Ci alziamo dal letto con un conflitto interiore: senso del dovere o sopravvivenza? Perché oggi a Trieste Science+Fiction, oltre a una barca di film e cortometraggi, verranno proiettati due grandissimi classici: Stalker di Tarkovskij al Miela e 2001: Odissea nello spazio al Rossetti. Non proprio due robette leggere. Questo ci impone una scelta e – data la contestuale premiazione del mago degli effetti speciali Douglas Trumbull – decidiamo per Kubrick. Scusa, Andrej.

Cortometraggi: in botte piccola a volte sta il vino buono (Foto: Giulia Carollo)
Cortometraggi: in botte piccola a volte sta il vino buono (Foto: Giulia Carollo)

Le porte del Rossetti si aprono nel primo pomeriggio per la seconda parte della selezione di corti del Trieste Science+Fiction che concorrono per il Méliès d’argento. E non c’è storia, la qualità si impenna drasticamente rispetto a ieri.

Il travolgente Attack of the Cyber Octopus esibisce molto più di belle citazioni: costumi e musiche totalmente a fuoco, battute memorabili per venti minuti di godimento cinefilo (le ambientazioni "prese in prestito" da Blade Runner sono davvero fatte da dio). Nonostante viva in Estonia, scopriamo che il regista Nicola Piovesan è veneto come noi e che ha trovato i finanziamenti per il corto grazie a una campagna di crowdfunding di successo, arrivando oltre i 24.000 euro – ben 6.000 più del goal. Non stupisce quindi che anche per lo spin-off Robot Will Protect You abbia scelto la stessa forma di finanziamento ottenendo grandi risultati, dateci un occhio su Kickstarter.

L’inglese Two puddles gioca tutto sulla velocità: un padre e una figlia finiscono in una sorta di loop, continuando a darsi il cambio dentro e fuori da due pozzanghere. Una sventurata quanto provvidenziale passante spezzerà l’anello cadendoci dentro a sua volta.

Esteticamente interessanti anche l’impeccabile Rain Catcher e l’italiano Then & Now, che fonde filmati d’epoca a nuove riprese in un continuum convincente.

Raggi fotonici! (Foto: Giulia Carollo)
Raggi fotonici! (Foto: Giulia Carollo)

La giornata prosegue con l’assegnazione dell’Urania d’Argento a Trumbull, che presenta la versione restaurata di 2001: Odissea nello spazio in occasione del cinquantesimo compleanno del film. Ero giovanissimo quando ho avuto l’occasione di cambiare il mondo del cinema partecipando a quel capolavoro. Ora vorrei continuare a farlo esclama temerario Trumbull ormai settantaseienne. Rivedere l’Odissea su grande schermo conferma che il buon cinema, quello vero, non invecchia mai. 

Lasciati i ritmi dilatati dello spazio più profondo, torniamo sulla terra con il divertente Freaks, che sfoggia un cast da leccarsi i baffi: Emile Hirsch (Into the Wild) affianca lo storico Bruce Dern, già al lavoro con Hitchcock, Pollack, Corman, Peckinpah, Tarantino e Trumbull stesso (nel suo primo, furbo lungometraggio chiamato 2002: la seconda odissea). La storia parte con padre e figlia barricati in casa e un inquietante gelataio che staziona appena fuori dal loro cancello. Ma non ci mette poi così tanto a trasformarsi in un film su superpoteri e mutanti braccati da presunti normali, perdendo molto del fascino iniziale. Ma lasciando comunque la sala in visibilio.

Il veterano Bruce Dern al lavoro
Il veterano Bruce Dern al lavoro

Chiusura poco convincente con Elizabeth Harvest: un moderno scienziato pazzo si accanisce sui cloni della moglie morta, cosa praticamente già spiattellata dopo neanche un quarto d’ora di film. Il resto sono primi piani della (bella) protagonista, twist senza capo né coda (dopo la morte dello scienziato si scopre che il figlio cieco è in realtà un suo clone), inspiegabili scelte di sceneggiatura (l’aiutante dello scienziato che ha un mezzo infarto e scompare dalla storia) e interminabili flashback da parte di vari personaggi. Stendiamo un velo pietoso sul personaggio del figlio, pardon, del clone cieco, minaccioso quanto uno yogurt scaduto. Data la perizia dimostrata nella messa in scena, consigliamo al regista  Sebastian Gutierrez, nel caso si trovi ancora in difficoltà narrative, di concentrare i suoi sforzi su un cortometraggio. Anche perché nella vita devi stare attento, quando sulla tua fedina penale c’è la sceneggiatura di Snakes on a Plane.