In un numero contrassegnato dallo Speciale sui Viaggi nel Tempo, il nuovo romanzo di Michael Crichton cade, come si dice in questi casi, a fagiolo, perché come si capisce al volo dal titolo, proprio di viaggio nel tempo si tratta. Tuttavia, lo diciamo subito, non è che in fin dei conti Timeline cada poi tanto bene e per più di una ragione. Innanzitutto la storia. Negli ultimi trent'anni si può ben dire che Crichton abbia inaugurato un nuovo genere, quello del thriller tecnologico, spesso al confine tra mainstream e fantastico, in cui le pur frequenti incursioni nella science fiction vengono da un lato legittimate da una vigorosa documentazione (e relativa sontuosa bibliografia - in taluni casi addirittura contraffatta! - in calce al volume), mentre dall'altro passano in secondo piano a beneficio delle situazioni avventurose in cui si vengono a trovare i personaggi, condite da una costante denuncia di fondo dei rischi del binomio tipicamente americano: progresso + capitalismo, autentica minaccia di distruzione del mondo quale noi lo conosciamo, compresi noi stessi. Grazie anche a oculate scelte di mercato sia in campo editoriale sia in quello cinematografico, a Crichton va riconosciuto il merito di essere riuscito a portare questo genere di narrativa alla sua massima espressione di popolarità (e di profitto), un livello che forse solo Stephen King nel campo dell'horror e John Grisham in quello del legal thriller sono riusciti a fare (tanto per citare due autori molto popolari che si cimentano sovente sia sul fronte letterario che su quello cinematografico). Ma questo traguardo non dovrebbe esimere l'autore dal cercare nuovi spunti di originalità, cosa che purtroppo in Timeline non avviene, e la vicenda procede secondo una rotta che lascia in bocca al lettore un forte sapore di deja vu.

Dunque abbiamo la ITC, solita compagnia americana all'avanguardia nel campo delle tecnologie avanzate, governata dal solito tizio parecchio a corto di scrupoli. Coadiuvata dalla costruzione di sofisticatissimi e potentissimi computer quantici, la tanto rivoluzionaria quanto segreta invenzione della ITC è un complesso sistema che consente di spostarsi nel tempo, ma non come un viaggio vero e proprio, bensì come passaggio istantaneo attraverso il "multiverso", cioè mediante la traslazione in universi paralleli. Ma siccome nessuno fa niente per niente, è comprensibile che la ITC voglia sfruttare la sua creazione per farci sopra un bel mucchio di soldi. Ovviamente le cose non vanno come la compagnia vorrebbe e già nelle primissime pagine s'intuisce la presenza del tipico (ci si passi il termine) "errore crichtoniano", lo stesso di Jurassic Park, Il mondo dei robot, Rivelazioni e Punto critico, che, tecnologico o naturale, colposo o doloso che sia, è necessario all'economia della storia per minare l'equilibrio preesistente e innescare la sequenza narrativa, morale compresa. In tal caso, non sveleremo un gran particolare della trama dicendo che il viaggio nel tempo della ITC si rivela ben presto un processo assai poco salutare e a farne le spese è proprio un gruppo di giovani ricercatori di storia medievale, i quali vengono spediti nel XIV secolo per salvare il loro Professore che, perduta la possibilità di tornare indietro, ha fatto pervenire loro un messaggio di richiesta di soccorso attraverso i secoli. Destreggiandosi tra giostre e tornei, castelli e monasteri, cavalieri sanguinari e affascinanti pulzelle tutt'altro che sante, il romanzo trova però difficoltà a discostarsi dal binario della prevedibilità, a partire dal giovane studioso di storia che, quando scopriamo essere fissato di medioevo, e per giunta tiratore di spada, dilettante di giostre e maestro d'arco (tutto quanto insieme!), non possiamo non intuire come andrà a finire... E per tenere alta la tensione narrativa, scarsamente sorretta da un campionario di personaggi tutt'altro che memorabili (ma va detto che questo non è mai stato uno dei punti forti di Crichton), a ben poco vale l'introduzione di un lungo conto alla rovescia, altro topos abbastanza comune alla narrativa di Crichton, che scandisce tre quarti della lunghezza del romanzo, ma del quale l'autore stesso non sembra molto convinto, giacché non si riesce a capire bene quale sia la tragedia conclusiva verso cui i protagonisti starebbero andando incontro, se non quella assai modesta dell'esaurimento della batteria del cronometro! Senza contare poi che anche la scelta del voler utilizzare sofisticate tecnologie a scopi di intrattenimento, qual è l'applicazione finale della ITC riguardo la sua invenzione, non può non richiamare alla mente altri esempi di tutt'altra fattura della produzione di Crichton come i sopracitati Jurassic Park e Il mondo dei robot (Westworld, 1973), pellicola questa, in cui lo scrittore (in quel caso regista e sceneggiatore) aveva già affrontato tra l'altro proprio la descrizione delle insidie di una realtà medievale ricreata allora mediante artifici robotici.

Se poi consideriamo il punto di vista strettamente scientifico e logico del viaggio temporale, visto che si tratta proprio di uno degli argomenti di questo numero, non possiamo non segnalare una notevole incongruenza che abbiamo rilevato, ovvero una sorta di paradosso dei paradossi. Il fatto è che, come s'è detto, la ITC inventa un macchinario che dimostra l'esistenza del "multiverso", il quale viene sfruttato per muoversi nelle diverse epoche storiche. Ora, per sua definizione, questa teoria postula l'esistenza di un numero di universi pari a tutte le possibilità che si presentano a livello quantistico, e quindi lo spostamento nel tempo corrisponde in realtà all'attraversamento di un "cunicolo" tra due universi paralleli (per maggiori dettagli ved. Da Albert Einstein a Emmett Brown). Va osservato che questo escamotage (e questa è una delle principali attrattive della teoria "multiversale", altrimenti detta dei "mondi paralleli" o dei "molti mondi") risolverebbe automaticamente tutte le questioni sui paradossi temporali, poiché nel momento in cui il viaggiatore si sposta indietro nel tempo, si sposta anche di universo e quindi tutte le azioni che egli compirà nell'universo di arrivo non avranno ripercussione alcuna su quello di partenza. Egli potrà dunque anche uccidere il proprio padre senza per questo sparire, perché a sparire sarà semmai il proprio "sé" dell'universo di arrivo, ma non lui stesso, che appartiene a un altro universo. È fin troppo ovvio che questa teoria applicata alla fantascienza estinguerebbe le principali velleità di un crono-romanzo, che basa molto del suo fascino proprio sulla speculazione che il presente possa essere modificato. Eppure, in Timeline si pretende che il Professore imprigionato nel passato, e dunque in un altro universo, riesca comunque a spedire attraverso il tempo degli indizi ai suoi studenti, che puntualmente ritrovano durante gli scavi. E questo è in contraddizione con la teoria "multiversale", peraltro scientificamente accreditata, che a un certo punto del romanzo lo stesso Crichton cita espressamente come principio su cui si basa il sistema della ITC. Per non parlare della mezza paginetta in cui a un certo punto l'autore cerca (malamente e confusamente) di convincere il lettore a non curarsi granché proprio delle questioni dei paradossi temporali, cosa che invece potrebbe fare in tutta tranquillità con rigore scientifico menzionando il già citato "multiverso", ma che sa benissimo di non poter adoperare perché ciò invaliderebbe completamente la trama.

Detto questo, tuttavia non ce la sentiamo di affermare che Timeline è un brutto romanzo, perché è comunque costruito con il consueto mestiere e una buona dovizia di particolari che rendono la lettura tutto sommato piacevole, grazie soprattutto a una descrizione puntuale e accattivante della violenta e contraddittoria realtà medievale, che costituisce senza dubbio la parte migliore del libro. Ma qualche leggerezza di troppo e una banalità di fondo, non dovuta peraltro alla notevole mole del volume, bensì generata da una serie di cliché dai quali Crichton sembra fin troppo affezionato, ne fa un romanzo maggiormente destinato a un pubblico di mainstream che di appassionati di fantascienza, avvezzi a speculazioni temporali di tutt'altro rigore e spessore. Cosa che poi, riflettendoci, viene da pensare sia esattamente stato lo scopo dell'autore, il quale dà l'impressione di aver voluto scrivere un romanzo rassicurante rispetto alla sua produzione precedente a beneficio dei milioni di fan sparsi per il mondo. Del resto, da parte nostra era anche legittimo pretendere qualcosa di più da un autore di best-seller capace di sfornare capolavori come Andromeda, Sfera o Congo e che, invece, con Timeline sembra avere imboccato la comoda strada dell'industria cinematografica seriale, piuttosto che quella di una più profonda e autentica speculazione letteraria.