Ti-amo-ti-amo e affondo le mie labbra nelle sue e rimescolo esalazioni e veleni con i suoi, mi sento esplodere dentro. Vorrei urlare, correre sparire smuovere distruggere ammazzare. – Dove andiamo, che facciamo adesso! – grido.

Scruto intorno.

Riprendere la vita ipocrita di sempre mi dà i conati. Su un’ondata di rifiuti, lontane, giacciono due basse baracche sgangherate di legno. – Guarda.

Lei guarda. Ci capiamo al volo, Marzia e io.

Lentamente, stancamente, spalle alla città, risaliamo le onde affondando alle ginocchia nel mare fatiscente che gronda vermi urticanti, insetti con zanne e aculei, mostruose bestie della decomposizione. Le baracche sono lì a scrutarci, sono fauci sdentate. Ma noi avanziamo.

Abbiamo trovato l’unico mondo pulito: il nostro.