Nella finzione del gioco, le sei ore necessarie per portare a termine Dead Rising corrispondono alle settantadue che Frank West, di professione fotoreporter, ha a disposizione prima che un elicottero torni a prenderlo esattamente dove lo aveva lasciato, sul tetto del centro commerciale di Willamette, 53594 anime, Colorado. Tre giorni virtuali che in realtà non si esauriscono presto.

Come Bill Murray in Ricomincio da capo (Groundhog Day, Usa, 1993), il giocatore è invitato a rivivere le settantadue ore di Frank più e più volte, riuscendo solo così dove, in precedenza, aveva miseramente fallito. Ogni sconfitta diventa una lezione propedeutica per la partita successiva, nella quale fare tesoro di tutta l’esperienza accumulata. Anche e specialmente sotto forma di veri e propri “punti esperienza”, che possono essere utilizzati per migliorare le capacità del personaggio. Un bagaglio di abilità che non si azzera quando si ricomincia a giocare. Da capo.

Ecco perché le prime sei ore che separano l’inizio dell’avventura dai titoli di coda – e da uno dei molteplici finali - bastano appena per vedere una piccola porzione di ciò che il videogame Capcom ha da offrire. Capcom, quelli di Resident Evil. Anche Dead Rising ha i suoi zombi: le 53594 anime di Willamette, cittadina dichiarata off-limits dalla guardia nazionale e nel bel mezzo di un mistero da svelare che è soltanto uno degli obbiettivi sul taccuino di Frank. Gli altri sono dare una mano ai sopravvissuti rifugiatisi nel centro commerciale, scattare foto del tipo che fanno gola agli editori e, naturalmente, salvare la pelle. Quest’ultimo è obbligatorio – lo scotto da pagare è il game over - e si estende all’esigenza di farsi trovare nel punto di estrazione concordato allo scadere della settantaduesima ora.

Come trascorrere il soggiorno a Willamette dipende in larga parte delle scelte del giocatore. E, soprattutto inizialmente, quando Frank non ha ancora guadagnato i poteri da supereroe che si conquistano ripetendo la tre giorni a oltranza, il giocatore è chiamato in continuazione a prendere delle decisioni. Non sempre piacevoli. Spesso infatti gli incarichi si accavallano e non è raro imbattersi in situazioni nelle quali una tessera del puzzle investigativo costa quanto una vita umana. Una logica mercenaria che tuttavia va sfatandosi nelle giocate successive, con esiti positivi raccolti altrettanto frequentemente su entrambi i fronti, forti di un Frank vitaminizzato e della conoscenza degli eventi che si dovranno affrontare.

Non è una gabola. È piuttosto un Giorno della marmotta, che si svolge all’interno di un gigantesco centro commerciale, chiaro omaggio a quello di Dawn of the Dead, il film di George A. Romero. Qui gli zombi, che sullo schermo si contano a manciate di centinaia, sono un ostacolo nella corsa libera di Frank contro il tempo, ma anche i co-protagonisti di siparietti esilaranti, a patto di digerire di buon grado scenacce splatter, tocchi kitsch e humor nero.

In Dead Rising, titolo che recupera gustosamente le logiche ataviche della rissa digitale, il centro commerciale è letto come una specie di luna park esplorabile in lungo e in largo, straripante degli oggetti più disparati i quali, improvvisamente, assumono tutti il medesimo scopo: falcidiare ondate incessanti di morti viventi. Rispedirli al creatore con gli ombrelloni, le biciclette, le motoseghe, le palle da bowling, le mazze da baseball, quelle da golf, le asce, le chitarre acustiche ed elettriche, i carrelli della spesa. Persino le torte in faccia e un repertorio di mosse da campione di wrestling e arti marziali possono tornare utili per mandare gli zombi nel pallone. Qualche guizzo in più serve per superare le battaglie con gli immancabili “boss di fine livello”.

Lo spirito è in fondo quello dei vecchi arcade; la produzione giapponese. Alcuni spigoli vivi purtroppo ci sono (come una realizzazione un po' grossolana e sviste nell’intelligenza artificiale, non tanto della carne da macello quanto dei compagni). Ma se ci si lascia catturare dallo schema remunerativo del gioco, anche solo per portare disordine nel mondo circense di Dead Rising, è dura abbandonarlo prima di molte, moltissime ore. Che – e questo è un ulteriore valore aggiunto – difficilmente saranno uguali tra un giocatore e l’altro.