Perché recensire un film dal forte impatto politico sulla più importante rivista di fantascienza italiana? Velleità del critico titolare della rubrica? Voglia di apparire? Ricerca spasmodica di elementi di lustro?

Niente di tutto questo: Munich va segnalato e recensito su questo giornale on line, perché un grande capolavoro cinematografico, ma - soprattutto - perché un film che - finalmente - dice basta alla violenza e alla vendetta nei rapporti tra Israele e Palestina. E lo fa non in maniera buonista o banale, ma mettendo alla prova un teorema di morte, lasciandolo fallire miseramente dinanzi ai nostri occhi.

Una pellicola destinata a tutte quelle persone di buona volontà (gli amanti della SFX appartengono al 90% a questa categoria, perché fondamentalmente dei sognatori...) che con sgomento e raccapriccio ascoltano le notizie che provengono da Israele e dai territori occupati.

Persone che come Spielberg si domandano come mai in quasi mezzo secolo di storia non si sia riuscita a trovare la via maestra per la pace.

Questo film, in parte, ce lo spiega. E non lo fa in maniera didascalica o prevedibile, bensì sorprendendo lo spettatore con una storia che sebbene, forse, non vera è talmente veritiera da entrare con prepotenza nelle nostre coscienze. (M.S.)

Munich prende le mosse dalla strage di atleti israeliani e terroristi palestinesi che furono massacrati durante una feroce battaglia con le teste di cuoio all'aeroporto della cittadina tedesca dopo un tentativo di rapimento durante le Olimpiadi del 1972. Steven Spielberg, basandosi su un libro che ha suscitato non poche polemiche, dà così vita ad una pellicola straordinaria incentrata sulle azioni di un gruppo di agenti del Mossad volte ad eliminare i dodici mandanti dell'azione contro gli atleti israeliani. Doloroso, drammatico, toccante, commovente. Gli aggettivi sono tanti e - probabilmente - troppi per definire l'asciutta bellezza del primo capolavoro di Spielberg dopo Schindler's List e Salvate il soldato Ryan. Il montaggio parallelo degli eventi di Monaco con le gesta tutt'altro che gloriose del commando di spie evidenzia la celebrazione ultima del messaggio alla base di questa pellicola sorprendente: la vendetta è inutile. Soltanto la diplomazia e la giustizia possono portare alla Pace tra gli uomini. In maniera intelligente ed equilibrata Spielberg segue i protagonisti attraverso le loro azioni: quando devono uccidere a sangue freddo negli androni dei palazzi o scambiare qualche parola con gli uomini che stanno per vedere saltare in aria. L'escalation di sangue diventa per i protagonisti una sorta di educazione sentimentale nei confronti di un Male tanto radicale quanto difficile da estirpare su entrambi i fronti: la stupidità. Lo sguardo negli occhi del proprio nemico rivela che è difficile conoscere la 'Verità'. Servizi deviati, informazioni incomplete e manipolazioni di ogni genere, impediscono alla vendetta di essere tale e di funzionare davvero. Tutto viene coperto da un alone di dubbio e mistero, confondendo le carte e facendo assomigliare i nostri nemici ai nostri amici.

Raffinato ed elegante, girato come una spy story anni Settanta, Munich è un capolavoro perché pur mantenendo un tono e uno stile molto asciutti senza alcuna concessione a melodramma e qualunquismo, conduce lo spettatore ad una riflessione inevitabile: il mondo - così come lo conosciamo - non può permettersi la follia di tutto quello cui assistiamo. Uno spargimento di sangue insensato e continuo al punto che - come dice uno dei protagonisti citando la Bibbia - "Il sangue ricadrà su di noi". Un monito che non riguarda solo i protagonisti del film e - in senso più esteso - israeliani e palestinesi di oggi, bensì tutti gli uomini e le donne di buona volontà che ripudiano questo tipo di violenza per pacificare le coscienze e gli animi. Per quanto sia orribile: il terrorismo di oggi come quello di ieri, la politica nei territori arabi e la scia di sangue che proviene dall'Oriente non possono essere fermati con la violenza e l'esportazione sistematica della guerra. Soltanto ragione e razionalità possono porre fine alla morte e alla disperazione. Forse non placando gli animi in maniera tribale, ma sicuramente più efficace. Un segno di lungimiranza che nemmeno all'eroe protagonista verrà riconosciuto. L'incomprensione dinanzi all'eroismo della saggezza è ancora grande. Per questo Munich è il film che tutti dovrebbero vedere: per sapere, per conoscere, per meditare. Per andare oltre la pellicola di grande intrattenimento diretta da Steven Spielberg cui perdoniamo di avere realizzato perfino un film insensato come La guerra dei mondi. Munich è il film che ci voleva per spiegare che l'uomo può essere salvato soltanto dal dialogo con il suo simile. Perché quando lo guardi negli occhi, scopri che il nemico potrebbe perfino assomigliarti...

Una lezione tanto semplice quanto dolorosamente vera che può essere insegnata soltanto quando il cinema dà vita a dei capolavori sulla solitudine e la disperazione di uomini e donne pronti a tutto pur di difendere la Verità in un oceano di sangue e di menzogne...