Certi film di Ridley Scott, come Black Hawk Down, e ovviamente qualcosa di Michael Bay, al guinzaglio però, perché il taglio qui è, a passo coi tempi, essenzialmente realistico. Atmosfere da kolossal hollywoodiano, insomma, di quel cinema tra esplosioni e pallottole che i videogame oggi sono perfettamente in grado di imitare e cominciano effettivamente a insidiare con produzioni come questo Medal of Honor. Anche se l'ultimo capitolo della serie nata sotto l'ala di Steven Spielberg, che la creò una decina di anni fa nella scia del suo Salvate il soldato Ryan, ha in primis nel mirino un altro successo da console, Call of Duty, con il quale condivide l'origine in seno alla Seconda guerra mondiale di Allied Assault e adesso il radicale cambio di ambientazione.

Dopo i Modern Warfare di Activision, ecco l'Afghanistan di Electronic Arts. Si vestono i panni di ranger e seal contro i talebani, in un conflitto ancora in corso, ma che viene trattato grossomodo come tante altre guerre in mille altri videogiochi, con quel gusto da fanfara un po' western di eroi senza macchia e senza paura. Se è vero che le leggi del digital entertainment vincono sul contesto, il ritmo del racconto risulta comunque ben studiato. Si attraversa la vicenda saltando da un personaggio all'altro - dalla prospettiva di un incursore del Devgru a quella di un cecchino della Delta Force, dalle battaglie dei reggimenti dei ranger fino a un intermezzo nella cabina di pilotaggio di un elicottero Apache - passando in rassegna i vari ruoli dei diversi contingenti alle prese ciascuno con la propria missione, che stringe verso l'epilogo comune di un'operazione in grande scala, ispirata a quella, denominata Anaconda, svoltasi nel 2002 sulle montagne di Arma e nella valle di Shah-i-Kot.

Gli incredibili scenari naturalistici dell'Afghanistan, dipinti nello scorrere del giorno e della notte e delle mutevoli condizioni climatiche, costruiscono un'affascinante contrasto con la crudezza degli scontri. Non è raro rimanere incantati a fissare le vette innevate di una catena montuosa, abbagliati da un raggio di sole, che si fa largo tra la foschia. La fotografia ricercata delle immagini e l'ottimo sonoro si sposano naturalmente a una regia cinematografica la quale, se da una parte incanala l'azione lungo i soliti sentieri stretti e rigidi, dall'altra sballotta il giocatore in un ottovolante emozionale che vive di momenti intensi e precisamente coreografati, traduzioni interattive, o semi interattive, della carica drammatica di una pellicola. Funzionano decisamente meglio dei classici filmati, con cui invece, nel videogame, sottolineando una sorta di distacco da ciò che avviene al fronte, vengono raccontate le decisioni dei vertici del comando.

Una volta conclusi, i livelli si possono affrontare in modalità Tier 1, termine che indica le forze speciali che hanno fornito consulenza agli sviluppatori del gioco e si traduce in una corsa contro il tempo sulla falsariga dei vecchi sparatutto arcade, dove non si può sbagliare e si guadagnano bonus con colpi alla testa o concatenando uccisioni. Solo su Ps3, come extra contenuto nel blu-ray, l'adattamento per tv ad alta definizione di Medal of Honor: Frontline, l'episodio per Playstation 2 basato su Salvate il soldato Ryan.