Sulla scorta del successo de Il sesto senso, il film diretto dal regista di Patch Adams sui casi di morte apparente esaminati nei saggi di Raymond Moody Jr. è un'intrigante contaminazione tra le ansie metafisiche e i dubbi di ciascuno di noi, con fenomeni che non riusciamo a spiegare con la pura interpretazione razionale. Purtroppo, però, un'occasione mancata per un sempre monolitico Kevin Costner dalla carriera ormai in caduta libera. La storia del medico che riceve messaggi dalla moglie morta attraverso i bambini malati di tumore che hanno esperienze di pre-morte, potrebbe risultare intrigante se Costner non fosse l'attore meno capace al mondo di esprimere una variegata gamma di pulsioni e incertezze. I toni New Age del film e l'elemento profondamente umano della storia sono affogati in una narrazione efficace, che impatta contro l'inespressività congenita di Costner e il suo estremo compiacimento.

Senza alcuna fragilità, senza coinvolgere mai il pubblico Il segno della libellula è un ibrido nato lungo la terra di confine tra il cinema della tensione e la cronaca quotidiana. Una pellicola che poteva dirsi riuscita solo a patto di mantenere un equilibrio sottile tra mistero e fede, speranza e incertezza. Un processo invalidato dalla presenza goffa e inutile di un Kevin Costner che come attore non ha davvero più niente da offrire.