Saltiamo sulla macchina. Le due donne l'aggrediscono con cento voci. Il Ministro zittisce la figlia con uno schiaffo e la pistola che tiene in pugno fa tacere la moglie: il suo terrore è contagioso

- Via! - mi urla.

- Per dove?

- Dove vuoi. Vai via da Roma!

Innesto la marcia e parto a cento all'ora. Adesso la moglie del Ministro piange. La figlia supplica il padre, rigido come una statua, ripetendo sempre la stessa inutile domanda:

- Perché?

Col clacson premuto imbocco l'Aurelia a centottanta all'ora. San Pietro è già lontano. I pochi vigili fermano il traffico per darmi via libera.

MANCANO SEI MINUTI ALLA FINE

Verde, giallo, rosso. Avanti, avanti, avanti. Niente ha più senso. Quelli che vedo dai finestrini non sono persone, sono spettri. Anche noi siamo spettri.

Vorrei gridare a quella donna con un bambino tra le braccia di stringerlo forte. E a quel meccanico di smetterla di affannarsi. E a quel mendicante di non chiedere più.

Orologi. Dappertutto orologi. Si fermeranno tutti alla stessa ora.

Una vecchia attraversa la strada. Non faccio in tempo a scansarla. Il suo corpo vola a una decina di metri di distanza e il suo sangue mi schizza sul parabrezza. Il Ministro mi urla nelle orecchie e mi preme il revolver contro la nuca:

- Non rallentare! Via! Via! Non hai ucciso nessuno! aveva solo quattro minuti di vita... quattro maledetti minuti! Via!

Ho ucciso una donna. Io che non mangio carne perché voglio bene alle bestie. Eppure sono calmo ma sento le guance bagnate di pianto. Continuo la fuga pazza urlando dal finestrino a tutti quelli che passano:

- Siete morti! Siete tutti morti!!!

Qualcuno mi fa le corna.

Qualcuno ride.

Accelero ma il fungo ci prenderà lo stesso. E sento che è meglio così, non voglio sopravvivere a Roma. Cinque milioni di gradi ha detto, non ce ne accorgeremo neppure. Un garzone su un triciclo mi urla di andare a morì ammazzato. E' quel che sto facendo, ma l'urlo così romano mi accende una speranza: e se fosse tutto un bluff?

MANCANO TRE MINUTI ALLA FINE

Cominciano i campi. Guido sempre alla massima velocità rischiando cento volte di sbattere contro le auto che mi incrociano.

Dei contadini lavorano. Piantano qualcosa. Grido loro che non è più tempo di semi. Non capiscono, ma non sarà mai più tempo di semi.

Le due donne frignano e piangono. Sua Eccellenza ha gli occhi iniettati di sangue. Fissa l'orologio e poi si volge indietro, verso Roma che si allontana. E' diventato un altro: un uomo disperato, spaventato che vuole solo salvare la pelle.

MANCANO DUE MINUTI ALLA FINE

Tutto sta per finire. La mia Roma, io, tutto ciò che conosco. Tutto. Chissà se in Campidoglio il Marcaurelio sta diventando d'oro? Vorrei essere lì per controllare l'antica profezia. E poi mi piacerebbe morire in Campidoglio. Ma non c'è più tempo. Non c'è più tempo per niente.

MANCA UN MINUTO ALLA FINE

La palina stradale dice che siamo al settimo chilometro dell'Aurelia. Siamo sull'orlo del buco. Il Ministro trema e non stacca più gli occhi dalla lancetta dei secondi. Moglie e figlia si aggrappano a lui, terrorizzate.

Sfioro il pulsante di accensione della radio: c'è musica. Poi una voce invita a comprare un sapone che lava più bianco del bianco.

MANCANO DIECI SECONDI ALLA FINE

Un ultimo sorpasso e imbocco a piena velocità un tratto rettilineo.

14,25. La terra vibra e sussulta. La voce della radio muore con uno sfrigolio orribile. Il ministro bestemmia. Le due donne urlano. Il manto stradale si raggrinzisce e si solleva, sale fino al cielo, una luce accecante annulla l'universo, freno istintivamente e sento l'auto che vola via...