Base Mist. 41 giorno. Sera.Ain è di nuovo qui. Ha un libro per S.19. Impallidisce nel saperlo a Dargirdeh, in anticipo sul termine di questo lavoro di bonifica. Le spiego che la presenza del C.d.G. non era più indispensabile, mentre al Laboratorio di Ricerca lo reclamavano. Ho preferito soddisfare la loro richiesta. Con labbra bianche e stanca tristezza bisbiglia che capisce. Che capisce benissimo il mio sollievo nel riottenere la libertà di odiare.

Base Mist. 45 giorno. Tardo pomeriggio.

Per l'ultima volta entro nella Cupola Verde. Sarebbe ancora autunno, ma sul "mio" albero, e intorno, prima di uscire, faccio cadere la neve, a fiocchi placidi e grandi.

Vinr e Lug stanno facendo saltare Nero/tre. Dopo potremo andarcene. Abbiamo finito. Desidero di nuovo volare. Sarà la prima cosa che chiederò all'arrivo.

Arras. Ospedale militare. 9 giorno. Sera.

Mesi di terapie e di esercizi. Potrei pilotare la mia Friagabi nove o qualsiasi altra cosa anche adesso. Invece il Comando continua a sottopormi questi interminabili test. Prelievi colloqui esami. Esami colloqui prelievi. Ormai conosco tutto questo monotono reparto d'ospedale. Mi pesa molto lo sforzo di non parlare di Rheya. Non mi fido dello psicologo. Gli ho anche taciuto che voglio volare, per sempre, senza più toccare terra, senza più fare altro. Ho solo lo schermo video per annichilire la noia e il tempo. Fra molti sbadigli, passo da un canale all'altro mescolando frammenti di datati film di guerra, dibattiti sulla letteratura shakti, documentari - lente, silenziose immagini di interni di templi shakti e di una compostissima cerimonia - interviste ai figli dell'Imperatore in esilio. La guerra e le sue esigenze sembrano, su questo schermo, diventare un puntolino distante e trascurabile. Del resto gli interessi economici delle multinazionali sono ora indirizzati ai Paesi dell'ex Impero Shakti. Una faccia che conosco. Ain. Ha l'aria triste dell'ultima volta. L'intervistatore è a disagio. Aumento l'audio. Sta parlando dell'ospite. Ain è di Brehon. L'ho conosciuto. Un pianetino simpatico. Popolosissimo. Cucina squisita. Non più di due o tre templi in tutto. E la legislazione più tollerante che abbia incontrato. Arrivarono gli Shakti. Ora Brehon è un grumo di buio nel cielo. Ricordo. Unici superstiti coloro che ne erano lontani. Per una spedizione scientifica, per una vacanza, per un congresso medico. Stanno mostrando altre immagini. È S.19. Ascolto, ma la trasmissione è alla fine. Cos'è stato, un errore? Un deprecabile errore? Non ho capito molto, ma un nome è stato ripetuto più volte. Devo parlare con questo Litos. Ma prima con Ain. Lei saprà dove trovarlo.

Arras. 12 giorno. Mattino.

Occhi castani, naso aquilino. Litos è un Mazan dell'ovest. Bisogna guardare bene per trovare qualche segno di ascendenza Shakti. Forse il mento. Racconta con voce e gesti nervosi. Lo ascolto con totale attenzione, tornando ai giorni della guerra visti da altra ottica. E al termine potrei ripeterne ogni parola.

La capitale era nell'immaginabile caos. Ciascuno cercava di abbandonarla con ogni possibile mezzo. L'inverno e la guerra stavano finendo. Al Comandante erano noti i particolari dell'accordo segreto con l'Hansa per la fuga dell'Imperatore perché Ph.Melos Tre era l'unica astronave militare che avrebbe scortato il convoglio fino a Vharrat, la meta dell'esilio. Un convoglio ridotto. Apate Zero, l'astronave imperiale, e due "trasporto passeggeri". I preparativi della partenza furono penosi. Per alcuni lasciare le cose, sacrificandole per fare altro posto a persone, era più difficile del previsto. Il Comandante, per permettere il maggior numero d'imbarchi, assistette alle operazioni. Le astronavi gemelle M. Otto e M. Nove, le due "passeggeri" più grandi della flotta, si affollarono all'inverosimile. Alla partenza si accodò ogni genere di velivolo. Carghi, traghetti e altre strane disperate cose appena in grado di volare. Venne l'ordine di ignorarle e Litos e i suoi compagni si illusero che fosse per qualche ignota possibilità. Il viaggio fu tranquillo.