Pronti al binge watching

mascotte del festival
mascotte del festival

Come ogni anno, il direttore ci ha narcotizzato e spedito a Trieste per il miglior festival di fantascienza italiano. Ma questa non è un’edizione come le altre.

I dieci anni di Avatar, i venti di Matrix, i trenta di Society e Ritorno Al Futuro parte II. I quaranta di Alien e Mad Max, i cinquanta di Plan 9 From Outer Space. Ma anche i sessanta di Starship Troopers, i settanta di 1984, gli ottanta di Batman. Ogni anno ha i suoi anniversari, ma questo 2019 sembra fatto apposta per noi. E non citiamo neanche il fatto che, tra pochi giorni, entreremo ufficialmente nell’iconico “NOVEMBER, 2019”.  

A far compagnia allo scassatissimo Plan 9 From Outer Space, compie cinquant’anni anche La Cappella Underground, ovvero la storica associazione triestina che trama nell’ombra per regalarci ogni anno questo Trieste Science+Fiction.

Ma basta col passato. Il 2020, con tutta la sua evocatività grafica, sarà un anno importante per Trieste, che ospiterà l’ESOF (Euroscience Open Forum), una manifestazione di altissimo profilo. E il TS+FF, come dicevamo gli scorsi anni, è pronto a offrire il suo contributo non sono nella fanta ma anche nella scienza.

trieste capitale scienza
trieste capitale scienza

La città, quasi per farci sentire tutto questo, ci accoglie con un clima post apocalittico da manuale: nubi minacciose, bora in gran forma e pioggerella pungente. “Fino a pochi giorni fa, facevo il bagno qui in città” ci confida il presentatore Lorenzo Bertuzzi nella hall del Politeama Rossetti, grazie a dio ancora la location principale del festival. 

Piccolo salto temporale: ore 17, Teatro Miela: si parte con Alien in versione restaurata (buon compleanno Ripley). Inutile dire quello che già sapete: in quest’epoca di CGI, questo masterpiece ha ancora molto da dire in termini visivi, nonostante l’esiguo minutaggio riservato al mostro (o meglio ai mostri). E il recente e inatteso successo planetario del Joker, quanto di più distante dal green screen in ambito supereroico, non fa che confermare quello che tutto noi sapevamo già: la capacità tecnica non è niente senza idee.

Per la prima volta in anni, siamo purtroppo costretti a saltare la cerimonia di apertura e il seguente film. Ma la performance di danza e visual pare essere andata a segno. E Little Joe, essendo fresco di Oscar, serve a urlare a tutti che anche stavolta non si scherza. Ci rifaremo nei prossimi giorni, sempre che il perfido direttore non ci spedisca un T1000 per punizione.

Segue il deludente Depraved, che cerca di rivitalizzare il mito di Frankenstein (pessima scelta di parole) ma con mediocri risultati. L’aspetto visivo è quello che ci ha lasciato più dubbiosi: i neuroni in sovrimpressione, oltre ad avere qualche fosca funzione narrativa, ci hanno fatto rimpiangere la computer grafica de Il Tagliaerbe. E la storia si dipana con un dinamismo tale che gli ultimi venti minuti hanno messo alla prova in molti.

depraved
depraved

Inutile dire che dal Science+Fiction ci aspettiamo molto di più. E sfogliando il catalogo, sentiamo odore di grande edizione. Parlando di CGI e effetti speciali, abbiamo già le lacrime agli occhi per la presenza di Phil Tippett, ovvero uno dei principali responsabili di Jurassic Park, giusto a un anno da quando Douglas Trumbull si materializzò sul palco del festival

Tutti in ginocchio anche per Brian Yuzna:  settanta candeline pure per lui.