Ci sono certi film di cui non andrebbero mai fatti i remake. Almeno non senza un'idea portante altrettanto forte rispetto a quella dell'originale. La cosa sorprendente di Invasion è che, a dispetto di ogni possibile previsione, c'erano tutti i presupposti per fare un grande film. Ma poi qualcosa è andato 'storto'.

Invasion, infatti, non è - come si dice volgarmente - 'brutto', ma si vede che ci troviamo davanti a una pellicola quantomeno 'problematica' dove le cose, chissà poi perché, non hanno funzionato fino alla fine.

Si vocifera che il talentuoso regista tedesco Oliver Hirschbiegel (La Caduta) sia stato, a un certo punto, rimpiazzato dai fratelli Wachovski, ma si tratta di congetture e pettegolezzi: il dato certo, perché evidente, è che a un dato momento del film la storia sfugge di mano alla produzione. Tentando, infatti, di replicare il finale dell'originale, la pellicola scivola in una faciloneria quantomeno 'inaccettabile' per lo spettatore del ventunesimo secolo. In più, sempre verso la metà del film, c'è un inquietante cambiamento di tono che trasforma la storia di alieni nati attraverso un virus che dà vita a una mutazione del DNA, in una storia quasi di 'zombie'.

Ma andiamo con ordine.

L'invasione degli ultracorpi era un film geniale, perché in piena Guerra Fredda dava corpo allo spirito della propaganda anticomunista, rivendicando per i protagonisti della storia il diritto alle emozioni di cui gli alieni (e anche i comunisti evidentemente...) erano privi. Secondo la storia di cinquanta anni fa e secondo anche il film di oggi sono proprio i sentimenti, buoni o cattivi che siano, gli elementi fondanti l'essere umano. Il film diretto da Don Siegel nel 1956, di cui c'è già stato un remake nel 1978, aveva una struttura compatta che sfruttava la discutibile metafora ideologica per dare comunque vita ad una storia di tensione ed intrattenimento.

E' vero, sotto al letto c'erano dei ridicoli 'baccelloni' da cui uscivano gli esseri umani clonati, ma in un'era ante DNA, era difficile immaginare qualcos'altro. Il fascino del bianco e nero e le semplificazioni di quegli anni, hanno trasformato quel piccolo film in un pilastro del cinema politico e di fantascienza.

Oggi, invece, venuta meno l'ansia ideologica, gli alieni sulla Terra arrivano evidentemente a placare gli esacerbati animi umani e gli effetti del cambiamento (che arriva in maniera un po' schifosa attraverso il contatto con la saliva e il vomito...) sono, però, tutt'altro che 'malvagi'.

Le televisioni di tutto il mondo raccontano di notizie che non possono non rubarci un sorriso al giorno d'oggi: Bush che abbraccia Chavez, la Corea del Nord che rifugge spontaneamente dal programma nucleare, la pace a Bagdad, il ritiro dall'Afghanistan, la fine della guerra arabo-israeliana... insomma, un vero 'sogno'. Anche se meno 'forte' rispetto alla paura del comunismo, è evidente che la molla di guardare agli extraterrestri come a dei pacificatori fa scattare meccanismi narrativi inattesi di cui era lecito attendersi uno sfruttamento 'intensivo'.

Peccato, però, che questo non accada e una bellissima Nicole Kidman, e due attori affascinanti e capaci come Daniel Craig e Jeremy Northam si trovino ad interpretare personaggi 'semplificati' e 'impoveriti' da dialoghi che sembrano ruotare intorno al tema centrale senza andare mai al cuore di esso.

Perdere la propria umanità sarà, poi, una cosa così grave se in cambio ci sarà pace, uguaglianza, democrazia, unità?

La risposta non c'è, purtroppo. Non c'è una rivendicazione, non c'è violenza. Nicole Kidman, peraltro bravissima, non corre a rivendicare la sua umanità, ma insiste a proteggere suo figlio.

E qui viene introdotto un altro argomento interessante e nuovo su cui non si riflette abbastanza: il fatto che ci siano persone 'immuni' al virus alieno.

Cosa ne sarà di loro in una società perfetta? Potranno essere tollerati i diversi?

Argomenti di grande appeal e spessore filosofico, lasciati alle spalle in cambio del solito action movie tutto inseguimenti e corse in macchina, con qualche momento migliore di altri grazie al fascino di una Nicole Kidman strepitosa, pronta a tutto pur di salvare suo figlio.

Veloce e affrettato, Invasion è un'occasione persa per dare vita non solo a una grande pellicola di fantascienza, ma anche un ottimo remake in grado, contrariamente a quanto ci si potesse attendere sulla carta, di andare oltre il tema dell'originale e radicarlo, invece, nell'attualità.

Un vero peccato per una pellicola che da un certo momento in poi, frana mostrando i soliti difetti dei film di fantascienza che pur parlando del mondo intero, si limitano a raccontarlo tramite la risorsa della televisione.

Così come per Signs di M. Night Shyamalan mostrare un'invasione del mondo, solo attraverso lo schermo televisivo, non 'paga'.

Va anche detto, però, che quello che più colpisce di Invasion è lo scagliarsi contro la censura politica dei media con i cittadini americani che leggono i siti Internet europei per capire quello che accade in quel paese. Una nota politica interessante per un film che in certi momenti ricorda la staticità di Gattaca.

Visivamente intrigante, spaventoso per la sua violenza nemmeno troppo sopita, Invasion è un remake che, dopo tutto, forse, forse avremmo voluto vedere davvero. A patto, però, che fosse stato 'fatto bene'.

Così come ce lo siamo trovati davanti, rappresenta una delle più grandi occasioni sprecate degli ultimi anni, nonostante l'idea di fondo fosse veramente forte come quella di Cinquanta anni fa e la portasse, attualizzandola, alle sue massime conseguenze.

In più vale la pena riflettere sul finale: l'inevitabile happy ending risulta comunque essere diverso da un vero e proprio lieto fine. Nel mondo così come lo vediamo raccontato, flagellato da guerre e terrore, sarebbe stato davvero meglio che avessero vinto gli alieni che per quanto freddi, remoti e distanti, sembrano migliori di tanti esseri umani che conosciamo.

Un'altra idea brillante che appellandosi alla nostra umanità e non più alla politica ci mette dinanzi ad un dilemma su cui è interessante riflettere.

La pace è una posta sufficiente in cambio della fine degli esseri umani così come siamo da migliaia di anni? Soprusi, violenze, fame e disperazione valgono l'illusione della libertà?

Purtroppo, nonostante le tante suggestioni, questo film non è in grado di meditare una risposta sensata davanti a quesiti tanto interessanti e attuali. Un vero peccato che non si sia lavorato di più su questo spunto narrativo. Anzi, forse, di più: uno spreco per chi crede che il cinema, non solo di fantascienza, sia fatto di grandi idee raccontate attraverso storie interessanti e, perfino, importanti.

Una pellicola, comunque, da vedere per apprezzare fino in fondo il senso ultimi di un tentativo di innovazione, purtroppo, andato male per qualche motivo che non ci è dato, per il momento, sapere. Peccato!