Ci mancava solo questa. M. Night Shyamalan sembra aver perso un po’ il tocco magico con il pubblico, dopo il grande successo di Il senso senso nell’ormai lontano 1999. La sua ultima fatica, The Last Airbender, film con attori in carne ossa basato su un celebre cartone animato in onda su Nickelodeon (Avatar: The Last Airbender) è stato accusato di razzismo, per il fatto che il regista ha scelto, per il ruolo dei buoni, attori caucasici (termine politicamente corretto, anche se improprio, per indicare in inglese i bianchi), lasciando agli asiatici i ruoli dei cattivi.

Le accuse, che per la verità circolano in rete da tempo, hanno mandato su tutte le furie il regista, il quale ha rilasciato un’intervista a Indie Movies Online per spiegare come stanno realmente le cose. Con la premessa che sembra gratuito accusare di razzismo contro gli asiatici un regista americano dalle chiarissime origine indiane (come ha tenuto a ribadire lui stesso) e che soprattutto non ha mai dato segni di intolleranza nelle sue opere precedenti, Shyamalan ha risposto con esempi concreti: "Dev Patel (The Millionaire, ndr) è l’eroe. Ed è indiano. In più, il senso del film è che non ci sono buoni né cattivi, anzi tento di giocare proprio con quei pregiudizi di cui si mi si accusa. Ritenere che chi ha la pelle scura sia per questo cattivo è pura supposizione che si dimostra errata. Basta guardare il film".

Per la verità c’è già chi lo sta facendo negli Stati Uniti (in Italia potremo verificare solo a partire dal 24 settembre). Risultato? Pare che The Last Airbender venga seppellito dagli sbadigli piuttosto che da rivolte di spettatori indignati. Le prime recensioni sono pessime, e non certo per questioni legate al colore della pelle delle varie tribù presenti nel film. Il che potrebbe rendere il regista ancora più nervoso, se fosse possibile, perché Paramount ha sborsato centocinquanta milioni di dollari per la produzione e un’ulteriore somma imprecisata per il marketing di un film in 3D che a questo punto deve per forza andare bene. Le accuse di razzismo non aiuterebbero la causa di un film accolto tiepidamente (per il momento) e di un regista in cerca di rilancio.

Shyamalan è infatti a caccia di fondi per il suo prossimo progetto, un film per cui non esiste titolo, ma di cui già si conosce il cast: Bruce Willis, Gwyneth Paltrow e Bradley Cooper. La presenza di Willis ha generato indiscrezioni sul fatto che fosse arrivato il momento per un seguito di Il sesto senso. Niente di tutto ciò. Non c’è ancora nulla di certo, pare però che lo script sia pronto e che la trama ricorderà il thriller Taken (2008, con Liam Neeson), dove si racconta la storia di un ex agente CIA che sbarca in Europa per mettersi sulle tracce della figlia scomparsa. Il nuovo film di Shyamalan aggiungerà – come ci si poteva aspettare – un elemento fantastico, ovvero i superpoteri che aiuteranno Cooper – a cui sarà destinato il ruolo del padre – nella sua ricerca.

Come si diceva, le voci sul nuovo progetto arrivano in un momento delicato per il regista, non solo per le accuse di razzismo, ma in particolare per i suoi trascorsi sul grande schermo: il controverso E venne il giorno (2008), film post-apocalittico con Mark Walhberg in pieno stile Ai confini della realtà, mangiato vivo dalla critica americana e accolto tiepidamente altrove, e Lady in the water con Paul Giamatti (2006), favola moderna ed edificante, ma dalla trama traballante, che ha fatto fatica a recuperare i soldi spesi per la produzione.

Del resto Shyamalan sembra essere uno di quei registi destinati a essere amati o odiati per il suo stile e il suo gusto per il magico. Di certo si sta impegnando per recuperare terreno, e vedremo se ce la farà con il fantasy The Last Airbender, e soprattutto con il nuovo e intrigante progetto Twelve Strangers (la storia di una giuria che deve affrontare un caso con elementi sovrannaturali). La sceneggiatura è stata affidata dalla sua casa di produzione Night Chronicles a Chris Sparling, proprio quello che ha fimato Buried, thriller che ha fatto furore all’ultimo Sundance Festival per l'ambientazione originale (una bara) e per la grande prova di Ryan Reynolds, capace di tenere la scena da solo per novanta minuti.