Colonia, Germania: il tassista-giornalista Tarek Fahd, attratto dalla buona ricompensa in denaro, decide di partecipare in qualità di volontario ad un esperimento che coinvolge la locale università e, sotto sotto, l'esercito. I 20 uomini coinvolti vengono prima sottoposti a una serie di test psicologici e poi divisi in due gruppi, 8 guardie e 12 prigionieri: i primi non devono usare la violenza per farsi obbedire, i secondi devono fare tutto ciò che viene detto loro da parte dei guardiani. Tarek, che si è portato dietro una piccola macchina fotografica digitale nascosta in un paio di occhiali, medita di vendere i retroscena dell'esperimento ad un giornale scandalistico e decide di provocare qualcuna delle guardie per movimentare un po' le cose e vedere quello che succede. La spirale di violenza che ne scaturisce è del tutto inaspettata, sia per Tarek sia per il responsabile dell'esperimento che però, timoroso di perdere i finanziamenti per le sue ricerche, decide di non sospendere tutto nonostante il parere contrario di una collega. Nel giro di pochi giorni l'odio tra i due gruppi di persone ha raggiunto livelli impensati e una notte le cose degenerano completamente...

Grande successo al botteghino tedesco Das Experiment è un thriller furbetto che semplicemente sfrutta il filone del Grande Fratello televisivo portandolo alle estreme conseguenze, facendo leva sulle tendenze voyeristiche degli spettatori e la naturale predisposizione psicologica a schierarsi dalla parte dei prigionieri, come nei classici film di fuga dai penitenziari, dove c'è sempre un carceriere aguzzino cattivissimo. Nel trailer si fa cenno ad un certo esperimento che si sarebbe svolto nel 1999 ma non c'è niente di vero, sebbene il film cerchi di darsi un'aria di rispettabilità tirando in ballo come fonte di ispirazione un famoso esperimento di psicologia condotto dall'americana Stanford University nei primi anni 70. In realtà, come nel caso emblematico di A beautiful mind, le attinenze alla realtà sono alquanto vaghe ed entrambi i film ben presto imboccano la strada della finzione cinematografica più ovvia, lasciando però lo spettatore incerto su dove finiscano le cose vere e comincino quelle inventate. Da qui la critica presa di distanze della APA, l'Associazione degli Psicologi Americani, che ha fermamente criticato il film. Mario Giordano, autore del romanzo Black box da cui il soggetto è tratto, ribadisce che non era suo intento realizzare un trattato di psicologia ma semplicemente raccontare una storia di fiction cercando di mantenere una certa plausibilità. Ne prendiamo atto ma rimane la fastidiosa sensazione che si sia voluto dare un'aria di Basato su fatti realmente accaduti ad una vicenda invece frutto di fantasia dove soprattutto nel gratuito finale, tra improbabili fughe, coltellate fermate con le mani e spargimento di sangue da film dell'orrore, ogni credibilità è irrimediabilmente persa. Il regista Oliver Hirschbiegel ha fatto carriera alla TV tedesca e ha diretto anche qualche puntata de Il commissario Rex, ma il premio da lui vinto al Montreal World Film Festival come Miglior Regista appare essere altamente discutibile: vedere il modo in cui è raccontata anche visivamente l'immancabile e banale storiella d'amore tra Lui e Lei che, in un abbondare di dissolvenze incrociate, si pensano a distanza negli stessi momenti. Il film dunque vale poco ma sono comunque bravi gli attori, a cominciare da Moritz Bleibtreu (Tarek), lanciatissimo dopo il successo di Lola corre.