Ogni tanto qualcuno si alza dal posticino che il mondo gli ha assegnato e mette all'indice i film di fantascienza per essere poco scientifici. È successo recentemente: BBC Radio 5 ha intervistato alcune scienziate della Nasa che hanno puntualmente fatto a pezzi alcune pellicole “spaziali”. Il più bersagliato è Gravity di Alfonso Cuaron, con Sandra Bullock e George Clooney e premiato nel 2014 con sette Oscar.

Mission to Mars di Brian De Palma e Pianeta Rosso di Antony Hoffman si guadagnano una sorta di secondo posto. Armageddon di Michael Bay è considerato tra i peggiori e qualcuna delle scienziate se le presa perfino con, udite udite, Balle Spaziali di Mel Brooks che di scientifico, diciamocelo pure, non aveva la minima pretesa di essere. Ma una delle intervistate l'ha definito “banale”. Peccato che forse proprio per questo è un grande film.

Che cosa ci dice, in ogni caso, questa presa di posizione, non certo l'unica, ma l'ultima in ordine di tempo che ogni tanto compaiono sulle riviste e i giornali?

Primo: il giochino è interessante e anche pertinente, ma non bisogna prendere tutto troppo sul serio. I film devono essere prima di tutto uno spettacolo, divertente nel senso di ludico, quindi è chiaro che in un film come Gravity ai due protagonisti ne succedono di tutti i colori. Altrimenti ci annoieremmo a morte a guardare due che fanno una semplice passeggiata spaziale per due ore.

Secondo: in quanto film la parte da leone la devono fare anche le emozioni, la storia, la messa in scena. Certo una certa attendibilità scientifica non guasta, ma quanti saranno coloro che durante il film si accorgono che la Bullock non poteva fare esattamente quell'orbita intorno alla Terra con il suo Shuttle? Pochi, davvero pochi, crediamo.

Terzo: quando si guarda un film va tenuto un atteggiamento che si riassume nelle parole “sospensione dell'incredulità”, ossia mettere da parte le proprie facoltà critiche e godersi semplicemente lo spettacolo.

Quarto: se voglio attendibilità scientifica allora vado a guardarmi un documentario scientifico o trasmissioni che presentano servizi scientifici, non vado certo al cinema.

Infine, quello che è importante è anche una certa coerenza della storia. Se in Gravity, ad esempio, davanti alla distruzione della stazione spaziale, la Bullock si togliesse la propria tuta spaziale e cominciasse a volare con un costumino rosso, allora sì che ci sarebbe da arrabbiarsi per i soldi spesi per il biglietto al cinema.

Le scienziate della Nasa, comunque, hanno fatto anche esempi positivi. Apollo 13 di Ron Howard è il più amato, poi ci sono anche Interstellar, The Martian di Ridley Scott e la serie televisiva di Star Trek: The Next Generation. Insomma, qualcosa le scienziate intervistate dalla BBC Radio 5 salvano, ma proprio non ci va giù la bocciatura di Balle Spaziali. Ma come si fa, andiamo, a silurare un capolavoro di meta-fantascienza?