Un avvenimento apparentemente banale, il ritrovamento di una vecchia e bizzarra scultura in un cimitero abbandonato, è l'inizio di una vicenda complessa e piena di misteri e orribili pericoli.
Dal paese di Isling il protagonista si troverà coinvolto in una spirale di strani incidenti, morti e disastri che lo condurranno dapprima a Stonehenge, poi nella remota isola di Pasqua e infine oltre i confini dell'immaginabile.
Questo il tema del romanzo I giganti di pietra, il cui autore Donald Wandrei iniziò a scrivere nel 1927, per poi fondare, in collaborazione con August William Derleth, la Arkham House, casa editrice dedita alla divulgazione di opere legate all'universo dei Miti creato da H. P. Lovecraft.
Specializzato nei racconti Wandrei ha scritto solo questo romanzo, ispirandosi ovviamente all'universo dei Miti di Cthulhu ma nel contempo aggiungendo argomenti classici della fantascienza.
Il libro
Visti dallo spazio i Megaliti di Stonehenge in Inghilterra e i Moai dell’Isola di Pasqua non sono poi così lontani. È quello che scopre a proprie spese Carter E. Graham, curatore museale e protagonista de “I giganti di pietra” di Donald Wandrei.
Un manufatto maledetto costringe Carter ad abbandonare la propria vita di studioso, trascinandolo in un’avventura degna di Indiana Jones, in cui non esiste soluzione di continuità tra archeologia e orrore. Il romanzo deve molto ai Miti di Cthulhu di Lovecraft. Il posto dei Grandi Antichi in questo caso è affidato ai Titani, alieni che dominavano il pianeta in tempi remoti, e che ora minacciano di tornare sulla Terra per giudicarla e distruggerla. Un classico che segna una pietra miliare nel proficuo connubio fra la narrativa fantascientifica e il romanzo gotico.
Una curiosità. La prima stesura del libro, con il titolo “Dead Titans, Waken!”, fu scritta nel 1932 e rifiutata da tre diversi editori. Ci vollero quindici anni, un pesante lavoro di editing e la fondazione di una casa editrice da parte dell’autore, la Arkham House, perché finalmente l’opera fosse stampata con un nuovo titolo, “The Web of Easter Island” (1948). In traduzione italiana, comparve nel 1956 su Urania n. 120 e nella collana Classici Fantascienza n. 14 di Mondadori, nella nuova traduzione di Andreina Negretti nel 1978. A quarant’anni da questa data, proprio come il manufatto riesumato da Carter E. Graham, il romanzo torna a vedere la luce delle edicole italiane ai primi giorni di novembre.
Donald Wandrei, I giganti di pietra (The Web of Easter Island, 1948) traduzione di Andreina Negretti, Mondadori, Urania Collezione 190, pagine 182, euro 6,90, ebook Euro 3,99.
1 commenti
Aggiungi un commentoFantarcheologia ? Esoterismo ? Racconto Gotico ? Un opera che omaggia Lovercraft sia ricreandone le atmosfere, che attraverso la descrizione di oggetti mistici , le citazioni in linguaggio ancestrale ed i richiami al passato remoto dell’ umanità.
Il racconto per la trama principale e nei primi capitoli è gradevole ed avvincente , una diversione a metà libro non aggiunge nulla al mistero rompendone la continuità, fortunatamente ritornando alla trama principale l’atmosfera si fa di nuovo cupa e avvincente, nel il finale si sconta una caduta di tensione.
Letto tanti anni fa e poi in larga parte dimenticato , riletto oggi mi ha affascinato con una scrittura scorrevole ed una certa dose di pathos, tuttavia ho riscontrato una certa discontinuità nelle pagine centrali forse dovuta a qualche taglio.
In conclusione un buon racconto che vale una lettura , ma intendiamoci è lontano dagli scritti del maestro H. P. Lovercraft.
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