Per Douglas Adams, lo spazio è vasto, incredibilmente vasto. Ma evidentemente non lo è abbastanza, almeno nelle vicinanze della Terra. Il problema del traffico orbitante sta infatti diventando ogni giorno più grave. Il numero di satelliti che orbitano intorno alla Terra è in costante crescita. C'è di tutto: satelliti militari, geografici, meteorologici, per telecomunicazioni, per osservazioni astronomiche, al punto che lassù si comincia a stare stretti. A questa situazione già non facile da gestire, bisogna aggiungere il problema della "spazzatura spaziale". Se all'inizio dell'era spaziale forse non si pensava a questo come a un problema vista la "vastità" dello spazio, adesso l'affollamento in orbita comincia a risultare davvero problematico. Basti pensare che, a partire dal 1958, anno dell'inizio dei primi lanci spaziali, si stima siano stati lanciati dalla Terra oltre 23.000 oggetti più grandi di 10 centimetri. Di questi, 7.500 sono tuttora in orbita, e solo 500 sono funzionanti. Il resto è spazzatura, con cui però spesso bisogna fare i conti. Nel dicembre 2001, ad esempio, lo Space Shuttle ha dovuto intraprendere una manovra per spostare la Stazione Spaziale Internazionale dalla rotta di collisione con lo stadio abbandonato di un razzo russo, che sarebbe passato pericolosamente troppo vicino alla stazione. Oltre agli oggetti che non sono più operativi, bisogna dunque anche considerare detriti di esplosioni e frammenti di vettori o veicoli spaziali. Ma a rendere le cose ancora peggiori, è la stima secondo cui esisterebbero in orbita da 70.000 a 120.000 frammenti più piccoli di un centimetro, proiettili impossibili da prevedere che, muovendosi a velocità di circa 6 km/s, possono non solo danneggiare veicoli o apparecchiature in orbita, ma mettere in pericolo la vita degli astronauti in una specie di drammatica roulette russa orbitale. Secondo le stime del European Space Operations Centre (ESOC) dell'ESA (Darmstadt - Germania), che è incaricato di "tracciare" tutta la spazzatura spaziale, l'ammontare degli oggetti inerti che orbita intorno alla Terra aumenta del 5% ogni anno. Va detto innanzitutto che rimuovere vecchi e grossi satelliti non più operativi dall'orbita terrestre non è sempre facile, soprattutto quando non si è certi della loro completa disintegrazione nell'atmosfera. Così, per evitare qualsiasi rischio al suolo, si preferisce sempre tenerli lassù. Per cercare di ovviare a questo problema, l'ESA sta sviluppando il Progetto Darwin. Il concetto di Darwin è l'utilizzo di una flotta di sei piccoli telescopi, ciascuno di due metri di diametro, che volano in una formazione serrata in modo da simulare un singolo telescopio di 250 m di diametro. Una volta sviluppata, la tecnologia di utilizzare "flotte" di piccoli satelliti che rimpiazzino quelli grandi e pericolosi, presenterebbe numerosi vantaggi. Innanzitutto i singoli pezzi sarebbero più leggeri, facili da produrre e probabilmente più economici e semplici da trasportare, ma, cosa ancor più importante, una volta terminata la "vita" del satellite-flotta, si potrebbe far cadere i singoli, piccoli oggetti sulla Terra con l'assoluta certezza della completa disintegrazione nell'atmosfera, senza quindi alcun rischio per gli abitanti del pianeta.