"Si fanno troppi convegni sulla pirateria, il paese ha altri problemi. La fiction I liceali, da noi prodotta, è stata trasmessa prima da Mediaset Premium, vista, scaricata, trasmessa poi dalla tv generalista e nonostante tutto ciò, una volta fatti i dvd, ne abbiamo venduti tantissimi. La pirateria è un problema molto marginale, basterebbe pagare forse lo 0,50. Ben vengano i ragazzi che scaricano. La cultura va divulgata, è un bene che vi si possa accedere facilmente".

La persona che ha pronunciato queste parole non è né Richard Stallman né Gottfried Svartholm, non è un fautore del no copyright, del free software, dell'open source e neppure un anarchico.

È invece una persona che nel mondo dello spettacolo ha avuto successo ed è a capo di uno dei più importanti gruppi di produzione europei, la Tao Due. È Pietro Valsecchi, il produttore delle serie televisive italiane di maggior successo, da Distretto di polizia a RIS, Karol e molte altre.

Naturalmente alla dichiarazione di Valsecchi è seguita una tempesta di risposte, dal presidente della SIAE Giorgio Assumma che ha definito le idee di Valsecchi "farneticazioni". Ricordiamo che la SIAE l'anno scorso ha chiesto migliaia di euro a un insegnante che aveva riprodotto opere d'arte su un sito a scopo didattico: siamo agli antipodi rispetto al concetto di circolazione della cultura.

La dichiarazione di Valsecchi forse è in parte provocatoria, tuttavia ci sembra ossigeno puro in una situazione che negli ultimi anni sta diventando sempre più asfissiante. La protezione del valore economico delle proprie creazione è legittima e giusta, ma negli ultimi anni sta andando molto oltre, da una parte a causa dell'ossessione della lotta alla pirateria, che si traduce non di rado in ostacoli e noie per gli stessi clienti paganti, costretti a sorbirsi lunghi spot sulla pirateria prima di poter vedere il dvd regolarmente acquistato, dall'altra per una avidità che punta a ricavare royalties per ogni qualsiasi forma d'uso dell'opera o di sue parti anche minime.

A nostro avviso le legislazioni dei paesi devono riconoscere al più presto un diritto che faccia da contrappeso, il diritto alla circolazione e alla condivisione della cultura, della conoscenza.

Che a nostro avviso fa bene alla cultura stessa, e in ultima analisi anche alle casse dei produttori.

E voi cosa ne pensate?