La fantascienza per sua natura gioca d’anticipo sul tempo, predicendo scoperte e modelli sociali con un piglio profetico spesso sorprendente. Al principio degli anni cinquanta gli Ufo hanno appena iniziato a conquistare i cieli dei media, ma la presenza di Kepler-452 b, il nostro mondo gemello, resta ancora occultata nella costellazione del Cigno. Ci pensa il fumetto allora a offrirne un surrogato più vicino e altrettanto separato alla nascita, lo ideano per la United Feature Syndicate l’immaginifico Oskar Lebeck (già scenografo, designer, editor) e il collaboratore di Lyman Young, Alden Mc Williams. Il “fratellino” si chiama Terra. Senza ricorrere a telescopi o costose missioni Nasa lo si può visitare per pochi centesimi nelle strisce e le tavole domenicali di Twin Earths.

A differenza delle narrazioni anni Trenta focalizzate su singole figure eroiche, Terre Gemelle lavora su

scala maggiorata affrontando le conseguenze dell’incontro con una civiltà extraterrestre, un confronto reso più spiazzante dalla similitudine planetaria.

Terra, ribattezzata Tellus in Italia per evitare confusione, orbita a un tiro di schioppo da noi dal lato opposto del Sole, dove prospera invisibile dando asilo a una razza identica alla nostra, ma molto più evoluta tecnologicamente.

Il contatto con la civiltà altra potrebbe produrre un proficuo scambio di vedute, per quanto reso asimmetrico dai limiti dell’arretratezza terrestre. Fortunatamente siamo piuttosto lontani dai polipoidi de La guerra dei mondi di Herbert George Wells o dagli aracnidi combattenti di Robert Heinlein, di conseguenza l’affinità fisica e l’aspetto gradevole dei Terraniani (modello caucasico) non dovrebbero ispirare particolare sospetto. Bisogna ricordare, però, che ci troviamo nel 1952. Due anni prima la campagna di Corea incrudisce le tensioni internazionali della Guerra Fredda e i Russi, per quanto bianchi e biondi come un anglosassone, incarnano comunque il Nemico nell’opinione comune.

Appare fatale perciò che i fratelli da un altro mondo possano costituire un pericolo in potenza, da tenere con le antenne drizzate le forze terrestri. E viceversa.

In questo clima poco ottimista, con l’episodio Spy From Another Earth avviene il primo approccio tra un abitante di Terra, la spia Vana, con un dirigente del FBI, Garry Verth.

La bella bruna, in apparenza non diversa da qualsiasi signorina targata USA, si presenta all’ufficio di Verth per chiedere protezione. Qualcuno ha attentato alla sua vita e lei ritiene si tratti di killer provenienti dal suo pianeta, un astro gemello di cui i terrestri ignorano del tutto l’esistenza.

Davanti a una sparata così grossa i federali le consigliano di rivolgersi a uno strizzacervelli, ma la donna fruga nella trousse stupendoli con qualche gadget ad alta impossibilità fisica. Per maggior scrupolo, fornisce anche le coordinate per individuare gli osservatori orbitali dei suoi, stazioni d’appoggio dei famigerati “dischi volanti”.

Non resta altro che crederle.

La scoperta del pianeta gemello è risolta dunque in una manciata di strisce, fornendo subito un assunto di base che butta il lettore in un plot spionistico condito da accenni di sfumature rosa.

Il governo di Terra, spiegherà Vana, tiene da anni i terrestri sotto esame per timore che possano diventare una minaccia bellica, ma per questo scopo “scoraggia” le sue spie dall’intrattenere rapporti con i propri obiettivi. Anche ricorrendo a misure estreme.

Proprio per non dover indossare una bara al posto del solito tailleur, la spia decide di collaborare con l’FBI e nel tempo che trascorre col fascinoso Garry snocciola più informazioni di Alberto Angela in una puntata di Ulisse. Un ricorso a parentesi descrittive piuttosto tipico della serie, connotata dall’amalgama di azione, spy-story e divulgazione a cui Lebeck ricorre con abbondanza.

Apprenderemo così che la popolazione del pianeta è costituita al 92 % da donne, rivelatesi più virtuose e capaci dei maschi, quasi estinti da un rovinoso conflitto globale. I pochi uomini rimasti formano una minoranza protetta (e un po’ bietolona), in un matriarcato regolato da scienza e raziocinio che vede assumere un enorme rilievo dalla ricerca aereo-spaziale. Mentre da noi impera il vapore, già intorno al 1800 gli ingegneri terraniani bollano la ricerca missilistica come improduttiva per l’esplorazione spaziale, per cui sviluppano astronavi operanti con altri principi fisici, basati su metalli anti-gravitazionali e propulsione magnetica.

L’individuazione del nostro mondo è solo il passo successivo, dopodiché, l’osservazione sul campo prende il via, disseminando le nostre città di ET in incognito.

Il rapporto tra Verth e Vana intanto si farà via via più intimo, alleggerito da una dose di ironia che tinge i dialoghi da sophisticated comedy, viene introdotta inoltre la minaccia dell’immancabile “nemico rosso”, ansioso di poter accedere alle tecnologie aliene per scopi bellici. Ai soliti bricconi di casa nostra vanno poi ad aggiungersi anche altri visitatori spaziali, sia per complicare lo scenario che per offrire aiuti a sorpresa. Lo scoprirà Garry in storie come Invisible visitor from space del ’55, in cui un extraterrestre umanoide reso invisibile dalla nostra atmosfera gli sarà di supporto contro alcune spie cinesi che concupiscono un sofisticato progetto astronomico.

Da marzo 1953 al meccanismo portante della strip principale, si aggiunge un’altra linea narrativa del tutto autonoma. Sono le belle tavole a colori realizzate per i supplementi domenicali dei quotidiani coperti dalla United Features, episodi dotati di una propria continuity e di un respiro meno sincopato dalla pubblicazione in strisce giornaliere.

In questa veste, probabilmente pensata per la fascia di lettori giovanile, predomina lo spunto avventuroso, sempre unito all’intento didascalico con cui viene tratteggiata la civiltà straniera e le sue avveniristiche risorse spaziali.,

In The Hitchhiker il ragazzotto texano Punch s’intrufola in una nave Terraniana spinto dalla curiosità verso lo strano veicolo e, invece di essere espulso o messo di ramazza alle astro-toilette, si guadagna una splendida crociera nello spazio in compagnia di un equipaggio tutto al femminile. A causa della giovane età, Punch non rimane troppo entusiasta del gineceo, per cui trova presto un ideale compagno di viaggio e un mentore nel principe Torro, con cui ingaggia un rapporto di competizione/stima.

L’atmosfera di fondo è quella di celebri romanzi di Verne in cui l’esplorazione dell’ignoto, l’elemento fantastico e il brivido dell’imprevisto diventano occasione di crescita ed esperienza conoscitiva per i protagonisti.

Ormonali e scavezzacollo come sono, i due ragazzi si mettono subito nei guai per divertire il pubblico, utilizzando tutti gli elementi che la loro immensa plancia di gioco gli fornisce. Li si vedrà muoversi tra le fantasiose soluzioni ingegneristiche delle colonie lunari, o coinvolti nelle baruffe con una maligna razza di nanerottoli cosmici, o naufraghi durante un tour tra i dinosauri delle Isole Dimenticate e altro ancora.

Elementi forse ingenui e superati nel gusto contemporaneo, eppure ancora apprezzabili dai lettori, tanto da permettere alla serie di venire ristampata integralmente dalla Dragon Lady Press nel 1987 e dalla R. Susor Publications nel 1991. Infatti, anche se il presupposto di un pianeta gemello mai rilevato dagli astronomi potrebbe non risultare il massimo del rigore, il racconto mantiene comunque un tono credibile e ben fatto. Basta fare un confronto col fantasy barocco di Flash Gordon per vedere come il taglio di Twin Earths punti su una fantascienza decisamente realistica. Una scelta condivisa fino ad allora solo dalla serie Beyond Mars, uscita pochi mesi prima e sceneggiata dallo scrittore Jack Williamson con i disegni del "canniffiano" Lee Elias.

Il ritiro di Lebeck dopo anni di lavoro con la Western Publishing, porta Mc Wiliams a rilevare le sceneggiature della serie dal 1957. Diviso con impegni su altri progetti seriali, dal Rip Kirby di John Prentice all’innovativo Dateline: Danger, il disegnatore dal segno sobrio e classico conclude il ciclo dei supplementi domenicali nel 1968 e nel 1963 la striscia giornaliera.

In Italia Terre Gemelle approderà un anno dopo la sua uscita americana sulle pagine del supplemento della Gazzetta del Popolo, per ritornare in bianco e nero sui supplementi di Eureka negli anni ’60 e in altre ristampe integrali successive.

Nella realtà degli anni 2000, Kepler-452 b si è rivelato meno vicino di Terra al nostro sistema solare e forse dotato di abitanti più elusivi.

La speranza di sentire una voce amica provenire dallo spazio, comunque, resta viva in noi. Continuiamo ad aspettare fiduciosi, se si rivelasse poi quella di un pianeta popolato da sole belle donne, abbiamo pronto lo champagne.