- Questo e altro su RAI Educational Channel. - concludono in coro Nico e Vic, esausti ma soddisfatti. Poco dopo, i due parcheggiano la Polar davanti alla cancellata d'ingresso di Villa Aureliana, la sobria dimora estiva di Achille Occhetto. Nico, carico di aspettative per la soluzione del mistero artistico-cultural-estetico che gli rode le meningi da dieci anni, freme d'eccitazione. Vic invece sorride, perché in un momento di distrazione di Nico è riuscita a gettare dal finestrino tutte le orribili musicassette funk-pop-reggae-olistiche-scassacazzo, ed è certa che non ne sentirà la mancanza. - Allora? - fa Nico, che non sta più nella pelle - Entriamo?

- E' chiusa. Dobbiamo scavalcare il cancello.

- Be', se ce l'hai fatta tu che sei incinta di tre mesi, credo che ci riuscirò anch'io, no?

Lei storce la bocca. - Avresti dovuto dire: "se i lettori sono riusciti a seguire il filo fino a questo punto senza subire emorragie interne, credo che potrò andare avanti anch'io".

- Be', forse hai ragione. - ammette Nico - Ma tra poche righe ci sarà la spiegazione finale, quindi vale la pena soffrire ancora un po', no?

Le scrolla le spalle. - Può darsi. Andiamo.

Non senza difficoltà, i due si issano sulla cancellata e si lasciano cadere dall'altra parte. Immediatamente, sul vialetto d'ingresso, si materializza un mega-dobermann con una dentatura da tirannosauro e al collo una targhetta su cui è inciso "Ivan IV il Terribile". Il megacane si avvicina ringhiando con aria famelica e sbavando come in un test di Pavlov. Vic impallidisce. Nico si frappone rapidamente tra la belva e la donna.

- Lascia fare a me. - dice.

Poi fissa il dobermann negli occhi ed esclama. - La sagoma di quei pitosfori ricorda una fanciulla di Vermeer, mentre i due rovi al cancello sembrano allacciati insieme come gli amanti de "Il bacio" di Klimt. La fissità della pittura contro la velocità della vita. Scatti epifanici di Dosnois. L'efficacia dell'arte come liberazione dell'Io e della coscienza primitiva. Veicolare informazione compressa nella narrativa distopica. Philip Dick. La scimmia di Dio. La fase anale del fascismo. La sindrome di Stendhal.

Da sotto la coda del dobermann giunge uno schiocco come di qualcosa che piccolo e rotondo che esplode. Il cane si accascia con un guaito.

- Presto, andiamo! - fa Nico.

Vic gli prende la mano. Corrono insieme. Nico freme, non riesce a credere che tra poco avrà la Risposta.

- Sai? - dice alla donna - Ne ho sentite di tutti i colori: si diceva che il modello di Scrofaro non fosse stato una persona reale ma una sorta di metafora della Sinistra... Altri affermavano che Scrofaro si fosse ispirato a Natta che si ubriacava mentre il PCI rinunciava a nome e bandiera... Per altri ancora, il modello originario era il cognato di Togliatti, di cui Scrofaro era stato amante in gioventù. Fino a oggi io propendevo per la teoria dell'autoritratto, ma adesso...

- Tutte stronzate. - dice Vic, sorridendo. - Ecco lì la spiegazione.

Nico guarda, strabuzza gli occhi. E' incredibile, pensa. Non se lo sarebbe mai aspettato. Eppure è proprio così.

FINE