Continuo a essere confuso. Ho strani sentori di ‘sbagliato’ e di ‘inutilità’ nel mio lavorio, quasi che dalla mia memoria notizie chiuse a chiave dentro cofanetti simili a bare stiano battendo con forza per venirmi ad avvisare compensando le lacune basilari. Anche il mio modo di pensare mi risulta astratto e inusuale, e le mie conoscenze troppo nuove, forse appena acquisite ma non comprese.

C’è un conflitto in atto dentro di me tra parti che non possono coesistere, e io per ora posso fare solamente da attore-spettatore senza conoscere la trama. Probabilmente devo abituarmi alla morte, allo stacco dal corpo e a questo dopo-vita, e ci sono tempi d’assuefazione. Perché non ricordo?

Un lampo di certezza! Uno di questi ricordi-nozioni rinchiusi è riuscito a sfondare la sua prigione e avvertirmi, ed è questo stato d’ignoranza a rendermi difficoltose le cose impedendo la decodificazione del messaggio d’aiuto, quindi non mi resta che andare avanti e attendere gli eventi come da programma.

Entro nell’antenna, solo un cunicolo in cui scivolo senza problemi schivando rade sfere colorate che avanzano rimbalzando lentamente da una parte all’altra della parete, arrivando alla scheda di memoria del computer di comando. È un grande stanzone, quadrangolare come un hangar, con le pareti affollate di aperture circolari da cui provengono e si espandono flussi ‘dati’.

Dalla facciata che ho di fronte arrivano tutti i flussi entranti, con le barrette di una moltitudine di colori, somiglianti a cangianti serpentelli che scivolano fuori dalle loro tane al primo sole mattutino. Confluiscono in un centro stanza immaginario dove, nel nulla, si assommano e scindono in forme diversificate proseguendo il loro cammino e confluendo in altre aperture uguali tramutate in flussi uscenti elaborati. Le sfere procedono verso di me, in basso a destra si dirigono i punti-linee bicromatici formando una striscia zebrata e dalla parte opposta vanno serpentelli simili ai primi, solo più sottili, con le barrette di molto appiattite e allungate. Due flussi uscenti di anelli, l’uno verde e l’altro rosso, paiono passeggiare verso gli angoli alla base, mentre centralmente le due metà dello stesso asse dipartono come getti d’acqua, uno di coriandoli argentati con moti caotici e l’altro in uno spruzzare continuo di lunghi aghi blu cobalto. Verso l’alto s’inerpica una spirale d’insieme con i vari tipi di dati aggregati, sconclusionata e a ritmi sbalestrati in un’idea generica di ‘scarto’.

Questo luogo è solo un ponte verso l’obiettivo. Scruto tra i flussi dati entranti alla ricerca delle ‘linee intenzioni’. Eccole! Un unico fascio quasi in mezzo alla parete a stimare la loro centralità nel sistema, con la loro vaporosità densa e assiepata nello spazio vuoto di flusso tra le barrette colorate.

Cambia la forma ma non la qualità intrinseca del segnale. Posso proseguire nel mio viaggio a ritroso.

È come procedere in strada contromano. Le barrette colorate di dati mi vengono incontro incolonnate in buon ordine come macchinine e io le infilo, schivandole sempre più abilmente.

È veramente sorprendente questa struttura afisica, essere ‘fantasma’, da vivo mai avrei potuto immaginarlo e anche se lo avessi fatto, chi se lo ricorda? Se all’inizio del mio nuovo stato di coscienza mi sentivo distaccato, ora questo modo di percepire si è accentuato fino al punto di diventare indifferenza. Non che mi dispiaccia ma non voglio essere indifferente, devo limitare questa tendenza alla fumosità e riaccreditare la mia sicurezza. E quella davanti a me è la prossima tappa. Dove sono arrivato?