Sono passati quattordici anni da quando un rapidissimo flash tra le gambe di Sharon Stone le aprì una carriera da grande Star di Hollywood.

Oggi, a distanza di più di una decade, il seguito di Basic Instinct si discosta poco dall'originale, dimostrando che il tempo passa per tutti.

Paradossalmente l'interprete principale, scolpita dalla chirurgia plastica è meno afflitta dall'incedere degli anni rispetto ad una sceneggiatura intricata e noiosa, obbligata a dare spazio a scene di sesso 'estremo' talmente sforzate da apparire ridicole fantasie da terziario arretrato.

Sogni bagnati da telefono erotico per un sesso tanto meccanico quanto del tutto privo di ogni forma di vera sensualità ed erotismo. Ma che importa? Abituccio firmato dopo completino griffato lasciati aperti sui punti giusti, il ritorno del personaggio di Catherine Tramell è salutato da una scia di delitti che sembrano essere investigati da poliziotti degni della serie de La pallottola spuntata.

Tutto inizia dopo una folle corsa in macchina quando un famoso giocatore di calcio - testuali parole del film - 'fa godere' la Tramell mentre sfreccia  180 all'ora tra le strade di Londra. Al di là del fatto che sia lei a guidare e la macchina non abbia il cambio automatico (un particolare aerodinamico non secondario...) chi ha mai scorazzato con l'automobile nella capitale inglese sa bene che 'godere' in quella città è trovare un parcheggio senza che ti multino dopo due minuti. In più l'espressione di godimento della protagonista la porta a 'fare delle facce' di fronte alle quali sarebbe difficile per ogni uomo mantenere 'serietà e impegno'. Soprattutto perché la donna guida con una gamba quasi fuori dal finestrino e - al tempo stesso - scala le marce...

E dire che questa sequenza 'esplosiva' prima dei titoli di testa è anche la cosa migliore del film insieme alla fotografia che dona un tono vittoriano alla moderna Londra di oggi. Subito dopo la Tramell viene interrogata dalla polizia e - in seguito - affidata all'analisi di un piacente psichiatra recentemente divorziato. Da lì una serie di delitti e di bugie costituiscono la trama di Basic Instinct 2 che situazione pruriginosa dopo situazione pruriginosa, annoia lo spettatore per due ore, tra colpi di scena talmente repentini e incredibili da lasciare aperto il finale del film e disinteressato il pubblico all'andamento della narrazione.

Una pellicola tipicamente anni Novanta, un thriller al limite del pornografico (ma nemmeno senza quella spensieratezza ingenua che caratterizza il porno...) in cui Sharon Stone è presente più o meno svestita in pressoché ogni fotogramma con la sua non sana aria eternamente sexy di chi 'la sa lunga' e le sue curve da "Silicon Valley".  

Sebbene il film originale non fosse certo Rashomon o Miracolo a Milano, possiamo ascrivere la decisione di fare un seguito di quella pellicola oggi alla serie di cattive idee che - in questo momento - stanno caratterizzando sensibilmente un certo tipo di cinema hollywoodiano.

Per quanto - a distanza di tempo - possa sembrare vagamente ingenuo, il film Verhoven aveva un senso che questo suo seguito (più uno spin off sul personaggio di lei, in verità...) non ha. E non potrebbe nemmeno avere dovendo rendere meccanici e popolari per il grande pubblico gli inconfessabili istinti erotici di un personaggio lacerato tra timore della censura e controllo delle inquadrature. La Catherine Tramell del 2006 non è una predatrice, ma una donna che ispira compassione per le scemenze che dice e per il qualunquismo comportamentale al limite del bipolare. Un personaggio che sembra rimasto 'congelato' negli ultimi venti anni e riportato sullo schermo senza che nulla fosse con la sua aria da seduttice tutta ammiccamenti e mossette.

Altro che politicamente scorretto: Basic Instinct 2 è una farsa con qualche tono patetico in cui - e questo dispiace - assistiamo alla crisi di una grande diva costretta a riprendere il ruolo più importante della sua carriera, pur di tentare di salvare una carriera compromessa sfortunatamente in parte dalla malattia, ma - soprattutto - da pessime scelte di film. A parte il recentissimo Broken Flowers di Jim Jarmusch che aveva lasciato sperare in un cambiamento 'stroncato' purtroppo, come il pubblico del resto, dal punteruolo di Catherine Tramell...