Un inedito di Robert Anson Heinlein pubblicato a più di quindici anni dalla sua morte deve avere per forza una storia strana alle spalle, e quella di A noi vivi lo è veramente.

Scritto come sua prima opera tra il 1938 e il 1939, dopo la sconfitta di Heinlein alle elezioni per un seggio al parlamento della California, questo romanzo utopistico venne rifiutato da almeno due editori, e fu abbandonato per lungo tempo, anche se molte delle idee, dei nomi e degli spunti di cui era pieno furono riciclati in romanzi e racconti.

Ma Heinlein non abbandonò le aspirazioni letterarie, il suo primo racconto, La linea della vita (Lifeline), venne pubblicato sul numero di agosto 1939 di Astounding, dove il direttore John W. Campbell stava plasmando una generazione di autori che avrebbero brillato come stelle nel periodo classico della fantascienza.

Con quel racconto iniziava una carriera lunga e fortunata, ricca di decine di romanzi e racconti, alcuni dei quali basati sulle idee presenti nella prima opera, che tuttavia rimase abbandonata per decenni, addirittura le copie in possesso di Heinlein vennero distrutte, e su A noi vivi sembrò davvero calare il velo dell’oblio.

Tuttavia rimaneva un’ultima copia, sepolta nel garage di uno studioso che avrebbe dovuto utilizzarlo per un seminario, e proprio questo manoscritto venne ritrovato e permise la pubblicazione, nel 2004, di questo romanzo.

A noi vivi racconta la storia di Perry Nelson, un pilota della marina statunitense del 1939 che si ritrova catapultato negli Stati Uniti del 2086.

Heinlein non da grandi spiegazione di come questo avvenga, semplicemente Nelson muore e si risveglia in un altro corpo circa 150 anni dopo, in un modo simile John Carter era arrivato su Marte, gli era bastato guardarlo per esservi trasportato in un istante.

“Partito” in luglio e “arrivato” in gennaio, in mezzo alla neve, Nelson viene aiutato da Diana, una bella ragazza che lo introduce nel mondo del futuro e, inevitabilmente, si innamora di lui.

Ma molte cose sono cambiate, e non solo dal punto di vista tecnico, ben presto gli atteggiamenti di Nelson entrano in contrasto con le consuetudini della società del 2086, ben diverse da quelle puritane dell’America di Franklin Delano Roosevelt, e per il pilota venuto dal passato inizia una difficile sfida per adattarsi a idee tanto diverse dalle sue. 

A noi vivi è, più che un romanzo, una specie di trattato dove Heinlein illustra le sue idee su come dovrebbe essere organizzata la società, pertanto c’è pochissima azione e molti discorsi, che intendono spiegare le tesi dell’autore.

Nonostante gli intenti didattici e il fatto che sia un’opera prima A noi vivi resta leggibile, anche se ben distante dalle opere successive di Heinlein, ma non coinvolge il lettore se non per poche pagine interrotte da lunghe dissertazioni su politica, economia e costumi del mondo futuro.

Tuttavia si tratta di un’opera che non dovrebbe mancare a chi è affascinato a ogni aspetto della carriera di Heinlein e a chi si interessa della storia della fantascienza, in questo caso il romanzo, completato dalla prefazione di Spider Robinson e dalla postfazione di Robert James, è assolutamente irrinunciabile.

L’edizione italiana, un Urania con un’inconsueta fascia verde che lo contraddistingue, contiene anche una presentazione dell’autore di Giuseppe Lippi e una bibliografia italiana completa curata da Ernesto Vegetti, una degna cornice per un’opera che getta una nuova, inaspettata luce su uno dei giganti della fantascienza.