Dopo Donnie Darko e Southland Tales, Richard Kelly torna con un'altra storia originale e, forse, non pienamente comprensibile ad una prima lettura, ma dal sicuro impatto.

The Box è, infatti, un film sospeso a metà tra una fantascienza molto classica, ma visionaria e le suggestioni dei racconti gotici dell'orrore.

Una pellicola che, incredibilmente, racconta in parte la vera biografia dei genitori del regista: lei insegnante con un problema al piede, lui dipendente della Nasa con l'aspirazione di potere, un giorno, diventare astronauta.

La finzione, almeno crediamo, inizia, però,  quando alla porta di questa famiglia abbastanza normale bussa qualcuno che, all'alba, lascia una scatola apparentemente innocua nel cortile di casa.

Su di essa vi è solo un tasto.

Quando più tardi un inquietante uomo d'affari sfigurato si presenta dalla protagonista interpretata da Cameron Diaz, questo le spiega che se lei premerà quel pulsante qualcuno che non conosce, da qualche parte nel mondo, morirà.

In cambio, alla restituzione della scatola, la famiglia riceverà un milione di dollari...

Aperto l'oggetto apparentemente vuoto al suo interno, il marito raggiunge la conclusione che si tratta di uno scherzo, ma nonostante questo, in un crescendo angosciante di colpi di scena e con molte situazioni che richiamano apertamente la fantascienza politica degli anni Cinquanta, la coppia, insieme al figlio adolescente, si trova invischiata in una situazione seria e crudele senza un'apparente via di scampo.

Emozionante e dotato di un buon ritmo, The Box si perde, come sempre nel cinema di Kelly, nei mille rivoli di dettagli mai del tutto chiariti, sviluppati e mai spiegati apertamente, attraverso quella buona dose di ambiguità che caratterizza il lavoro e la visione di questo regista talentuoso e sregolato, capace di grandi messinscene, ma - al tempo stesso - apparentemente non interessato a chiarificare tutti gli elementi delle storie che racconta a scapito, spesso, della loro piena comprensione.

Un tratto distintivo che ben lungi dall'essere un difetto, impone una grande attenzione a un pubblico, spesso, distratto e maleducato da un cinema hollywoodiano, invece, quasi sempre obbligato dalle produzioni a dovere spiegare tutto. Anche quello che non serve...

The Box conquista lo spettatore con il suo ricreare dal punto di vista visivo gli anni Settanta in maniera interessante e per la sua capacità di mescolare elementi diversi provenienti dalle suggestioni della conquista dello spazio nell'era del programma Apollo a inquietudini cui diventa difficile dare un nome senza rivelare nulla della trama.

Un privilegio, quindi, che tocca allo spettatore più attento e pronto a perdersi nella visionarietà di questo regista il cui lavoro dimostra sempre una grande personalità e che - a dispetto di ogni possibile critica - rappresenta comunque una boccata d'aria fresca in un mondo del cinema afflitto da stereotipi ed esigenze di marketing che mal si combinano con una libertà artistica incapace di qualsiasi compromesso.