Nel numero 183 di agosto avevamo lasciato Nathan Never e i suoi compagni d'avventura (i colleghi Branko, May e Nicole e il dottor Mike Joyce) isolati in un avamposto scientifico-militare situato oltre il Circolo Polare Artico, assediati da un'orda di zombie in preda a un primordiale istinto omicida. La loro missione è stata allestita in collaborazione dalla Halicox, colosso del settore chimico-farmaceutico, e dal Consiglio di Sicurezza, e al loro arrivo alla Base i nostri eroi si trovano alle prese con una terribile quanto misteriosa epidemia, che ha colpito il personale della base privandoli di ogni facoltà razionale e ispirando in loro una folle sete di sangue. Il fortunoso ritrovamento di una superstite, però, comincia a gettare una luce sinistra su alcune manovre non proprio pulite della multinazionale che ha ingaggiato l'Agenzia Alfa per questa anomala missione di soccorso. Stillframe, questo il nome dell'agente infettivo, è un composto messo a punto per indurre uno stato di animazione sospesa nei feriti, aumentandone le probabilità di sopravvivenza, come afferma il dottor Joyce, oppure non è forse una nuova, micidiale arma per il potenziamento biologico dei soldati da sfruttare in un conflitto prossimo venturo su scala globale? Incalzati dal sospetto, Nathan e i suoi compagni sono costretti ad affrontare anche un'ulteriore emergenza, quando lo stesso Branko resta infettato a causa di un tentativo disperato di salvarlo dalla morte...

Il numero 184 di Nathan Never, attualmente in edicola, porta a termine l'avventura doppia cominciata in agosto sul numero 183: Base Artica. Ideata e scritta da Stefano Vietti, la storia, che si avvale dei disegni di Paolo Di Clemente, si segnala per gli omaggi e le citazioni a icone del nostro comune immaginario pop (dichiarati gli omaggi alle atmosfere del videogioco di culto Resident Evil, più mascherati quelli al classicissimo Frankenstein di Mary Shelley, al mitico 1997: Fuga da New York di John Carpenter e al devastante e popolare Hulk). Il titolo Prigionieri di un incubo fa riferimento alle cupe premonizioni di Kay, la piccola mutata figlia adottiva proprio di Branko e May, in principio inascoltata ma poi determinante per l'inevitabile lieto fine dell'avventura.