Non c’è differenza di vedute tra i due, mi pare. Comunque li ringrazio particolarmente ma ringrazio anche tutti coloro che hanno partecipato e Silvio che ha ritenuto il progetto valido.

In ogni caso il risultato è a mio parere (grazie, sono il curatore!) una antologia veramente ottima, che spero abbia il successo che merita anche perché si tratta di una iniziativa alla quale, come potete immaginare, tengo moltissimo.