We want information… information… information!

Who are you?

I am Number Two.

Who is Number One?

You are Number Six.

I am not a number! I am a free man!

Seguiva la risata di Numero Due: questo scambio, reso famoso anche dalla canzone omonima degli Iron Maiden, era nella sigla di The Prisoner (Il prigioniero in Italia), leggendaria serie tv britannica creata, scritta e prodotta dallo stesso attore protagonista, Patrick McGoohan. Una serie per la quale il termine “iconico”, oggi abbastanza abusato, è del tutto adeguato. Chi l'ha vista all'epoca, o magari ha avuto modo di vederla in seguito, difficilmente dimentica la falsa atmosfera idilliaca del Villaggio, i Rover, semplici palloni bianchi capaci però di incutere terrore quando davano la caccia ai fuggitivi, l'“Allarme arancione”, e soprattutto il ghigno sardonico del protagonista, Numero Sei.

La sigla della serie conteneva l'antefatto: un uomo, probabilemte un angente segreto o comunque un ufficiale di un'agenzia governativa, litiga con il suo superiore e si licenzia; quando torna a casa, un  gas soporifero lo addormenta. Al suo risveglio scopre di essere ancora a casa propria, ma fuori di essa non c'è più Londra ma il Villaggio, dove nessuno ha un nome e tutti hanno un numero. L'uomo scoprirà ben presto di essere il Numero Sei, e che a capo del Villaggio c'è un Numero Due in rappresentanza di un ignoto Numero Uno. Lo scopo della sua "detenzione”: spezzare la sua resistenza e scoprire il suo segreto. Lo scopo di Numero Sei? Fuggire dal Villaggio.

Dopo diciassette episodi, l'ultimo dei quali – Fall Out, andato in onda nel febbraio del 1968 – piuttosto "lisergico", la serie si chiudeva lasciando tutte le sue domande senza risposta, cosa che probabilmente avrà indispettito non poco gli appassionati dell'epoca, ma contribuì indubbiamente ad alimentare il mito del Prigioniero.

"Orange Alert!"
"Orange Alert!"

Nel 2009 in USA venne realizzata una miniserie remake, con Ian McKellen e Jim Caviezel, buona ma ben lontana dal replicare il fascino dell'originale.

JMS

Recentemente J. Michael Straczynski, il creatore della serie Babylon 5, ha parlato di The Prisoner svelando di aver avuto diversi colloqui con Alexis Kanner,  che aveva anche lavorato nella serie ma soprattutto aveva avuto lunghe chiacchierate con McGoohan, del qule era amico personale, a proposito della serie. JMS, fan di lunga data di The Prisoner, ha esposto a Kanner le sue teorie, vedendole sostanzialmente confermate.Ecco quindi la spiegazione di The Prisoner, secondo J. Michael Straczynski.

Chi è il protagonista

In sostanza, il protagonista di The Prisoner è John Drake, il protagonista della serie precedente a cui aveva lavorato McGoohan, Danger Man. McGoohan preferì non usare direttamente il nome, per evitare complicazioni di diritti e lasciare la serie del tutto indipendente, ma si può notare che l'ufficio in cui il protagonista dà le dimissioni nella sigla è praticamente lo stesso. Fu proprio lavorando a un paio di episodi di Danger Man ambientati a Portmerion, in Galles (che sarà poi il set di The Prisoner) che McGoohan ebbe l'idea della serie.

Una scena da <i>Danger Man</i> in cui si vede l'ufficio di John Drake, futuro “Numero Uno”
Una scena da Danger Man in cui si vede l'ufficio di John Drake, futuro “Numero Uno”

Cosa accade nell'ufficio

Al protagonista viene offerta la direzione del Villaggio, il cui scopo è spezzare la resistenza di prigionieri ai quali occorre estorcere informazioni. Ma lui rifiuta considerandola un'impresa orrenda e destinata al fallimento. I suoi superiori non hanno intenzione di recedere e quindi fanno un patto: lui si licenzierà e verrà quindi rinchiuso nel Villaggio. Se entro una certa data riusciranno a estorcergli un segreto, allora vorrà dire che il Villaggio funziona e lui assumerà il ruolo di Numero Uno. Altrimenti, l'impresa verrà smantellata.

Il segreto

Il segreto di Numero Sei è, semplicemente, il motivo per cui si è licenziato. Non è un vero segreto, nel senso che i suoi superiori lo conoscono (ma non i Numeri Due del Villaggio, che devono estorcerglielo), e non è un segreto che abbia un vero valore oggettivo. È solo una pedina, un elemento simbolico in un gioco di scacchi.

Numero Sei e Numero Due.
Numero Sei e Numero Due.

La sfida

La sfida per i vari numeri Due che si susseguono nella serie quindi, in particolare per quello interpretato da Leo McKern che compare nel secondo e nell'ultimo episodio, è riuscire a spezzare Numero Sei entro la scadenza massima. Senza, però, causargli danni fisici o rischiare di ucciderlo, perché Numero Sei è, in realtà, un suo superiore.

Il finale

Alla fine la sfida verrà persa, e nell'ultimo episodio, in cui Numero Sei è in preda alle allucinazioni a causa delle droghe ricevute nell'episodio precedente, alla fine si imporrà e come primo e ultimo atto da Numero Uno chiuderà il Villaggio. Solo per rendersi conto, una volta tornato a casa, che lo stesso mondo reale sta diventando sempre più simile al Villaggio.

Who is Number One?

Come avete capito, quindi, la teoria secondo cui la risposta "You are Number Six" vada letta con una virgola in mezzo ("You Are, Number Six", quindi "sei tu, Numero Sei) era accurata.

Ma perché Numero Sei chiedeva continuamente chi fosse il Numero Uno? Secondo JMS le spiegazioni possono essere due: voleva sapere se un altro Numero Uno fosse stato nominato al suo posto o, più probabilmente, voleva semplicemente mettere in difficoltà il Numero Due con una domanda alla quale non avrebbe potuto rispondere.

Ora sappiamo chi era Numero Uno. Ma Numero Cinque?
Ora sappiamo chi era Numero Uno. Ma Numero Cinque?

Aneddoto

JMS racconta anche un divertente aneddoto dei tempi della produzione della serie. Patrick McGoohan si faceva un punto d'onore di essere il primo ad arrivare sul set, molto presto, alle sei di mattina. Alexis Tanner un giorno decise di precederlo e arrivò alle sei meno un quarto. Il giorno dopo, McGoohan arrivò alle cinque e mezzo. E Tanner il giorno dopo si presentò alle cinque e un quarto. La cosa andò avanti così, senza che i due ne parlassero tra loro, una sfida silenziosa. Finché un giorno, alle quattro e mezza, Tanner trovò McGoohan seduto sul gradito del portone, con una tazza di caffè. McGoohan gli disse solo: "basta", poi si girò, entrò e sbatté la porta.