Eccentrico, a tratti surreale, un po' western, un po' musical e un po' cartoon, The Warriors è lo straordinario tributo che, in tempi non sospetti, Rockstar Games dedica all'omonimo cult movie di Walter Hill. Passando per il caleidoscopio di Grand Theft Auto, il film viene smontato e rimontato fino a trasformarsi in uno street drama digitale, che affonda le sue radici nella memoria a 16 bit di picchiaduro a scorrimento come Final Fight. Ma rispetto a tanti altri tentativi che sono stati fatti per resuscitare il genere, l'operazione Rockstar funziona. Perché le appartiene la non comune capacità di sapersi reinventare. Continuamente. La predilezione per la rissa 3D si accavalla infatti a repentini cambi di ritmo e inquadratura; salti, corse, teatralità e bombolette spray.

The Warriors è in effetti un'avventura molto sfaccettata, pur in quel suo citare e citarsi solerte. È l'avventura dei Guerrieri di Coney Island nella giungla di New York. Che nella produzione Rockstar, a differenza del film, inizia tre mesi prima. Più di due terzi del videogame si occupano di introdurre il giocatore al mondo dei Warriors. Come in un lungo prologo, per certi versi un turbinoso flashback (come sono chiamate le missioni ancora più antecedenti), vengono ripercorsi gli eventi che hanno caratterizzato la loro storia, toccando soprattutto le origini della rivalità con i confinanti Destroyers, ma si accenna anche ai contrasti con i Rogue, che avranno un ruolo fondamentale nello sviluppo della pellicola. Intanto che si passano in rassegna varie declinazioni di guerriglia urbana - nel gioco assai più cruda e violenta che nel film, a suon di spranghe, bottiglie rotte, mazze da baseball, molotov e molto, molto sangue - si è condotti con talento nella braccia delle scene più famose.

Quasi non ce ne si accorge, quando esplode quel colpo di pistola.

È la notte del 12 luglio 1979. I Warriors sono stati invitati insieme alle altre tribù di New York al comizio di Cyrus, il capo dei Riffs, che ha in mente di riunire tutte le gang, per prendere il controllo della metropoli. Cyrus viene assassinato e la colpa ricade sui Guerrieri, la cui unica salvezza diventa tornare in fretta a Coney Island, attraversando l'intera città, in mezzo a poliziotti e bande di teppisti inferociti, che non sognano altro che far loro la pelle. Ci sono gli Hi-Hats, i mimi col cilindro; i Turnbulls, a bordo dell'inconfondibile autobus rubato; e tanti altri, conosciuti meglio nel romanzo di Sol Yurick se non nell'opera di Hill. Fino alle terribili “furie” con la divisa dei New York Yankees, simboli della struttura del film, che ricalca quella di una partita di baseball, dove le stazioni della metropolitana sono le basi che i Guerrieri cercano disperatamente di raggiungere, mentre la voce di un dj aggiorna il pubblico sugli inning. Nella pellicola come nel gioco, che ne è una traduzione interattiva affascinante. Precisa nel ricreare l'atmosfera, i personaggi e i singoli fotogrammi del racconto cinematografico, ora rifatto calligraficamente in digitale, ora sovrapposto a ricche fette di materiale inedito.

Ma soprattutto, The Warriors è un omaggio costruito perfettamente attorno alla sua licenza. Dalla quale guadagna enormemente – la sigla originale replicata in 3D è qualcosa di meraviglioso – ma della quale potrebbe in fondo fare senza. Come d'altronde accade per il rifacimento di Double Dragon, bonus tanto ovvio quanto clandestino, per allietare i pomeriggi dopo i titoli di coda. Da soli o in compagnia, secondo la morale co-op dei picchiaduro ai quali The Warriors non perde occasione per ricollegarsi. Così fulgidamente redivivi e pop in questa riedizione Psp, comodamente portatile, del best seller, ormai classico, pubblicato nel 2005 per Playstation 2 e Xbox.