Alan Ball è un vero personaggio: carattere estroso e difficile, lunatico, dichiaratamente gay, è sicuramente uno tra i più grandi talenti di Hollywood in questi ultimi anni dove ha saputo sfornare prodotti di livello assoluto venendo pluripremiato sia per il cinema, con l'oscar per la sceneggiatura di American Beauty, che per la Tv con l'acclamato Six Feet Under che ha fatto incetta di Emmy (nove) e Golden Globe (tre).

Il buon Alan si è gettato anima e corpo in questo True Blood scrivendo la sceneggiatura, mettendosi dietro la macchina da presa per la regia e producendo con passione il progetto per la rete americana HBO: e i risultati si vedono perché quello che ci troviamo di fronte è un prodotto maturo e non convenzionale.

True Blood è una vampire-story tratta dal fortunato ciclo di libri Southern Vampire Mysteries di Charlaine Harris che sono diventanti dei veri e propri bestseller-culto in america arrivando a essere tradotti in una decina di nazioni nel mondo tra cui l'Italia dove Delos Books ha già pubblicato nella collana Odissea Vampiri i primi due volumi della serie, Finché non cala il buio e Morti Viventi.

Abbiamo visto milioni di elaborazioni in chiave moderna sul tema dei vampiri, nonostante questo True blood riesce a fornirci un punto di vista anticonvenzionale ed intrigante: grazie ad una invenzione giapponese che ha permesso la creazione di un sangue sintetico, il True Blood appunto, i vampiri sono finalmente usciti dalle loro tombe, niente più mantelli e gitarelle notturne a caccia di vittime, adesso cercano una non facile coesistenza con gli umani integrandosi nel tessuto della società con tanto di battaglie per i diritti civili.

La storia si svolge in un piccolo paese della Louisiana che ci offre un impeccabile spaccato del profondo sud degli Stati Uniti e ha come protagonista Sookie Stackhouse, una cameriera dagli strani poteri psichici interpretata dalla bella Anna Paquin (la Rogue in X-Men) che si imbatte nel primo vampiro che il Merlotte's, il locale dove lavora, abbia mai avuto l'onore di ospitare.

Il preair che ho avuto modo di esaminare è largamente incompleto: manca infatti la parte finale e alcune piccole scene nella parte centrale oltre che, come consuetudine per i preair, la colonna sonora di cui si occuperà Gary Calamar (Dexter, Six Feet Under).

In ogni caso quanto ho visto è estremamente promettente e mi permette comunque di formulare un giudizio seppur parziale.

La struttura narrativa è radicalmente diversa dal prodotto standard americano dove ormai è regola che i personaggi vengano presentati attraverso l'azione, l'abilità di scenggiatore di Alan Ball è proprio quella di invertire i canoni tradizionali e quindi ci presenta un pilot dove succede pochissimo, avulso ai colpi di scena e dove il ritmo è quello modulato e altalenante di una sonata di benjo, una specie di anti-Lost dove tutti gli attori vengono doviziosamente introdotti e strutturati con fluenti dialoghi incentrati a disegnarne approfonditamente la personalità sin dall'inizio, merce rara di questi tempi oserei dire.

I dialoghi quindi sono il vero punto di forza dello show: mai banali anche quando c'è semplicemente da servire una birra al tavolo hanno quel sapore duro ma ricolmo di humour, diretto ma allegorico, in sostanza alla Tarantino.

Il fatto poi che la ragazza possa percepire i pensieri altrui che spesso si mescolano insieme a quello che dicono le labbra è un valore aggiunto che impreziosisce ulteriormente la narrazione.

Capitolo sesso: Alan Ball adora inserire contesti di sesso diciamo non convenzionale, basta vedere American Beauty o Six Feet Under per farsi un idea, e questo True Blood non rappresenta certo un eccezione, ma ho letto che potrebbero esserci pesanti tagli rispetto a quanto abbiamo visto in questo preair.

E la cosa non mi sorprende affatto visto che ci sono scene molto crude e dirette, per certi versi coraggiose e che personalmente ho gradito molto, ma forse un po' troppo esplicite per un prodotto televisivo americano anche se per un canale di abbastanza larghe vedute come la HBO.

In definitiva quindi gli elementi per avere un ottima serie dai temi anche adulti ci sono veramente tutti, ma credo che se alla HBO cercavano di far rivivere i fasti di Buffy l'ammazzavampiri forse hanno sbagliato parrocchia chiamando Alan Ball.

Se invece volevano proprio un serial di vampiri diverso e fuori dagli schemi allora hanno decisamente trovato la persona giusta.

Buon lavoro Alan.