Dopo trent'anni Asimov si rimette alla macchina da scrivere, per dare un seguito alla più famosa saga fantascientifica. La Seconda Fondazione è ancora pericolosa...
Sono passati 498 anni da quando Hari Seldon fondò la Prima Fondazione e la scienza della psicostoriografia. Al crollo del grande Impero galattico governato dal pianeta-città Trantor avrebbero fatto seguito 30.000 anni di barbarie, se Seldon non avesse trovato il modo di prevedere le mosse dei trilioni di miliardi di esseri umani sparsi per tutta la galassia, e guidarle. Con l'ausilio dei poteri mentali di una casta nascosta e misteriosa: la Seconda Fondazione. Tutto sembra andare come previsto cinque secoli prima dallo scienziato, che appare nei momenti cruciali grazie ad una sorte di visione-ologramma. Ma secondo Goran Trevize, consigliere di Terminus - il pianeta tecnologicamente più avanzato della galassia e sede della Prima Fondazione - il piano di Seldon è troppo perfetto. E la minaccia mentale della Seconda Fondazione riaffiora quando la si credeva debellata per sempre.
Il quarto volume della saga della Fondazione si presenta in linea con i tre romanzi centrali che hanno fatto la storia della fantascienza. La trama è avvincente e ben congegnata, grande qualità questa del maestro Asimov, anche se i personaggi risultano essere delle pedine sull'immenso scacchiere non solo galattico ma anche narrativo: troppo funzionali al racconto e poco profondi. A cinquecento anni dalla nascita della Prima Fondazione Asimov sa come farci rimanere svegli, inserendo nella trama del ciclo la ricerca di un mitico pianeta, chiamato Terra.
La lettura procede sicura e svelta verso la fine del romanzo, che, tuttavia, delude leggermente, se non altro per ciò che viene messo sul fuoco all'inizio di esso.
Rimane comunque un grande scritto, un nuovo degno capitolo del parente nobile di Guerre Stellari.
Nasce a Petrovichi (Russia) nel 1920 e all'età di 3 anni segue i genitori che emigrano negli Stati Uniti. Laureato in Chimica e Biologia, insegna presso la School of Medicine dell'università di Boston.
Contemporaneamente dal 1939 svolge attività di scrittore che lo porterà a ritirarsi dall'insegnamento nel 1950 per dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.
Nell'arco di oltre cinquant'anni sfodera la bellezza di 450 pubblicazioni, tra cui molte divulgative, anche se è ricordato soprattutto per la sua imperiosa e qualitativamente alta produzione fantascientifica. La sua convinzione che il destino dell'uomo sia nelle proprie mani si nota chiaramente nella sua produzione letteraria. Isaac Asimov è morto a Manhattan il 6 aprile 1992.
5 commenti
Aggiungi un commentoLa seconda fondazione è diventata una minaccia!?! °_O
E senza il fantasma!
Il fantasma è la Terra.
è golan trevise, non goran
Romanzo che all'epoca dell'uscita (credo nel 1985, in Italia, due/tre anni dopo l'edizione USA), accolsi con molte aspettative.
Ero - e in parte sono tutt'ora - un vero appassionato del più volte celebrato stile "evocativo" di Asimov; quella sorta di procedere notarile, che lasciava poco spazio ad avventure cosmiche nel senso stretto. La trilogia, per quanto in alcuni tratti un poco scolastica nella sua evoluzione, conservava nel 1985, e conserva oggi, la forte prerogativa di avere nelle vicende Storiche narrate e nel quadro di insieme (il “contesto”) – ovvero quella Galassia di cui Asimov faceva e fa perennemente avvertire il “brusio” - i veri protagonisti assoluti. Poi, da grande quale era, Asimov era anche riuscito nella sua trilogia a creare delle valide spalle a questi due immensi protagonisti (Hardin, su tutti), anche se volutamente sempre e solo tali.
Con L’Orlo della Fondazione Asimov confermava gli ottimi spunti di fondo e la sua maestria di narratore, pur andando invece in questo caso a proporre la più marcata incidenza del fattore umano nella trama. Fattore umano incarnato in due memorabili protagonisti degli accadimenti (Trevize/Gendibal). All’epoca Asimov era certamente un autore più maturo, che poteva benissimo permettersi di districarsi in un approccio diverso del suo celebre trittico; e anche con questo nuovo romanzo convince, pur spostando l’attenzione alle vicende “spicciole”. Al brusio di sottofondo, Asimov sostituisce il pathos della ricerca ai limiti del leggendario (Io, Terra, sono leggenda). A mio avviso meglio, molto meglio sarebbe stato, se avesse mantenuto esclusivamente questa rotta.
Invece, se da un lato Asimov sazia e convince per la coerente impostazione delle pulsioni dei due antagonisti (simili e contrapposti, come due differenti facce della stessa medaglia), e per il citato pathos che accompagna la “ricerca” dell’uno e il “tallonamento” dell’altro, dall’altro lato finisce poi per svilire il tutto con la virata… “super galattica”, che il romanzo prende a un certo punto.
Quasi che l’autore trovasse la necessità di ribadire con forza il marginale ruolo degli uomini o rafforzare piuttosto la sua iniziale idea di fornire un tutore/manovratore super partes delle vicende umane: quello che conoscevamo con il nome di Sheldon prima, di Seconda Fondazione poi e di Gaia in quest’ultimo “Orlo” (…salvo poi fornircene un’ulteriore nel finale del successivo romanzo “Fondazione e Terra”…prodomico forse, ed in tal senso incompiuto, a potenziali conflitti intergalattici).
Romanzo che vale comunque la pena di leggere. Con l’amara sensazione, peraltro, che avrebbe potuto essere il migliore di tutto questo ciclo storico, se non avesse voluto esplorare ipotesi troppo fantasiose
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