Intanto penso: Stai a vedere che l'ho presa sottogamba, 'sta faccenda. Magari restiamo davvero senza mangiare. Magari mi licenziano. E magari ho fatto un'anticipazione di troppo. Torno a Milano in subbuglio.

Finalmente il 17 ottobre leggo l'articolo in questione, pubblicato sul Corriere della fantascienza il giorno 13 e scritto da Enrico Nicolucci, il responsabile del sito Urania & Co. Dopo aver ricevuto e pubblicato il mio annuncio ai lettori sul cambio di periodicità, Nicolucci si è visto chiedere da Silvio Sosio un approfondimento per il Corriere. E l'ha fatto nel tono catastrofico, o per meglio dire amareggiato e deluso, dell'appassionato purosangue quando gli si tocca l'oggetto del suo amore.

Domanda:

Ma perché l'appassionato (dalle cui file acerbe io stesso provengo) non riesce quasi mai a mediare tra la sua frustrazione, tra la reazione emotiva ai fatti e un po' di lucida riflessione sulla realtà?

Risposta (presunta):

Per due motivi. Il primo è che, lo dice la parola stessa, egli è "appassionato", dunque dominato da sentimenti incontrollati che a volte sconfinano nel "tifo" e nel "fan-atismo" (da fan, entusiasta). In secondo luogo, perché nel 90% dei casi egli (o ella) non sa. Non conosce i dati, non lavora nell'ambiente editoriale e tuttavia non può resistere all'impulso di commentare lo stesso, di sfogarsi.

Che cosa non sapeva Nicolucci e il resto della combriccola fantascientifica? Cosa sottacevano i colleghi che mi hanno telefonato affranti nei giorni successivi, chi per farmi le condoglianze e chi per accertarsi se avrebbe fatto in tempo a finire il suo romanzo prima che Urania chiudesse? Quello che vado a illustrarvi qui sotto.

Urania appartiene al gruppo di testate da edicola cui fanno capo anche Il Giallo Mondadori, Segretissimo, I Romanzi. Un settore con un giro d'affari di centinaia di migliaia di euro l'anno e il cui stato di salute (rappresentato dai guadagni al netto dei costi) viene valutato complessivamente, anche se esiste - com'è ovvio - un'analisi dei dati mensili testata per testata. Quello che conta è che il ramo edicola in toto sia in buona salute; per i problemi delle singole pubblicazioni si adotteranno, di volta in volta, i rimedi ritenuti più efficaci dal direttore editoriale. Poiché, da molti anni, le vendite in edicola calano e lo spazio per i libri d'intrattenimento popolare non è più quello di una volta, si è reso necessario fare degli aggiustamenti. Segretissimo, una collana che esce ininterrottamente dal 1960, è diventata mensile più di un anno fa. All'inizio del 2003 anche Il Giallo Mondadori, settimanale fin dal dopoguerra, è passato a quindicinale (in compenso, I Classici del Giallo sono passati da quindicinali a settimanali). Non mi sembra che queste "rivoluzioni" abbiano affossato le collane in questione: anzi, tutt'altro. Nel caso di Segretissimo, la "cura da cavallo" - come la definisce il direttore editoriale, Sandrone Dazieri - ha giovato e la collezione si è rimessa in piedi brillantemente. Idem per i Gialli. La decisione di passare Urania a mensile, che era nell'aria già da tempo, ha questo scopo: far quadrare i conti ed eliminare i costi eccessivi - con perdite conseguenti - di una collezione che fino ad oggi è uscita con le stesse caratteristiche di prezzo e periodicità di quando vendeva trentamila copie negli anni Settanta, o ventiduemila alla fine degli anni Ottanta. Semplicemente, non era più possibile. Oggi i lettori di Urania sono mediamente settemila, quelli di Urania collezione ottomila cinquecento: è evidente che con tirature da dieci-dodicimila copie a numero e vendite nella quantità che abbiamo visto, non era possibile continuare a tre euro e cinquantacinque e a periodicità quattordicinale; una periodicità, fra parentesi, che nessuna collana di fantascienza ha mai avuto dopo il 1975, cioè trent'anni fa!