The android dream di John Scalzi

Questo autore è la prova che si può essere presi sul serio anche senza… prendersi troppo sul serio. Vincitore quest’anno del John Campbell Award come nuovo autore, Scalzi cita come suoi scrittori preferiti due nomi normalmente avulsi dalla fantascienza: Elmore Leonard e Carl Hiaseen. Il suo intento infatti è stato quello di portare le loro strambe crime story in piena fantascienza senza rinnegare il tono surreale tipico dei due autori.

Così incontriamo Harry Creek, impiegato di medio livello del dipartimento di stato, che deve rimediare a un terribile equivoco avvenuto con gli alieni Nidu.

A lui tocca di recuperare qualcosa che ha molto valore per i Nidu in virtù di una loro prossima sacra cerimonia e capita che questo qualcosa sia una rara pecora blu che, se non restituita, potrebbe scatenare la prossima guerra galattica. Il problema è che Harry è un uomo tranquillo ed un po’ perdente che se potesse scegliere se ne starebbe a casa, ma viene coinvolto suo malgrado grazie al classico sistema della patata bollente. Per cui si ritrova a doversi destreggiare tra killer governativi e marines alieni con il solo aiuto di Robin Baker, la proprietaria di un negozio di animali che ha alcuni geni di pecora nel suo Dna, non chiedetemi perché.

Da qui è susseguirsi di situazioni grottesche, comiche e pericolose, dove si potrebbe arrivare a ridere dalla disperazione.

E onore al merito di tanta creatività.

Catalyst di Nina Kiriki Hoffman

Sul pianeta Chuudoku, nella città di Ash, vive un ragazzino appena arrivato, Kaslin.

Ma lungi dall’essere l’ennesima, insopportabile, storia di un teenager antipatico che deve salvare l’universo, qui siamo di fronte alla metafora di un cambiamento che diventa più una vera e propria mutazione.

Il ragazzo infatti è appena arrivato sul pianeta dopo che la famiglia vi è stata deportata a causa dei crimini del padre. Qui si trova a doversi destreggiare tra oceani mortali, alberi irti di spine e piante assassine che colonizzano i corpi umani. A ciò si aggiunge la situazione disagiata della famiglia ed il classico bullo della scuola che gli rovina le giornata, in questo caso una ragazza di nome Hilty che è dotata degli ultimi accessori alla moda, come le unghie velenose, che ricorda non poco Paris Hilton.

Ma i guai veri lo attendono il giorno in cui, in fuga dagli attacchi della ragazzina, cade in un buco, finendo nel mezzo di un labirinto di caverne ricoperte di una strana, mutevole sostanza che sembra capace di trasformazioni a comando.

Dietro di lui cade anche Hilty, ma i due si perdono rapidamente, finchè Kaslin non trova, all’interno della strana sostanza lattiginosa, quello che sembra un essere alieno dalle fattezze di ragno, imbozzolato al suo interno. Il ragazzo ha così la peggiore idea della sua vita, quello di liberarlo, il quale lo ringrazia prima risvegliando altri esseri come lui e poi tutti insieme mutando Kaslin sia mentalmente che fisicamente, in qualcosa di molto più che umano.

Uscito dalla caverna cerca di spiegare alla madre cosa gli è successo, col risultato che lei vuole solo chiuderlo in un ospedale. Di nuovo in fuga, stavolta con la madre alla calcagna, il ragazzo torna nelle caverne, dove i ragnoidi mutano anche lei per non correre rischi.

L’aspetto positivo è che Kaslin apprezza molto tutti i nuovi poteri che ora possiede, i cattivi sono che i genitori di Hilty vogliono sfruttarlo a qualsiasi costo. Ma peggio ancora, i ragni hanno un piano tutto loro.

Il romanzo viene definito una corsa continua che non perde mai ritmo, inventiva e soprattutto che non si perde in chiacchiere descrittive inutili (che poi è una assioma). La mutazione, il piano, il pianeta, tutto diventa parte di una storia visionaria che assorbe completamente l’attenzione del lettore e ci fa venire il desiderio di scoprire questa nuova, peculiare autrice.

A presto, per la prossima mutazione fantascientifica.