Quattro anni di spasmodica attesa da parte della schiera sempre più nutrita dei suoi fan vengono ripagati questo mese da Dario Tonani con l’uscita di Toxic@, il seguito annunciato di Infect@. Dal romanzo rivelazione del 2007, finalista al premio Urania e poi al premio Italia, è passata un bel po’ di acqua sotto i ponti: in mezzo ci sono stati l’opzione di un produttore sui diritti cinematografici del libro (è notizia di questi giorni che si è giunti al rinnovo dell’opzione e a una prima bozza di sceneggiatura), l’uscita del dittico L’algoritmo bianco / Picta muore (sempre nella prestigiosa collana curata da Giuseppe Lippi) e un successo crescente dell’autore che ha saputo esprimersi altrettanto superbamente nella forma del racconto, con uscite ancora su Urania e poi sull’autorevole Robot, nella collana Fantascienza.com di DelosBooks (ricordiamo l’antologia Infected Files, comprendente alcuni racconti ambientati nello stesso continuum narrativo di Infect@, uscita anche in e-book nella collana Mosaix) e con il ciclo di Cardanica nella collana 40K dedicata alle pubblicazioni in formato elettronico. Diversi di questi racconti sono usciti o usciranno presto anche in traduzione, sul mercato russo e su quello americano. Tutto questo preambolo per dire che, se alla prima recensione pubblicata su queste stesse pagine poteva ancora essere vivo l’entusiasmo della sorpresa nel trovarsi di fronte a un autore maturo e capace di sfoggiare un’assoluta padronanza della lingua e dei meccanismi narrativi, adesso siamo davanti a una realtà ormai obiettiva, consolidata negli anni attraverso il lavoro e i risultati di pregio che ha saputo produrre. Non possiamo insomma dire che questo sia per Tonani un ritorno, in quanto la sua narrativa non ci ha mai abbandonato in questi anni, ma possiamo senz’altro parlare di conferma per le sue doti prima di tutto di grande affabulatore e ormai anche di maestro visionario della fantascienza italiana.

Toxic@, come il precedente capitolo della serie, si svolge interamente nell’arco di un giorno e una notte, a cavallo tra il 4 e il 5 dicembre 2032. Meno di ventiquattr’ore destinate a cambiare la storia di una città. Siamo sette anni dopo gli eventi raccontati in Infect@ e Milano vive in uno stato di degrado ormai in apparenza irreversibile. La città è preda di bande di cartoon che tendono a diventare sempre più violenti per difendersi dai soprusi degli uomini. I residui allucinatori del consumo di +toon (la droga ad assunzione retinica da cui prendono forma e vita i cartoni) sono confluiti in un intruglio chimico – soprannominato “magma” – che ha ormai invaso le strade della periferia est-sud-est, originando la cosiddetta Wet City (con chiaro intento dispregiativo abbreviata in WC), in contrapposizione alla Dry City. Il romanzo, diviso in due parti, rispecchia questa frattura, contrapponendo alla prima metà ambientata prevalentemente nella Dry City una seconda metà che segue la discesa dei protagonisti nel cuore della Wet City. Né l’una né l’altra sono posti in cui la vita scorre tranquilla: infatti tra i cartoon si è sviluppata una malattia infettiva, nota come Morbo dei 30 Minuti, che li porta a maturare sostanze tossiche per il breve intervallo di mezz’ora nella durata del loro ciclo vitale, e chiunque entri in contatto con loro in questo frangente viene fatalmente infettato. Nonostante gli studi degli esperti la dinamica del morbo resta poco chiara, nessuno ha ancora scoperto una cura, e la malattia si manifesta con una virulenza epidemica del tutto impossibile da contenere.

Inoltre da qualche tempo un serial killer imperversa in città. Si fa chiamare il Mescolatore, in virtù del suo modus operandi: uccide simmetricamente un cartoon per ogni uomo in carne e ossa e ne mescola poi organi e sezioni, plasmando nella morte bizzarri ibridi. La sua missione dichiarata: assemblare l’ibrido ideale, fino alla scoperta della formula per arrivare a Dio in persona (anzi, in polpa di cartoon). Lapo Montorsi e Khaled Mushmar, i due protagonisti di Infect@, hanno parzialmente separato le rispettive strade all’interno della Sezione Crimini Efferati: il primo è sempre più emarginato, nella vita e in centrale, sfiduciato dai capi e guardato con diffidenza dai colleghi; il suo vice sarebbe invece lanciato sui binari di una carriera brillante, grazie anche al suo intuito levantino (come lo definisce l’autore stesso nell’intervista rilasciata a Carmine Treanni per Delos), se non fosse per l’eccessiva vicinanza del collega. Coinvolti nell’inchiesta sul Mescolatore, vengono incaricati di una missione che potrebbe risolvere definitivamente l’emergenza cartoon in città: trasportare un ordigno biotecnologico dissolto nel sangue di un innocuo gattino nel cuore della Wet City e farlo in tempo perché un segnale lanciato da un satellite iraniano, affittato per l’occasione dal governo italiano a suon di milioni, lo inneschi e faccia detonare la PURGA, spazzando dalla città tutti i cartoon e i loro residui. La loro operazione s’intreccia con la disperata corsa contro il tempo di Cora Kusiak, cacciatrice di cartoon provvista di regolare licenza, che si scopre contagiata dal Morbo e parallelamente inizia a sperimentare le facoltà psico-conduttive del magma.

Avvincente, adrenalinico e ipercinetico, come da marchio di fabbrica dell’autore, Toxic@ coniuga le caratteristiche “originali” di Infect@ con quelle che già emergevano dalle due storie contenute ne L’algoritmo bianco: del primo riprende il montaggio incrociato dei punti di vista all’interno dei capitoli, l’azione sospesa che trasforma il volume in un irresistibile page-turner, l’inclusione nel testo di inserti extra-narrativi utili per delineare in spessore il background urbano, sociale e immaginifico della storia; con il secondo s’intuisce una certa convergenza estetica, che non dovrebbe sorprendere più di tanto considerando che le novelle de L’algoritmo bianco sono state concepite e scritte in un intervallo di lavorazione di questo romanzo. Esteticamente, infatti, se Infect@ poteva essere paragonato, con le debite proporzioni, a una versione lisergica di Chi ha incastrato Roger Rabbit oppure alla bella copia di Fuga dal mondo dei sogni, qui in termini cinematografici siamo dalle parti del cinema d’azione di Hong Kong oppure del Sin City di Frank Miller e Robert Rodriguez, che Toxic@ sembra omaggiare direttamente nel personaggio di Cora, affetta da discromatopsia e pertanto incapace di distinguere i colori e costretta a una percezione del mondo in bianco e nero. Un’evoluzione rispetto a Infect@ è testimoniata anche dal ruolo dei cartoon, che nel precedente volume erano prevalentemente relegati nel ruolo passivo di vittime, mentre in Toxic@ si dimostrano molto più spavaldi e pericolosi: se Wile E. Coyote continua a essere il personaggio preferito dalla mala come tirapiedi e scagnozzo, Bugs Bunny somiglia al coniglio luciferino di Donnie Darko, le Tartarughe Ninja non sono da meno e Popeye si dedica nei ritagli di tempo a pratiche feticiste. Ad ogni buon conto, è il caso di sottolineare che questo libro può essere anche goduto indipendentemente da Infect@, sebbene la sua lettura resti raccomandata a chiunque voglia sperimentare un eccellente e singolare assaggio di fantascienza nostrana.

Superato l’effetto-sorpresa della Milano cartoonizzata di Infect@, Dario Tonani riesce a congegnare una nuova formula che fa guadagnare anche a Toxic@ ottimi punti in originalità: non ci sono più Betty Boop giganti a spasso tra i palazzi di Milano, ma per le strade s’incontrano Homer Simpson amichevoli e malinconici e in cielo splende un disco gigantesco soprannominato Sole di Bart; le comunità rom si sono accampate sui tetti della Wet City, dove attingono per il consumo di +toon direttamente da riserve di cartoni-totem utilizzati come fonti di sballo; uno strato di augmented reality è stato sovrapposto alla città di cemento, dove i sensatrack usati come ripetitori non sono ancora stati messi fuori uso dalle manomissioni dei teppisti; e il magma, con le sue proprietà insospettate che si manifestano progressivamente con l’incedere nella storia, richiama alla memoria le suggestioni di Solaris di Stanislaw Lem. Le capacità di sintesi di Dario Tonani sono fuori dall’ordinario, come testimoniano la sensibilità per l’anticipazione tecnologica degna di Bruce Sterling e il gusto per il grottesco, l’assurdo e il paradossale che ricorda invece la trilogia del Drive-in di Joe R. Lansdale. E se questo non bastasse mi pare di poter scorgere anche dei punti di contatto con l’anarchia visionaria di Jeff Noon. Il tutto però rielaborato secondo un filtro personalissimo, che conferisce autorevolezza e sincerità al messaggio ecologista veicolato dalla trama.

Tonani si dimostra insomma ben più di un passo avanti rispetto alla media degli scrittori in circolazione e ancora una volta capace di tener testa alla migliore fantascienza di importazione. Una fonte inesauribile per i lettori affamati di ottima narrativa di genere, un esempio per quanti intendano cimentarsi con la scrittura in questo settore, e un caso di studio per tutti quelli che si ostinano a proclamare la morte della fantascienza per mancanza di spunti e di inventiva.