Qualche giorno fa i lettori dei quotidiani gratuiti delle principali città hanno trovato una sorpresa: l’edizione straordinaria del quotidiano La Nuova Repubblica, data 16 febbraio 2057.

Uno scherzo che farebbe sorridere Orson Welles: la cronaca di un futuro lontano cinquant’anni. Il primo esempio di fantascienza in formato tabloid è anche opera della redazione di Modus.

Dietro l’iniziativa voluta dal partito dei Verdi, c’è il contributo della redazione di Modus vivendi. L’idea è del direttore del mensile, Marco Gisotti. I testi sono stati realizzati da due giornalisti della redazione, Marcello Volpato e Gaetano Prisciantelli. La realizzazione è stata affidata all’agenzia pubblicitaria Art Attack.

Gli italiani che si sono ritrovati tra le mani il finto quotidiano dal titolo “L’Italia sott’acqua” hanno capito subito che si trattava di uno scherzo, soprattutto a giudicare dalla foto di apertura, la cima della Torre di Pisa sommersa fino agli ultimi piani. O, leggendo il giornale nell’altro verso, il titolo “positivo”: “Da oggi il mondo funziona con il sole - Estratto in Venezuela l’ultimo barile di petrolio”.

“Questo giornale - spiega una nota nella parte bassa della prima pagina - racconta due versioni del futuro, entrambe possibili”. La prima, quella positiva, nella quale l’umanità affronta razionalmente l’emergenza dei cambiamenti climatici e impiega le risorse in modo sostenibile; la seconda versione, negativa, in cui la società umana è divisa, non ha il coraggio di agire e perde l’occasione di realizzare una strategia di uscita dalle emergenze di oggi.

Notizie inventate, ma non fino in fondo. I due “futuri possibili” sono scientificamente fondati sulle proiezioni tracciate dalla comunità scientifica e dalle principali istituzioni internazionali. In primo luogo, il Millennium Ecosystem Assessment (www.maweb.org), presentato nel 2005 dalle Nazioni unite, nel quale centinaia di scienziati hanno descritto lo stato di salute del pianeta e le principali sfide ambientali di oggi.

Inoltre, l’ultimo rapporto dell’IPCC (www.ipcc.ch), l’Intergovernmental Panel on Climate Change e i documenti dell’UNCCD (www.unccd.int), la Convenzione delle Nazioni unite per combattere la desertificazione.